Vescovi italiani, spagnoli, tedeschi, brasiliani, emiliano-romagnoli
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(1908-1995) nasce a San Paolo del Brasile da genitori di due illustri famiglie. All?età di dieci anni entra in una scuola dei gesuiti. Notando il contrasto tra l’ambiente in cui è cresciuto e i tratti di sregolatezza morale, volgarità ed egualitarismo di molti suoi compagni, decide precocemente di consacrare la propria vita alla restaurazione della civiltà cristiana. Nel 1928 entra nelle Congregazioni Mariane, delle quali presto diventa leader. Affascinante oratore ed uomo d?azione, Plinio diviene l?esponente più in vista del Movimento cattolico (l?insieme delle associazioni laicali del Brasile) imprimendogli rinnovato vigore e un indirizzo decisamente tradizionalista. Nel ?29 fonda l?Azione Universitaria Cattolica. Nel ?32 promuove la formazione della Liga Eleitoral Católica (LEC), che l?anno seguente lo fa eleggere deputato. È il più giovane e il più votato del Paese. Questa felice incursione dei cattolici in politica produrrà un valido argine alla minaccia social-comunista. Allo scadere del mandato si dedica all’insegnamento. Nel ?40 presiede l?Azione Cattolica di San Paolo, e per bloccarne le infiltrazioni progressiste scrive il suo primo libro: presa di posizione che gli costerà l’ostracismo di molti ambienti cattolici. Nel ’51 ispira la rivista Catolicismo; nel ?59 scrive il suo capolavoro Rivoluzione e Contro-Rivoluzione e nel ’60 fonda la Società Brasiliana per la Difesa della Tradizione, Famiglia e Proprietà (TFP): essa si diffonderà in 27 Paesi di tutti i continenti come una vasta rete di associazioni cattoliche dedite a contrastare gli errori del progressismo.
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Vari Pontefici.
Documenti dimenticati e nascosti
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(1908-1995) nasce a San Paolo del Brasile da genitori di due illustri famiglie. All?età di dieci anni entra in una scuola dei gesuiti. Notando il contrasto tra l’ambiente in cui è cresciuto e i tratti di sregolatezza morale, volgarità ed egualitarismo di molti suoi compagni, decide precocemente di consacrare la propria vita alla restaurazione della civiltà cristiana. Nel 1928 entra nelle Congregazioni Mariane, delle quali presto diventa leader. Affascinante oratore ed uomo d?azione, Plinio diviene l?esponente più in vista del Movimento cattolico (l?insieme delle associazioni laicali del Brasile) imprimendogli rinnovato vigore e un indirizzo decisamente tradizionalista. Nel ?29 fonda l?Azione Universitaria Cattolica. Nel ?32 promuove la formazione della Liga Eleitoral Católica (LEC), che l?anno seguente lo fa eleggere deputato. È il più giovane e il più votato del Paese. Questa felice incursione dei cattolici in politica produrrà un valido argine alla minaccia social-comunista. Allo scadere del mandato si dedica all’insegnamento. Nel ?40 presiede l?Azione Cattolica di San Paolo, e per bloccarne le infiltrazioni progressiste scrive il suo primo libro: presa di posizione che gli costerà l’ostracismo di molti ambienti cattolici. Nel ’51 ispira la rivista Catolicismo; nel ?59 scrive il suo capolavoro Rivoluzione e Contro-Rivoluzione e nel ’60 fonda la Società Brasiliana per la Difesa della Tradizione, Famiglia e Proprietà (TFP): essa si diffonderà in 27 Paesi di tutti i continenti come una vasta rete di associazioni cattoliche dedite a contrastare gli errori del progressismo.
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Emilia-Romagna. Continua l’attenzione degli esponenti di Fratelli d’Italia nei confronti della difesa della vita nascente.
Come si ricorderà, il principio attivo della “Pillola del giorno dopo” è risultato provocare danni epatici (vedere: [www.difenderelavita.org] ).
Lo scorso giugno era stata fatta un’interrogazione sull’argomento dal consigliere Giancarlo Tagliaferri (FdI) che aveva ottenuto una risposta evasiva e pilatesca da parte dell’Assemblea Legislativa dell’Emilia-Romagna (vedere: [www.difenderelavita.org] ).
Infine, il senatore Alberto Balboni (FdI) ha deciso di sottoporre il grave problema al Parlamento, depositando un’interrogazione a risposta scritta (vedere: [www.senato.it] ) che riproduciamo integralmente:
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Atto n. 4-01319Premesso che:
si chiede di sapere:
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Vedremo se anche questo tema, decisivo per difendere la sacralità della vita umana e contrastare l’inverno demografico il Governo giallo-verde resterà in silenzio.
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Con leggero ritardo è stata presentata a Roma la relazione sull?attuazione della legge 194 che ogni anno, in una sorte di macabro rituale, il ministero della Salute porta all?attenzione del Parlamento italiano.
I dati definitivi del 2017 confermano il trend degli ultimi anni:
Questi, in estrema sintesi, i dati principali estrapolati dalla relazione annuale sull?andamento della legge 194.
E? da notare come la comunicazione massmediatica tenda a presentare il dato del numero degli aborti come se esso fosse in costante e reale diminuzione e come se ciò fosse dovuto al presunto circolo virtuoso innescato dalla legge 194, tant?è che lo stesso quotidiano ?Avvenire?, nel suo articolo di commento alla relazione a firma di Francesco Ognibene, considera il percorso progressivo della diminuzione degli aborti come il dato di fatto in grado di darci la consapevolezza che ?occorre lavorare per ridurre a zero gli aborti?.
Ora, sappiamo molto bene che per ridurre realmente a zero gli aborti è necessario lavorare per giungere in qualche modo all?abrogazione della legge 194 e non per difenderla, come invece fa la stragrande maggioranza della cultura laica e, cosa ancora più grave, parte di quella di orientamento cattolico e prolife.
Altri significativi dati estrapolati dalla relazione inducono alla riflessione:
Ciò significa che l?incidenza dei fattori economici e di disagio sociale sul ricorso all?aborto è decisamente sovrastimata dalla maggioranza degli addetti ai lavori. La realtà è che si utilizza l?aborto come mezzo di controllo delle nascite, malgrado tale possibilità sia solo formalmente non contemplata dall?ipocrita legge 194.
In definitiva, la relazione annuale sull?attuazione della legge 194 da’ conto di una situazione sempre più drammatica, in cui all?impressionante numero dei morti certificato dai dati ufficiali (circa 6 milioni dal 1978 ad oggi ?) occorre aggiungere un numero sempre maggiori di omicidi non esattamente quantificabili ma che sono la diretta conseguenza della legalizzazione dell?aborto, oltre al numero degli aborti clandestini che si mantiene costante nel tempo.
Ma la conseguenza forse ancor più drammatica causata dalla legge 194 è la mentalità abortista e contraccettiva che ha trasformato il figlio in una semplice opzione funzionale alla realizzazione personale della donna. Il frutto più evidente di tale mentalità è la spaventosa crisi demografica in atto che porterà inevitabilmente alla fine della civiltà occidentale,come certificano le statistiche sull?andamento demografico italiano ed europeo. E come certifica lo stesso ministero della Salute, che piaccia oppure no ?
Alfredo De Matteo, per [https:]
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L’uscita contemporanea del libro “Sodoma” in 20 paesi e in 8 lingue, prevista per il 21 febbraio, si presenta come una grande operazione mediatica allo scopo di promuovere la legittimazione dell’omosessualità nella Chiesa. Ma potrebbe rivolgersi contro quel papa Francesco che l’autore vuole invece sostenere.
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Nessuno è più convinto di noi che ci sia un problema omosessualità nel clero, ne parliamo da anni, da quando ancora nessuno dei grandi media se ne interessava. Ma proprio per questo l?operazione ?Sodoma?, ovvero il libro che, tradotto in otto lingue, uscirà contemporaneamente in venti paesi il prossimo 21 febbraio, puzza di imbroglio lontano un miglio.
Si presenta come un grande lavoro scientifico: l?autore, Frédéric Martel, è un sociologo francese e attivista gay che afferma di aver intervistato nell?arco di quattro anni 41 cardinali, 52 vescovi, 45 nunzi apostolici, decine di guardie svizzere e tanti altri per un totale di 1500 persone, tra quanti interpellati in Vaticano e in giro per il mondo. Il risultato è un volume di quasi 600 pagine, il cui dato più clamoroso è che in Vaticano quattro preti su 5 sarebbero omosessuali.
In realtà, l?uscita di questo libro sa di una grande operazione mediatica che ha uno scopo sì commerciale, ma soprattutto “politico”. L?uscita programmata contemporaneamente in tanti paesi presuppone un investimento e una regia importante difficilmente giustificata dalla previsione di vendita del libro.
Certamente non è casuale il fatto che l?uscita sia programmata il primo giorno del vertice in Vaticano sugli abusi sessuali, ma questo non è il punto fondamentale. Francamente si fa fatica a immaginare che ci possano essere file in libreria per un mattone che contiene più fumo che arrosto, che insinua e ammicca piuttosto che documentare, deludendo ben presto chi pensi di trovarvi un solido lavoro sociologico o un vero libro-inchiesta.
Invece fin dal prologo troviamo le tesi che fanno da chiave di lettura dell?intero lavoro, al punto che ci si potrebbe tranquillamente fermare lì perché il messaggio che si vuole veicolare vi è già tutto contenuto, forse nella previsione che nessuno avrebbe avuto la forza di arrivare a leggere fino alla conclusione. E bastano poche pagine per capire dove si vuole andare a parare.
La conclusione infatti è questa: se l?80% dei consacrati che sono in Vaticano sono omosessuali è chiaro che il problema fondamentale è l?ipocrisia, quindi è doveroso venire allo scoperto e riconciliarsi con la realtà, accettare cioè l?omosessualità come normale orientamento.
Interessante notare che Martel sposa in pieno la stessa tesi di padre James Martin, il gesuita che vuole legittimare l?omosessualità nella Chiesa e anche tra i preti, vale a dire: il problema sta nella segretezza in cui gli omosessuali sono costretti a vivere a causa dell?omofobia, questo anche per quel che riguarda gli abusi.
Basta quindi far emergere tutto alla luce del sole, accettarlo come normale e tutto si sistema.
A proposito di omofobia, non sarà inutile ricordare che si tratta di un concetto inventato nel mondo gay, che non ha alcun riscontro nella realtà ed è finalizzato a normalizzare l?omosessualità. E qui si aggancia un secondo teorema di Martel, un altro luogo comune: gli omofobi sono tali perché attratti dall?omosessualità, sono omosessuali latenti.
Questo spiega anche come si arriva all?80% di preti gay, e serve anche a spiegare come il vero obiettivo siano i prelati conservatori, tradizionalisti o ?dottrinari? che dir si voglia. Più condannano l?omosessualità, dice Martel, più sono omofili, anzi spesso hanno una doppia vita. E qui vengono portate a sostegno le frequenti tirate di papa Francesco contro i preti che hanno una doppia vita.
Ovviamente è un teorema senza alcuna dimostrazione, ma serve a colpire i presunti ?nemici? delle riforme di papa Francesco.
Uno soprattutto: il cardinale americano Raymond Leo Burke, uno dei firmatari dei famosi Dubia, a cui Martel dedica un intero capitolo in cui viene dipinto come il capo della cordata anti-gay, e proprio per questo fortemente sospetto di avere tendenze omosessuali, magari represse visto che non c?è un solo testimone che lo accusi di questo o di complicità negli abusi. Tutto il capitolo è giocato sulle posizioni estremamente rigide dal punto di vista della dottrina, sulla sua ostilità nei confronti del Papa e sulla lussuosità del suo appartamento, descritto come fosse una residenza dei Casamonica.
Un ritratto che, per chi conosce il cardinale Burke, è ben lontano dalla realtà, ma serve per dare forza al teorema, che viene ripetuto più volte: «Più un prelato è omofobo, più è probabile che sia omosessuale». Al contrario «più un prelato è pro-gay, meno è suscettibile di essere gay». Se queste sono le premesse possiamo capire quanto attendibile sia una ricerca di questo genere.
Ma il meglio deve ancora venire: usando l?omosessualità come chiave di interpretazione di tutto quanto succede nella Chiesa da alcuni decenni a questa parte ? gli scandali dello Ior, la guerra alla ?teologia della liberazione?, le dimissioni di Benedetto XVI, Vatileaks I e II, la proibizione dei preservativi nella lotta all?Aids e così via ? Martel afferma anche un?altra tesi surreale.
Secondo lui infatti anche «la fine delle vocazioni» è legata all?omosessualità.
In che modo? Semplice: fino agli anni ?60, a causa del clima omofobo che c?era, «i giovani italiani che si scoprivano omosessuali, o avevano dubbi sulle loro inclinazioni» erano praticamente costretti «a rifugiarsi nel sacerdozio».
Ma «con la liberazione omosessuale degli anni ?70 e la socializzazione gay degli anni ?80, le vocazioni cattoliche si sono naturalmente ridotte».
Cioè, da qualche decennio gli adolescenti italiani gay hanno anche altre opzioni oltre al sacerdozio. Insomma «la rivoluzione omosessuale» se non l?unica è però certamente «una delle cause fondamentali della fine delle vocazioni».
Si può onestamente dare credito a un personaggio del genere? La risposta appare evidente. C?è però da notare che sebbene tutto sia costruito per sostenere la battaglia di papa Francesco contro conservatori e tradizionalisti («omosessuali in quanto omofobi»), questa operazione così rozza e becera potrebbe trasformarsi nel classico boomerang.
Il pontefice e i suoi collaboratori, infatti, stanno facendo di tutto per tenere lontano il tema omosessualità dal vertice sugli abusi, non se ne vuole parlare malgrado l?80% delle violenze sui minori riguardino proprio atti omosessuali.
La linea ufficiale è: il problema è il clericalismo, e dal vertice usciranno soltanto istruzioni agli episcopati sul come gestire i casi di abuso laddove si presentino.
Ma il clamore che sui media sta già suscitando questo libro renderà ancora più difficile evitare di affrontare un tema che sulla questione abusi è centrale.
Ed è proprio quello che la lobby gay vuole: approfittare di questa occasione per forzare la mano e fare almeno un altro passo importante verso la piena legittimazione dell?omosessualità nella Chiesa e nel clero.
RIccardo Cascioli, per http://www.lanuovabq.it/it/operazione-sodoma-lassalto-gay-alla-chiesa
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Il 5 febbraio è stato sottoscritto da molte realtà religiose, cattoliche e non, il «Manifesto interreligioso dei diritti nei percorsi di fine vita», che ha il grande limite di non vietare esplicitamente l?eutanasia, pratica che non è mai rispettosa della dignità personale. Un secondo aspetto molto problematico di questo documento è il modo fuorviante in cui viene intesa la libertà religiosa.
Si chiama «Manifesto interreligioso dei diritti nei percorsi di fine vita» ed è stato elaborato da un gruppo promotore costituito dall?ASL Roma 1, dal Gemelli Medical Center dell?Università Cattolica del Sacro Cuore e dal Tavolo interreligioso di Roma. Il Manifesto è stato sottoscritto il 5 febbraio da molte realtà religiose, cattoliche e non. Un manifesto che quindi trova concordi cristiani, ortodossi, protestanti, buddisti, islamici, ebrei, induisti.
Il Manifesto si sostanzia in nove diritti: diritto di disporre del tempo residuo; diritto al rispetto della propria religione; diritto a servizi orientati al rispetto della sfera religiosa, spirituale e culturale; diritto alla presenza del referente religioso o assistente spirituale; diritto all?assistenza di un mediatore interculturale; diritto a ricevere assistenza spirituale anche da parte di referenti di altre fedi; diritto al sostegno spirituale e al supporto relazionale per sé e per i propri familiari; diritto al rispetto delle pratiche pre e post mortem; diritto al rispetto reciproco. Ogni diritto trova nel documento una sua spiegazione più dettagliata.
Molti sarebbero i punti critici di questo Manifesto, ma, per amor di sintesi, ci soffermiamo su due aspetti. Nel Manifesto si legge che esiste un «diritto di disporre del tempo residuo [?] affinché [ogni persona] possa gestire la propria vita in modo qualitativamente soddisfacente, anche in relazione alla propria spiritualità e fede religiosa». E se la «propria spiritualità e fede religiosa» fossero accondiscendenti verso pratiche eutanasiche? Ci troveremmo allora con credenti ed enti cattolici che hanno sottoscritto un documento che potrebbe aprire le porte all?eutanasia.
Il problema di questo documento, relativamente alle pratiche connesse con la ?dolce morte?, sta nel fatto che non vieta esplicitamente l?eutanasia, né, in modo subordinato, dichiara che qualsiasi intervento clinico terapeutico o qualsiasi decisione relativa all?ultima fase della vita deve essere sempre rispettosa della dignità personale. E l?eutanasia non è mai rispettosa di tale dignità.
Ulteriore aspetto assai problematico di questo documento. Il secondo diritto è denominato «Diritto al rispetto della propria religione». Da questo diritto germinano altri ?diritti? sempre attinenti all?ambito religioso: «Diritto di comunicare la propria fede religiosa alla struttura sanitaria», «diritto a servizi orientati al rispetto della sfera religiosa, spirituale e culturale», «diritto alla presenza del Referente religioso o Assistente spirituale», «diritto al rispetto delle pratiche pre e post mortem previste dalla religione di appartenenza». Va da sé che «ogni diritto porta come conseguenza il dovere di ognuno di rispettare il credo religioso degli altri».
Ora ciò che ci apprestiamo a scrivere, lo sappiamo bene, suonerà urticante alle orecchie di molti, soprattutto in questa fase storica di forte spinta ecumenica. Mettendo sale sulle ferite occorre ricordare che non esiste un diritto a professare qualsiasi religione. Esiste il diritto a professare solo la religione cattolica, perché diritto e libertà sono concetti associabili solo alla verità, non all?errore. Non c?è il diritto all?errore o la libertà di professare l?errore. Dunque i diritti di cui sopra che si riferiscono all?ambito religioso non possono essere lecitamente predicabili.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica ricorda: «Tutti gli uomini sono tenuti a cercare la verità, specialmente in ciò che riguarda Dio e la sua Chiesa, e, una volta conosciuta, ad abbracciarla e custodirla» (2104). Ciascuno ha quindi un dovere morale di carattere naturale di cercare la verità. La verità in ambito religioso prende un nome: Gesù Cristo. Infatti Egli disse di sé: «Io sono la via, la verità e la vita» (Gv 14,6). Quindi tutti devono convertirsi a Cristo e dunque tutti devono convertirsi alla Chiesa cattolica da Lui fondata perché la religione cattolica è l?unica a essere vera (cfr. Congregazione per la Dottrina della Fede, Dominus Iesus, circa l?unicità e l?universalità salvifica di Gesù Cristo e della Chiesa, 6 agosto 2000; Concilio Vaticano II, Dignitatis humanae, n. 1).
Il dovere di cercare la Verità, che è Cristo, è esercitabile ovviamente solo tramite la libera adesione alla Verità. Dunque se per ?libertà religiosa? si intende il diritto all?immunità della coercizione fisica e psicologica tale espressione è accettabile (cfr. Paolo VI, Discorso al Sacro Collegio e alla Prelatura Romana, 20/12/1976; Benedetto XVI, Discorso alla Curia romana in occasione della presentazione degli auguri natalizi, 22 dicembre 2005). Se invece per ?libertà religiosa? si intende il diritto a professare una religione diversa da quella cattolica, tale espressione è da rigettare perché erronea. Come infatti dichiara il Catechismo della Chiesa Cattolica «il diritto alla libertà religiosa non è né la licenza morale di aderire all?errore, né un implicito diritto all?errore» (n. 2108). Troviamo il medesimo principio nelle seguenti parole di Giovanni Paolo II: «È ben chiaro che la libertà di coscienza e di religione non significa una relativizzazione della verità oggettiva che ogni essere umano è tenuto, per dovere morale, a ricercare» (Giovanni Paolo II, La libertà religiosa, condizione per la pacifica convivenza, 1/01/1988).
Leone XIII nell?enciclica Immortale dei condanna il seguente principio: «a ciascuno sarà lecito seguire la religione che preferisce, o anche nessuna, se nessuna gli aggrada. [?] È diritto di ciascuno professare qualsiasi fede gli aggradi». Queste parole fanno eco a quelle del suo predecessore Pio IX, il quale nel Sillabo, contenuto nell?enciclica Quanta cura, condanna la seguente affermazione: «È libero ciascun uomo di abbracciare e professare quella religione che, sulla scorta del lume della ragione, avrà reputato essere vera» (XV) (cfr. altresì Gregorio XVI, Mirari vos). Non si può intendere la libertà religiosa come diritto soggettivo di professare una religione diversa da quella cattolica per consequenzialità logica. Il diritto soggettivo è una pretesa giuridicamente tutelata. È lecito pretendere solo il bene (ambito morale) e il vero (ambito teoretico). Ergo esiste solo il diritto alla verità (il diritto a cercare la verità), non il diritto all?errore (il diritto di professare l?errore). E dato che solo Cristo è la verità e tale verità per suo volere è custodita pienamente solo nella Chiesa cattolica, ne consegue che gli altri culti sono essenzialmente falsi. Ma se sono falsi non si può predicare un diritto alla falsità, all?errore dottrinale. E dunque non si può predicare una libertà di professare questi culti.
Inoltre, la libertà scaturisce solo dall?adesione al bene e al vero: «La libertà autentica e desiderabile è quella che, nella sfera privata, non permette all?individuo di essere schiavo degli errori e delle passioni» (Leone XIII, Immortale Dei). Sulla stessa frequenza d?onda si muove Paolo VI che nel 1965, nel pieno della discussione conciliare sulla libertà religiosa, vergò questo appunto: «Essa [la libertà religiosa] invece è da stabilirsi nel dovere della ricerca della verità; [nel] dovere della fedeltà alla verità; [nel] dovere dell?insegnamento della verità; [nel] dovere della professione e della difesa della verità religiosa, che è oggettivamente una sola e che nella sua pienezza è quella della rivelazione cristiana, custodita e insegnata dalla Santa Chiesa cattolica» (Paolo VI, Annotationes Manu Scriptae, De libertate religiosa, 6/05/1965). In modo analogo si esprime Giovanni Paolo II: «La libertà, di cui l?uomo è dotato dal Creatore, è la capacità che gli è permanentemente data di cercare il vero con l?intelligenza e di aderire col cuore al bene a cui naturalmente egli aspira» (La libertà religiosa, condizione per la pacifica convivenza); «la libertà è pienamente valorizzata soltanto dall?accettazione della verità: in un mondo senza verità la libertà perde la sua consistenza» (Centesimus annus, n. 46).
Ricordiamo anche le parole di Benedetto XVI: «La libertà religiosa va intesa non solo come immunità dalla coercizione, ma prima ancora come capacità di ordinare le proprie scelte secondo la verità» (Libertà religiosa, via per la pace. Messaggio per la celebrazione della XLIV Giornata Mondiale per la pace, 1/01/2011); «La libertà religiosa non significa indifferentismo religioso e non comporta che tutte le religioni siano uguali. Il discernimento circa il contributo delle culture e delle religioni si rende necessario per la costruzione della comunità sociale nel rispetto del bene comune soprattutto per chi esercita il potere politico. Tale discernimento dovrà basarsi sul criterio della carità e della verità» (Caritas in veritate, n. 55).
Da ultimo riportiamo un enunciato della Congregazione per la Dottrina della Fede: «il diritto alla libertà di coscienza e in special modo alla libertà religiosa [?] si fonda sulla dignità ontologica della persona umana, e in nessun modo su di una inesistente uguaglianza tra le religioni e tra i sistemi culturali umani» (Nota circa l?impegno dei cattolici nella vita politica, 24/11/02, n. 8). Ciò a voler dire che la natura umana inclina al vero, ossia ha una sete di verità impressa da Dio e dunque ha sete dell?unica religione vera che è quella cattolica. E quindi l?unica libertà predicabile è quella interessata da questa inclinazione naturale alla verità religiosa. Sintesi di questi interventi sono le parole di Gesù: «La verità vi farà liberi» (Gv 8,32).
Dato che, come abbiamo visto, solo Cristo è la verità, solo chi segue Cristo e dunque solo chi segue gli insegnamenti della Chiesa cattolica è libero. Non si può quindi predicare la libertà in riferimento a culti erronei e quindi è sbagliato usare l?espressione ?libertà religiosa? relativamente a religioni diverse da quella cattolica. Semmai si possono tollerare le altre credenze, non riconoscere ad esse la libertà di culto.
Invece per il Manifesto pare che tutte le religioni siano uguali. Infatti esplicita che «ogni persona ha il diritto di chiedere, qualora l?Assistente spirituale della propria fede non fosse disponibile, l?assistenza da parte di un Referente di altra fede». Insomma un sacerdote cattolico o un rabbino pari sono nei momenti che precedono immediatamente l?incontro con Cristo. Chiamasi indifferentismo religioso.
Tommaso Scandroglio per [www.lanuovabq.it]
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Ancora una volta l’anno nuovo, per l’Europa, non è iniziato nel migliore dei modi. L’ennesima epidemia di molestie e aggressioni ai danni di forze dell’ordine e donne, oltre che attentati senza troppa eco, hanno inaugurato il 2019.
In Svezia sono stati registrati numerosi incidenti in lungo e il largo il Paese. L’anno è iniziato esattamente come era finito: diciassette auto incendiate a Göteborg, un appartamento andato in fiamme, aggressioni alle forze di polizia e persino alle ambulanze. In diversi posti di Stoccolma i poliziotti si sono beccati anche dei razzi, e alle 4 e 30 del 1° gennaio un uomo è stato accoltellato a Haninge. La cronaca ha lesinato i commenti senza dare troppe spiegazioni del perché di aggressioni alle autorità.
Intanto, dalla Svezia ci spostiamo in Olanda dove – qui sono stati più precisi – polizia e pompieri sono stati aggrediti al grido di “Allahu Akbar“, e almeno due persone sono morte per gli scontri. Nel vicino Belgio sono stati appiccati diversi incendi, tra cui a un albero di Natale, nel sobborgo di Molenbeek, popolato da immigrati, che ha visto anche disordini e il saccheggio di una farmacia locale. Anche qui i pompieri che sono arrivati sulla scena sono stati bersagliati da fuochi d’artificio.
La Francia, che è diventata famosa come la Svezia, per i roghi delle auto nel periodo di Capodanno, ha visto almeno 99 macchine incendiate nella zona di Seine-Saint-Denis, appena fuori Parigi, popolata da immigrati, e in tutto sono stati registrati 31 arresti. Altri roghi di auto si sono verificati in diverse altre città francesi, tra cui gli Yvelines, dove sono state distrutte 41 auto a causa di incendi.
L’incidente più grave del nuovo anno è avvenuto, però, a Manchester, dove un uomo è entrato nella stazione ferroviaria di Manchester Victoria e ha pugnalato tre persone, tra cui un ufficiale di polizia, al classico grido di “Allah è il più grande!”. La polizia ci ha messo poco per classificare l’incidente come “terrorismo”, anche se poi l’attentatore è detenuto “ai sensi della legge sulla salute mentale”.
Dalla Gran Bretagna ci spostiamo in Germania, il Paese europeo che più di ogni altro sta attraversando il più importante scossone politico degli ultimi dieci anni, preda di politiche immigrazioniste deleterie. L’anno si era concluso con il discorso della cancelliera Merkel. Parlando alla nazione l’architetto della crisi migratoria d’Europa ha chiesto maggiore cooperazione “transfrontaliera” per meglio affrontare il 2019 e le sue sfide principali: terrorismo – quale? – e riscaldamento globale. Ma le vere emergenze si sono imposte sulle chiacchiere in una Germania che non riesce a dimenticare, per esempio, i fatti di Colonia che di anno in anno, in qualche modo, vengono riproposti alle donne tedesche. Se l’anno scorso, infatti, le gabbie costruite nelle varie piazze dove avrebbero dovuto nascondersi in caso di aggressioni di immigrati furono un flop, lo stesso è successo quest’anno.
La Germania è stata difatti recentemente scossa da una nuova puntata della stagione di violenze ad opera di immigrati. Teatro dell?accaduto, una cittadina della Baviera. Pochi giorni fa, un “branco di ragazzi palesemente ubriachi” ha “brutalmente aggredito e malmenato” alcune passanti nel centro di Amberg. I media tedeschi raccontano così l’accaduto e aggiungono che le vittime dell?assalto, circa una “dozzina”, hanno “lesioni significative”. Subito dopo l?aggressione, la polizia bavarese si è messa sulle tracce dei responsabili. Descritti come “individui di origini arabe”, in quattro sono stati arrestati, tutti tra i 17 e i 19 anni e tutti richiedenti asilo. Le violenze di Amberg hanno indotto il ministro dell?Interno federale, l?esponente Csu Horst Seehofer, a proporre una “stretta” nei confronti degli stranieri con un disegno di legge che acceleri le espulsioni.
Nonostante la “tolleranza zero” promessa dal ministro federale ai danni degli immigrati, diversi sindaci hanno iniziato ad attaccare duramente l?esecutivo di Berlino, responsabile di avere compreso con troppo ritardo i pericoli connessi all?immigrazione incontrollata. Proprio il primo cittadino di Amberg, teatro delle recenti violenze, si è rivelato uno dei più feroci critici della gestione dei flussi migratori attuata finora da Seehofer e dalla Merkel. Prima delle gravi aggressioni, a Bottrop un uomo si era lanciato con la sua auto contro pedoni, ma se la polizia ha liquidato in breve la cosa come un gesto xenofobo, lo stesso non è stato possibile dirsi dell’aggressione ai pompieri di Barmbek, ad Amburgo, dove in un bar shisha c’era stato un accoltellamento. I vigili del fuoco si sono chiusi a chiave nel veicolo e hanno chiamato la polizia, che è arrivata armata di fucili e mitragliatrici insieme a un’ambulanza che ha portato la vittima in un vicino ospedale.
La fotografia di questo inizio di 2019 in Europa racconta di un fallimento plateale del multiculturalismo, ha denunciato in queste ore, Aaron Cohen, l’esperto di sicurezza nazionale e antiterrorismo a Fox News. “Quello con cui abbiamo a che fare è l’epitome di una politica d’immigrazione fallita”, ha detto Aaron Cohen. “Non so in quale altro modo mettere lo stato delle cose altro rispetto al fatto di lasciare un milione di immigrati non conformi nel tuo paese e concedere loro la cittadinanza, pur se così diametralmente opposti al modo in cui vivi, ai valori in cui credi … Stiamo assistendo inermi a simpatizzanti terroristi che crescono e allargano i loro tentacoli in tutta Europa”, ha concluso Cohen.
Lorenza Formicola, per [www.lanuovabq.it]
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La sottile disperazione nascosta sotto l?accettazione della normalità omosessuale: ogni desiderio erotico viene spacciato vero in sé, buono in sé, proprio perché in fin dei conti non ci sarebbe nessuna realtà che corrisponda veramente all?attesa del cuore umano.
Nella crescente campagna per la legittimazione dell?omosessualità ? di cui la Nuova BQ sta dando dettagliata notizia ? è in gioco una questione che sembra ancora più drammatica del gioco di potere di una lobby vaticana e anche di una semplice deviazione culturale.
Se, per fare un esempio, in non pochi cinema cattolici viene proiettato e spesso magnificato un film in cui un aitante professore plagia e sottomette al suo piacere un ragazzino quindicenne, allora non bastano più le categorie di ?potere? o di ?cultura? a spiegare quanto accade.
Forse, non basta nemmeno la ?morale? in sé a dare ragione: c?è qualcosa di più profondo che sta entrando nelle coscienze dei semplici come tentazione radicale.
Vale la pena interrogarsi su quale sia la reale posta in gioco, il rischio vero nascosto sotto questo tentativo, che sembra andare purtroppo sempre più a segno anche nel popolo cattolico. E vale a maggior ragione dato che, a ben vedere, è in gioco la questione più grave di tutte: il pericolo di svuotare alla radice la pretesa cristiana.
Quest?ultimo non è certo una novità: si tratta di un attacco antico come il ?mondo? (quel mondo che fin da principio ?non ha accolto? Gesù), ma ai nostri giorni sta raggiungendo una radicalità nuova, forse definitiva, perché va dritto all?origine del desiderio del cuore dell?uomo.
Che cosa dice infatti il suddetto mondo all?uomo contemporaneo, leggendo bene tra le righe dell?eguaglianza di ogni amore? Che non c?è infine nessuna risposta vera, buona al desiderio che inizia nella sua carne.
Questa è la sottile disperazione nascosta sotto l?accettazione della normalità omosessuale: ogni desiderio erotico è vero in sé, è buono in sé, proprio perché in fin dei conti non c?è nessuna realtà che corrisponda veramente all?attesa del cuore umano. Ma se il desiderio dell?uomo non ha una risposta vera all?origine della sua stessa carne, come potrà averla alla fine del suo destino?
Se tutte le vie dell?attrazione carnale sono uguali e quindi non esiste una via buona all?inizio dell?umano, perché ci dovrebbe essere quella Via che conduce infine alla Verità e alla Vita? E, venendo al dunque, se la bellezza della donna non è più quella verità che completa la carne dell?uomo – diventando uguale a qualsiasi attrazione – perché dovrebbe essere possibile la bellezza di Cristo come risposta reale, carnale appunto, al desiderio infinito del cuore umano?
Difficile immaginare un attacco più radicale alla pretesa di Gesù, perché, come detto, è una disperazione portata proprio all?origine della libertà dell?uomo, ovvero a quel ?desiderio? e a quella ?carne? in cui si gioca il cuore dell?esperienza umana elementare nell?incontro con Cristo, la Verità fatta uomo.
E difatti questa ?disperazione amorosa? si allarga in tutti i luoghi dove si costruiscono i rapporti umani più grandi: se non c?è qualcosa di vero e di buono all?origine dell?amore, è sempre più difficile dar vita a un matrimonio, far nascere figli, educarli davvero basandosi sulla solo desiderio dell?io.
E allo stesso modo, non è un caso che la stessa fede in Cristo ? nell?epoca del totale soggettivismo sulla verità e ora anche sull?amore ? sia vissuta sempre più come una simpatia (ondivaga come l?emozione) verso il Suo messaggio di misericordia e sempre meno come risposta reale, viva al desiderio infinito del cuore.
Già perché in sintesi, l?omosessualismo ? inteso come ideologia che strumentalizza la persona che vive il dramma dell?inclinazione omosessuale, negandolo – è infine un relativismo portato nella carne: come il relativismo introduce una disperazione nell?intelletto affermando che non esiste una verità (perché tutte le opinioni sono ugualmente vere), così l?omosessualismo introduce una disperazione all?origine del desiderio affermando che non esiste una ?carne vera? (perché tutte le ?opinioni amorose? sono vere in quanto tali) in cui il desiderio stesso possa iniziare a compiersi.
Difficile immaginare bomba più potente di questa per rendere a priori insignificante il fatto cristiano: dopo aver dichiarato nei secoli passati la totale autonomia della scelta morale e della ragione, il mondo di cui sopra ora sembra muovere il passo decisivo dichiarando anche la totale autonomia del desiderio ? ovvero di ciò che più potentemente muove l?uomo – dalla bellezza vera che ad esso può rispondere, fin nella sua origine.
Insomma, quella ?dittatura del relativismo?, da cui ha messo in guardia con tutte le sue forze il papa emerito, sembra voler fare ai giorni nostri un passo decisivo per impadronirsi di tutto l?uomo fino al suo stesso cuore e trasformarsi così da ?dittatura? in vero e proprio ?totalitarismo? (i cui segni sono ben visibili, con tanto di intimidazioni morali ? e non solo – per i non allineati).
Difficile non vedere in tutto questo affannarsi quotidiano ?per l?uguaglianza degli amori? – con epicentro proprio nel mondo cattolico ? il capolavoro di un Ingannatore oltre-umano (come ci ricorda a intervalli regolari papa Francesco), capace di abbindolare tanti cuori a disperare sul tema più grande che c?è, l?amore, e a convincerli per giunta che si tratti al contrario di una sorta di carità verso gli oppressi (ma evidentemente non ci può essere carità laddove si nega disperatamente la verità sull?umano) e di liberazione per tutti gli uomini.
Forse, i segni dei tempi ci stanno dicendo che la speranza dell?uomo è affidata infine alla bellezza della donna, per tante ragioni offuscata negli ultimi secoli e soggetta più di ogni altra a mistificazioni e inganni; e in particolare alla bellezza di ?una? donna, colei che proprio un secolo e un anno fa (il 13 ottobre) a Fatima venne a metterci in guardia dal male che sarebbe venuto e ci indicò la stupenda via per sconfiggerlo.
Antonio Iannaccone, per [www.lanuovabq.it]
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Il vescovo James Conley, vescovo di Lincoln, Nebraska, ha detto che c?è ?incertezza e confusione? all?interno della Chiesa sull?insegnamento morale, anche ?ad un livello molto alto? della gerarchia. Nella Chiesa ci sono voci inquietanti, anche ad altissimo livello, in materia di sessualità.
Di seguito un articolo dello staff del Catholic Herald, nella traduzione di Sabino Paciolla.
_____Il vescovo James Conley, vescovo di Lincoln, Nebraska, ha detto che c?è ?incertezza e confusione? all?interno della Chiesa sull?insegnamento morale, anche ?ad un livello molto alto? della gerarchia.
Nel mentre ha lodato Papa Francesco, il vescovo ha anche discusso il ruolo del papato, dicendo che anche i papi ?non possono rovesciare ciò che è stato insegnato infallibilmente?.
Le osservazioni del vescovo Conley sono comparse in un?intervista con il professor Robert George della Princeton University, che appare come un capitolo in un nuovo libro, Mente, Cuore e Anima: gli intellettuali e il cammino verso Roma.
Al vescovo sono state chieste informazioni sulle divisioni all?interno della Chiesa. [Conley] Ha risposto che ?sembrano esserci delle voci all?interno della Chiesa, alcune ad altissimo livello, che mettono in discussione alcune verità fondamentali sulla persona umana?. Il vescovo Conley, che presiede la sottocommissione dei vescovi statunitensi per la promozione e la difesa del matrimonio, ha detto che si riferiva in particolare alle verità sul matrimonio e sulla sessualità.
?Queste verità sono state a lungo insegnate dalla Chiesa?, ha detto il vescovo Conley al professor George, ?e sono state fortemente riaffermate da Papa Giovanni Paolo II e da Papa Benedetto XVI. Domande riguardanti la natura e la funzione della coscienza, il peccato e l?atto morale, il male intrinseco e la legge naturale?.
Mons. Conley ha detto che ?alcune voci? sono ?molto inquietanti. E alcune di esse sono voci molto importanti ? teologi e persino vescovi, arcivescovi e cardinali?. Ma nonostante queste ?divisioni sempre più profonde?, il vescovo ha detto di non essere ?scosso?. ?Ho fiducia che lo Spirito Santo alla fine risolverà tutto e non lascerà che la Chiesa vada fuori strada?.
Il vescovo Conley ha detto di pensare che Papa Francesco sostenga gli insegnamenti della Chiesa. Il vescovo ha anche considerato ?cosa i fedeli cattolici sarebbero vincolati dalla coscienza a fare se, Dio non voglia, la loro coscienza correttamente formata dovesse entrare in conflitto con qualcosa che un papa dice. Potrebbe essere Papa Francesco o qualsiasi papa?.
In tali circostanze, ha sostenuto il vescovo, sarebbe necessario ?andare con il sensus fidelium? ? ?la fede della Chiesa attraverso i secoli, ieri, oggi e per sempre?. Il vescovo Conley ha distinto tra il sensus fidelium ? ?l?insegnamento fermo, costante e vero della Chiesa? ? e il dissenso moderno, per esempio, sulla contraccezione.
Mons. Conley ha detto che ci sono stati ?rari? i momenti della storia in cui un papa ha detto ?qualcosa che contraddice o è logicamente incoerente con l?insegnamento fermo e costante della Chiesa su una questione di fede o di morale?. Se questo accade, ha detto, è importante ricordare che ?il papa non può rovesciare ciò che è stato insegnato infallibilmente dal magistero papale stesso, da un concilio ecumenico o dal magistero universale ordinario?. I papi non sono ?dittatori?, ha detto, e ?la fede della Chiesa non sta in un papa?.
Il vescovo Conley ha detto che il beato John Henry Newman potrebbe aiutare i cattolici a ?comprendere l?ufficio di Pietro, specialmente nell?attuale pontificato?. Mentre Newman ?aveva un sano rispetto, obbedienza e ammirazione per il papato?, sapeva anche ?che non tutte le parole che uscivano dalla bocca di un papa sono necessariamente autentica dottrina cristiana?. Il vescovo Conley ha detto che questa consapevolezza rese Newman impopolare con figure potenti, e può aver impedito a Newman di essere fatto vescovo.
Sabino Paciolla, per [https:] – Fonte: Catholic Herald
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Il 13/2/19, nel grattacielo della Regione Emilia-Romagna, si è svolta un?audizione conoscitiva di cinque ore sul pdl regionale contro l?omotransnegatività e le presunte discriminazioni da orientamento sessuale.
Gli esponenti del Partito Democratico (Roberta Mori PD, Susanna Zaccaria PD e altri delle amministrazioni comunali PD e 5stelle) hanno potuto parlare senza limiti di tempo e di numero, tentando di nascondere i contenuti del progetto di legge eterofobo, che vuole distruggere la famiglia naturale e introdurre la dittatura gender nella Regione (vedere: [www.gaynews.it] ).
Unica voce contraria alla quale è stato permesso di parlare, quella del relatore minoranza Michele Facci del Movimento sovranista: «Non credo che questo progetto di legge sia indispensabile, credo che le discriminazioni possano essere perseguite con i mezzi che già esistono».
Una quarantina le persone audite, soprattutto, a nome di associazioni: 2/3 della lobby LGBT (spesso associazioni composte da una sola persona) e 1/3 le associazioni critiche, anche se con contenuti diversi.
Fermissimi nella difesa della famiglia naturale: Fattisentire.org, il Comitato Difendiamo i Nostri Figli (Gandolfini) e la Onlus Spetroliamo di Bologna, il Comitato Genitori Attenti di Imola, l?Associazione Genitori di Modena, il Comitato Civico di San Felice sul Panaro.
Per tutti i pro-famiglia e i cattolici è comunque chiaro che
– si vuole introdurre una discriminazione una «legge ideologica e indottrinante, pericolosamente liberticida e autoritaria» (A.Ge. Modena, vedere: [www.fattisentire.org] );
– il laicato dipendente dai vescovi «esprime un parere fortemente contrario» (vedere [https:]] );
– è invece molto più urgente «una legge contro l’eterofobia e contro chi odia la famiglia naturale» (vedere: [www.fattisentire.org] ).
Infatti, le audizioni sono state accompagnate dai soliti cori di minacce, dileggi, interruzioni da parte degli LGBT: solo la costante presenza di esponenti e funzionari dei partiti di centro-destra (in particolare della Lega per Salvini), rimasti per tutto il tempo in aula, hanno impedito le consuete violenze sui pro-famiglia, violenze che si ripetono fin dai tempi delle Sentinelle in piedi (vedi foto in alto a destra).
Dietro allo scontro, Radio Città del Capo (nata dalla scissione di Democrazia Proletaria) riporta i timori di chi vuole imporre il socialismo (abolire la famiglia, la religione, la proprietà privata) agli emiliano-romagnoli: l?ex senatore PD F. Grillini ha chiesto al centrosinistra di «non dividersi» (vedere: [https:]] ).
Timori molto fondati: Mons. Camisasca, vescovo di Reggio Emilia, ha immediatamente fatto trasmettere un comunicato di ferma condanna (vedere: [www.forumfamigliereggio.it] ).
Da segnalare, infine, la prima presa di posizione del centro-destra contro la legge sull’omotransnegatività: il consigliere regionale Giancarlo Tagliaferri (Fratelli d?Italia) la riconosce come «Legge bavaglio per elargire risorse all’associazionismo Lgbt». E rivela: « È lo stesso Osservatorio regionale contro le discriminazioni [?] che fornisce dati assolutamente clamorosi: 16 casi in 8 anni in tutta l?Emilia-Romagna e uno solo nel 2017» (vedere: [www.parmatoday.it] ).
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Una norma in cui i trans hanno diritti speciali, che parla di ?violenza verbale, psicologica? in modo generico, che prevede privilegi nel lavoro per le persone Lgbt, la vigilanza sui contenuti dei media e l?indottrinamento scolastico: una stretta alla libertà di espressione in cui la discriminazione si realizza anche prima che il fatto si compia, un testo incostituzionale che serve al Parlamento.
Anche l?Emilia Romagna sta lavorando ad un testo di legge contro la libertà di espressione in materia di omosessualità e transessualità e per indottrinare al credo gender gli studenti.
Ad esempio in Umbria è già vigente una legge simile e in Puglia è invece in gestazione. Il progetto di legge di iniziativa del Consiglio comunale di Bologna presentato in regione si chiama: ?Contro l?omotransnegatività e le violenze determinate dall?orientamento sessuale o dall?identità di genere?.
Prima di analizzare per sommi capi l?articolato di questa proposta occorre rilevare che, al netto degli ovvi profili ideologici della legge, questa materia non è di competenza delle regioni, bensì del Parlamento.
Infatti per ammissione degli stessi estensori, la legge riguarda i diritti fondamentali della persona e dunque avrebbe rilievo nazionale.
Passiamo agli articoli, iniziando dal primo: la Regione ?promuove e realizza politiche, programmi ed azioni finalizzati a consentire ad ogni persona la libera espressione e manifestazione del proprio orientamento sessuale e della propria identità di genere, nonché a prevenire e superare le situazioni, anche potenziali, di discriminazione e omotransnegatività, quali comportamenti di avversione, dileggio, violenza verbale, psicologica e fisica?.
Alcune note. L?omosessualità e la transessualità diventano magicamente status della persona di rilievo giuridico al pari di ?genitore?, ?lavoratore?, ?paziente? e ?rifugiato?.
Ergo questo status deve essere tutelato dallo Stato e dunque la persona omosessuale e quella transessuale, per il solo fatto di essere rispettivamente omosessuale e transessuale, vantano diritti peculiari (come i genitori, i lavoratori etc.).
Ma nessuna legge dello Stato italiano afferma esplicitamente ciò ed anche se lo facesse sarebbe incostituzionale dato che la Costituzione è giustamente silente su questo aspetto.
Seconda nota: si indicano come condotte discriminatorie ?comportamenti di avversione, dileggio, violenza verbale, psicologica e fisica?. Sono categorie concettuali troppo generiche.
Tutto e il contrario di tutto potrebbe essere rubricato sotto queste voci. Se giudico negativamente l?omosessualità ? non la singola persona omosessuale, si badi bene ? compio un atto discriminatorio? E se critico la pratica dell?utero in affitto? Se un uomo di Chiesa ricorda che gli atti omosessuali possono portare a dannazione eterna, come insegna il Magistero, è violenza psicologica?
Addirittura, ci dice il testo di legge, la discriminazione si realizzerebbe non solo a fatto compiuto, ma anche laddove ci fosse una mera possibilità che si compia il fatto (?situazioni anche potenziali?).
E? il processo alle intenzioni.
Quindi credenti e aderenti a forze politiche di destra potrebbero diventare soggetti a cui la polizia locale dovrebbe prestare attenzione, perché potenzialmente pericolosi.
Siamo nel pieno dello psicoreato descritto da Orwell. Rimaniamo sempre nell?art. 1: ?La Regione garantisce il diritto all?autodeterminazione di ogni persona in ordine al proprio orientamento sessuale e alla propria identità di genere?.
È di moda ormai inventarsi diritti che, lo ripetiamo, non possono essere cesellati dalle regioni, ma solo dal Parlamento. Il diritto all?autodeterminazione non esiste, semmai dalla Costituzione è tutelata la libertà personale che è altre cosa perché legata a precisi valori costituzionali, tra cui non sono presenti omosessualità e transessualità.
Quindi non esiste il diritto all?autodeterminazione, figuriamoci il diritto all?autodeterminazione in ordine al proprio orientamento sessuale. Non basta pensare che esista un diritto perché realmente esista, occorre riconoscere nell?uomo una inclinazione naturale ad un particolare bene (vita, salute, matrimonio, etc.) perché possa venire riconosciuto in ambito giuridico il rispettivo diritto, o diritti ausiliari a questo. I diritti non si possono inventare, bensì scoprire.
Proseguiamo. La Regione Emilia Romagna, oltre ad aderire a RE.A.DY (Rete nazionale delle Pubbliche Amministrazioni anti discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere), ossia un coordinamento nazionale degli enti locali sulle tematiche inerenti al gender, vuole implementare la formazione sulla teoria del gender tra gli studenti (art. 1), tra i docenti e i genitori (art. 3). In buona sostanza si vuole insegnare che l?omosessualità è una normale variante dell?attrazione sessuale e che un bambino può sentirsi imprigionato in un corpo sbagliato e voler diventare una bambina.
Passiamo all?art. 2: ?La Regione e gli enti locali, nell?ambito delle rispettive competenze, adottano interventi in favore delle persone discriminate in ragione dell?orientamento sessuale o dell?identità di genere, anche mediante la promozione di specifiche politiche del lavoro, di formazione riqualificazione professionale nonché per l?inserimento lavorativo?.
Tradotto può significare corsie privilegiate nel mondo del lavoro per le persone omosessuali e transessuali e immunità professionali invidiabili: se tu dirigente scolastico di un istituto paritario provi a non assumere alle scuole elementari un docente perché omosessuale, saranno guai.
All?art. 4 la Regione si impegna a finanziare associazioni gay. A questo proposito viene in mente lo scandalo a luci rosse, anzi arcobaleno, del febbraio del 2017 che coinvolse l?Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali (Unar), ufficio che fa capo al Dipartimento">[www.lanuovabq.it] pari opportunità della Presidenza del Consiglio e che, così si scoprì, aveva finanziato con certezza almeno una associazione dedita ad attività culturali quali orge e festini.
All?art. 7 viene istituito un osservatorio che dovrebbe monitorare le discriminazioni e che invece potrebbe diventare un centro che raccoglie mere delazioni. Funzione simile viene assegnata dall?art. 8 al Comitato Regionale per le Comunicazioni il quale dovrà vigilare sui contenuti trasmessi da televisioni, radio e sui messaggi pubblicitari. In breve, altra stretta alla libertà di espressione.
Queste iniziative legislative, sia quelle esistenti che quelle in fieri, oltre a rispondere ad un dovere di allineamento al politicamente corretto, vogliono anche creare un clima di pressing sul Parlamento.
Infatti, se una decina di regioni vareranno leggi simili, come potranno i deputati romani fare ancora spallucce?
Non sarà tempo, penserà qualcuno, di tirare fuori dal cassetto il famigerato disegno di legge dell?On Ivan Scalfarotto sulla cosiddetta omofobia?
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Dal Venezuela parole chiare sui 20 anni di regime socialista: la Costituzione prevede l’autoproclamazione; le elezioni falsificate; l’interesse economico di Russia, Cina e Italia; l’assenza degli USA nel paese; la presenza dei narcos e dei cubani; il coraggio dei vescovi; l’assenza di Roma.
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Marinellys Tremamunno è una giornalista italo-venezuelana, nata e cresciuta a Caracas. A 25 anni ha fondato il giornale Tras La Noticia (2003), che dopo sei anni è stata costretta a chiudere a causa della censura. Attualmente è corrispondente presso la Santa Sede e scrive per La Nuova Bussola Quotidiana, trattando per lo più argomenti legati al Venezuela e all?America Latina. Oltre ad aver pubblicato, in spagnolo nel 2002, Chávez y los Medios de Comunicación Social, è anche autrice, in italiano, di Venezuela: il crollo di una rivoluzione (Arcoiris, 2017). A lei chiediamo quali sviluppi immagina per la crisi in corso nel suo Paese.
Lo scontro istituzionale in Venezuela sfocerà in una guerra civile? «Non credo che si possa parlare di guerra civile in Venezuela perché le armi ce le hanno soltanto le forze armate. Ma senza dubbio c?e malumore fra la truppa perché Maduro ha scontentato tutti coloro che non ha corrotto, mentre molti generali sono coinvolti nel narcotraffico. Non si è mai avuto un colpo di Stato, ma solo il mancato riconoscimento di Maduro».
Repressione, prigionieri politici, fame, emigrazione di massa. Finora la popolazione ha sopportato tutto. Come si può sbloccare la situazione? «Ormai il regime non ha più consenso. In piazza ora ci sono anche gli abitanti delle favelas, quelli che soffrono la fame. Per la prima volta si sono verificati disordini in zone popolari di Caracas, come Petare che ha circa un milione di abitanti. La polizia ha tentato di entrarvi, ma la malavita li ha affrontati. E persino coloro che erano stati armati dal governo, i grupos colectivos, ormai sono in rivolta».
Ma se Maduro non si dimette e non cade, cosa può fare il presidente eletto Juan Guaidó?
«Guaidó ha dovuto fare quello che gli impone l?articolo 233 della Costituzione, secondo il quale, in assenza del presidente della Repubblica democraticamente eletto, il presidente del Parlamento deve «custodire» il potere per indire nuove elezioni. Quindi non è certo Guaidó, come insinua certa stampa, a essersi autoproclamato, quanto piuttosto Maduro, il quale non è legittimamente in carica, poiché le elezioni sono state pilotate da lui mentre dal 10 gennaio il suo mandato è scaduto. Quindi attualmente l?unica istituzione democraticamente eletta è il Parlamento».
Sembra che l?erede di Chavez non riesca ancora a capirlo?
«Ovviamente Maduro cercherà di rimanere per il maggior tempo possibile. Ma legalmente c?è un meccanismo che ci consente di ripristinare la legalità nel nostro Paese. Del resto, la comunità internazionale, tranne pochi Paesi, riconosce Guaidó».
Ecco, con l?eccezione di Mosca e Pechino, per esempio? «Quello fornito da Russia e Cina non è sostegno, ma un interesse economico e ideologico: quelli infatti sono Paesi ancora intrisi di comunismo». Anche a Roma non sanno da che parte stare? «L?Italia, attraverso l?Eni, ha delle concessioni per la produzione e l?esplorazione di gas in Venezuela. Perciò non prende una posizione. E anche dai politici e dalle istituzioni italiani non abbiamo avuto che qualche dichiarazione, ma nessun impegno concreto nemmeno per la comunità italo-venezuelana».
Invece gli Stati Uniti non pensano a sfruttare i giacimenti di petrolio del Paese? «Gli americani certo non si approprieranno del Paese come hanno potuto fare i narcos con la complicità del regime. Inoltre qui stiamo parlando di un Paese coinvolto nel narcotraffico. Tutta la droga che arrriva in Italia passa dal Venezuela, che ha un ruolo centrale anche nel finanziamento del terrorismo islamico, non solo delle Farc e dell?Eln, che invece di consegnare le armi in Colombia le hanno nascoste in Venezuela. Me lo hanno confermato esponenti della Chiesa cattolica che li hanno potuti osservare alla frontiera».
A proposito di Chiesa, l?attuale segretario di Stato della Santa Sede, il cardinale Pietro Parolin, è stato nunzio apostolico in Venezuela. E adesso è in visita a Panamá, al seguito del Pontefice. Cosa vi attendete da questa visita in America del Sud? «Nonostante le dichiarazioni dei vescovi venezuelani, che hanno denunciato più volte la sofferenza del popolo, purtroppo non capiamo perché il Vaticano non chiami le cose col loro nome e non dica che c?è una dittatura comunista, ma noi venezuelani siamo addolorati per questo atteggiamento della Santa Sede che parla soltanto di pace. Hanno anche mandato il segretario agli Esteri vaticano al giuramento di Maduro, boicottato da tutto il mondo civile. È meglio che non facciano dichiarazioni, invece di andare in direzione opposta alla comunità internazionale».
Andrea Morigi, per Libero del 26/01/2019. Foto da [https:]
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In occasione della presentazione di #Yoelijo (#ioscelgo), una campagna a difesa della libertà di istruzione in 730 scuole e presso 150 mila famiglie della Comunità Valenciana, l’Arcivescovo di Valencia, il Cardinale Antonio Cañizares ha dichiarato che
“La più grande minaccia che l’umanità vive in questi momenti è la minaccia dell’ideologia di genere. E’ una minaccia molto seria, perché porta al deterioramento della nostra umanità. Senza umanità non c’è società, senza uomini non c’è convivenza. Senza la verità sull’umano non ci sarà mai un insegnamento veramente umano e umanizzante“.
Per il cardinale spagnolo imporre l’ideologia gender, anche attraverso delle pene terribili, “è qualcosa che non possiamo sopportare e tollerare” per questo ha invitato i cattolici a mobilitarsi avverso l’ideologia gender, attraverso tutti i mezzi possibili come i social network, la televisione, le conferenze stampa, e “in mille altri modi“.
“Imporre un’antropologia attraverso l’insegnamento è un crimine“, ha attaccato Cañizares. Questo perchè “viola la coscienza dei piccoli nei loro primi anni di vita e li vuole temprare e modellare conformemente a convinzioni che non sono quelle che aiutano a far crescere l’umanità nella verità e nella libertà“.
Il Cardinale ai partiti di destra e a quelli di sinistra ha detto che “dovrebbero imparare che sia la libertà religiosa che quella di educazione sono fondamentali per una società pacifica“.
Partecipando alla presentazione della campagna per l’istruzione gratuita #Yoelijo, iniziativa tenutasi presso il palazzo Arcivescovile di Valencia, il Cardinale ha ricordato che sia in Spagna che in altre nazioni “leggi e regolamenti minacciano la libertà d’educazione e spesso la violano. Vogliono imporre dittatorialmente l’ideologia di genere a tutti i livelli di istruzione“.
Per Cañizares ai genitori dovrebbe essere garantito il diritto costituzionale di educare i loro figli secondo le loro convinzioni morali e religiose. Di conseguenza, “non è l’Amministrazione, lo Stato, che decide o concede come grazia la libertà ai genitori di educare i figli, perché questo è un diritto inalienabile. Quando non c’è pieno esercizio della libertà di educazione è in gioco la libertà della società. I tagli o gli impedimenti alla libertà di istruzione influiscono in modo decisivo sulla famiglia e la mettono in pericolo“.
Il capo dell’Arcidiocesi di Valencia ha, inoltre, ricordato che “promuovere il diritto alla libertà religiosa è essenziale per una società autenticamente pacifica“. Secondo il cardinale è quello che ha fatto Papa Francesco durante il suo viaggio a Dubai. “Quando c’è la libertà religiosa c’è la pace, c’è la coesistenza, una coesistenza nella libertà“.
La campagna #Yoelijo ha il sostegno di 730 scuole e più di 150 mila famiglie di Valencia e riunisce un folto gruppo di cittadini attraverso l’Arcivescovado di Valencia e i vescovadi di Segorbe-Castellón e Orihuela Alicante, l’Università Cattolica di Valencia San Vincenzo martire, la Cardenal Herrera University, le scuole cattoliche di Valencia, la federazione dei centri educativi di Valencia e la fondazione San Vincenzo martire del Collegio Diocesano.
di Matteo Orlando – 06/02/2019 – per [www.ilgiornale.it]
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«Abusi sessuali, chi parla di clericalismo svia dalla vera causa del problema»;
«Non si può sfuggire al fatto che oltre l’80% degli abusi sessuali siano atti omosessuali»;
«Strumentalizzare lo scandalo degli abusi per legittimare l’omosessualità è un crimine»;
«La lobby gay nella Chiesa distrugge la dottrina ma anche le persone che dice di voler aiutare»;
«Complotto contro il Papa? Una assurdità, i cattolici stanno sempre con il Papa, anche se trovano discutibili alcune sue azioni»;
«Il più grave problema della Chiesa è il relativismo dottrinale»;
«Quando ci sono messe “non cattoliche” i fedeli hanno il diritto di protestare».
Intervista de La Nuova Bussola a venti giorni dal vertice in Vaticano sugli abusi sessuali, intervista a tutto campo con l’ex prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il cardinale Gerhard L. Müller.
– ENGLISH TRANSLATION (SHORTER VERSION)
«Parlare di abusi sui minori da parte di sacerdoti ignorando che oltre l?80% sono atti omosessuali significa non voler risolvere la questione», «il problema più grave della Chiesa oggi è la tendenza al compromesso con il mondo, la rinuncia a proclamare la verità tutta intera».
Parla in modo pacato il cardinale Gerhard Müller, cerca sempre le parole giuste in italiano, ma i suoi giudizi arrivano chiari e netti.
A dispetto della sua figura imponente, ha modi molto bonari; e malgrado abbia una più che solida formazione teologica (cura tra l?altro l?opera omnia del cardinale Joseph Ratzinger-Benedetto XVI) ha la capacità di essere molto chiaro.
Mi accoglie molto cordialmente nel suo appartamento a due passi dalla Basilica di San Pietro, che ha mantenuto anche dopo aver ricevuto il benservito da papa Francesco, il quale in un modo un po? brutale nel luglio 2017 non gli ha rinnovato l?incarico di prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.
Ma in questo anno i suoi interventi, a fronte della confusione crescente che c?è nella Chiesa, hanno sempre avuto il timbro del ?custode dell?ortodossia?, una sorta di Prefetto ?ombra? dell?ex sant?Uffizio.
Cardinal Müller, tra venti giorni ci sarà il vertice in Vaticano sugli abusi sessuali, uno scandalo che sta offuscando l?immagine della Chiesa, ma che anche all?interno provoca molte tensioni?
Credo che anzitutto questo tema vada compreso nella sua dimensione reale. Per quanto sia uno scandalo grave è ingiusto generalizzare, perché gli abusi riguardano comunque una parte molto limitata di sacerdoti. E io mi sento di ringraziare tutti i vescovi, i sacerdoti, i diaconi e gli altri collaboratori della Chiesa cattolica per il modo in cui si dedicano alla missione affidata da Gesù e per come vivono secondo i criteri della nostra spiritualità cristiana. È giusto che l?opinione pubblica si renda conto di questo buon lavoro e dei sacrifici che fanno i nostri buoni pastori per tanti uomini che cercano la verità della loro vita, che cercano la verità di Dio in Gesù Cristo. In secondo luogo dobbiamo riconoscere che questo è un fenomeno che ha già avuto il suo picco negli anni ?70 e ?80 del secolo scorso, anche come effetto della rivoluzione sessuale; da allora molto è stato fatto e oggi i casi sono molto diminuiti. Inoltre c?è da domandarsi del perché l?opinione pubblica sia indotta a parlare solo di questo e non di tutti gli abusi e i crimini contro i bambini e gli adolescenti che esistono nel mondo: non solo quelli sessuali, che pure nella maggior parte sono fuori della Chiesa, ma anche altri crimini come l?aborto, oppure la possibilità che a tanti viene negata di vivere con i propri padre, madre, fratelli. E così via.
Vero. Però la Chiesa si trova a doversi confrontare con un fenomeno inquietante e, come il caso dell?ex cardinale McCarrick(in foto) dimostra, tuttora fa fatica a giudicare anche il passato.
Chiaramente per la Chiesa è terribile che siano coinvolti dei sacerdoti, uomini che invece di avere una vita esemplare, abusano della loro missione. Rappresentanti di Gesù Cristo buon pastore che agiscono come lupi: è una perversione della loro missione.
Ma quali sono le cause degli abusi sui minori?
Certamente chi abusa non riconosce la dignità di un minorenne, che è un uomo e come tutti gli uomini è pari in dignità. Ma c?è anche una sessualità non dominata. L?uomo è chiamato a usare la sua sessualità nel senso voluto dal Creatore, così come è descritto all?inizio di Genesi.
La stragrande maggioranza degli abusi sessuali commessi da chierici sono in realtà atti omosessuali.
È un fatto che oltre l?80% dei minori vittime di abusi siano maschi, e adolescenti. Dobbiamo prendere atto di questa realtà, sono cifre statistiche che non possiamo negare. Quanti non vogliono vedere questa realtà accusano coloro che dicono la verità di avercela con gli omosessuali in generale. Ma gli omosessuali in generale non esistono, è un?invenzione, evidentemente parlano per coprire i propri interessi. Torniamo alla Genesi: esiste una sessualità femminile e una maschile, null?altro. L?uomo è creato per la donna e la donna è creata per l?uomo, come dice San Paolo nella Prima Lettera ai Corinzi (capitolo 11). Nella Creazione non esiste il concetto dell?omosessualità, è un?invenzione che non ha alcun fondamento nella natura umana. Le tendenze omosessuali non sono un fatto ontologico, ma psicologico. Certe persone invece vogliono fare della omosessualità un dato ontologico.
Nel Codice di diritto canonico del 1983 è sparito il canone che in precedenza stabiliva per i chierici responsabili di atti sodomiti la rimozione dall?ufficio, la privazione di qualsiasi privilegio e, nei casi più gravi, la riduzione allo stato laicale. Il che anche oggi rende più difficile intervenire in casi come quello dell?ex cardinale McCarrick. Chi ha voluto cancellare questo canone e perché?
Non so chi, ma credo sia il frutto dell?atmosfera generale di quel periodo: non si vuole punire le persone, ma puntare sul positivo. Sicuramente l?intenzione è buona ma non si può negare la realtà della debolezza umana. Si ammonisce le persone per aiutarle a fare il bene. E soprattutto la Chiesa non può accettare fra i sacerdoti un cattivo comportamento contrario alla volontà di Dio, così distrugge la propria credibilità. C?è purtroppo chi ha fatto propria l?ideologia omosessualista, ma si può accettare la falsità del mondo e introdurla nella Chiesa? Noi dobbiamo alimentarci alla Parola di Dio, alla Scrittura, alla Tradizione, al Magistero. Questi sono i punti del pensare come un cattolico. Dobbiamo dare al tempo moderno la buona risposta che viene da Dio. È il mondo che necessita la salvezza, e non Dio che ha bisogno della salvezza da parte del mondo.
Nei giorni scorsi è stata lanciata una petizione proprio per chiedere ai padri che parteciperanno al vertice in Vaticano di fermare la rete omosessuale, e uno dei punti riguarda proprio la reintroduzione del canone che punisce gli atti sodomiti.
Credo che la petizione sia legittima, c?è chi vuole negare la verità statistica per cui la stragrande maggioranza degli abusi commessi da sacerdoti sono atti omosessuali. A questa realtà non si può sfuggire. Chi la nega non vuole risolvere il problema. Non si devono sottovalutare anche gli abusi commessi sui seminaristi: è un peccato enorme, un crimine contro la dignità di questi uomini, ma anche nei confronti dei genitori che affidano i propri figli al sacerdozio, al vescovo, al seminario. Un vescovo che cade a questo livello è uno scandalo enorme. Immaginiamo cosa avrebbe fatto Gesù se uno degli apostoli avesse fatto questo con alcuni altri discepoli? Assurdo solo il pensarlo.
Però temo che anche queste iniziative dei laici vengano neutralizzate bollandole come una ribellione contro il Papa.
È una fissazione, anche il cardinale Kasper (in foto) è intervenuto più volte in questi giorni denunciando un complotto per far dimettere papa Francesco.
Purtroppo in Vaticano c?è chi spiega tutto quel che accade nella Chiesa con il fatto che ci sarebbero i nemici del Papa che stanno organizzando un complotto attraverso i siti internet. Da Italia, Stati Uniti, Germania, Francia, tutti insieme solo per creare problemi al Papa. È pazzesco. Non conosco tutte le motivazioni di altri, ma un cattolico è sempre a fianco del Papa, anche quando può avere opinioni diverse sulle quali è possibile discutere. I veri amici del Papa sono quelli che dicono la verità, che lo aiutano a trovare il cammino giusto, e non quelli che vogliono spingerlo nella propria direzione.
Ecco, a questo proposito il Papa e i suoi collaboratori più stretti quando parlano di abusi puntano il dito contro il clericalismo.
È un termine equivoco. Cos?è il clericalismo? Chi definisce questo concetto? E chi è clericale? Il termine è nato in Francia e Italia nel XIX secolo e serviva per attaccare la Chiesa come nemico della società moderna. Davvero vogliamo entrare in questa polemica contro noi stessi? Oppure vogliamo accusare Gesù che ha istituito il clero? Clero è il termine greco che troviamo negli Atti degli Apostoli quando gli 11 apostoli tirano a sorte per la sostituzione di Giuda e trasferiscono la sua ?parte? ? cleros ? a Mattia. Cleros quindi non è un gruppo di persone ma è la partecipazione all?autorità di Gesù Cristo che è stata trasferita agli Apostoli e ai loro successori. Non è certo questo clericalismo che può essere considerato colpevole di peccato contro il VI comandamento. I veri abusi di potere sono la simonia, il carrierismo o fare il cortigiano alla corte del Papa per ricevere la mitra, per essere premiato. Quando Machiavelli vale più del vangelo nell?esercizio della politica ecclesiastica, qui c?è l?abuso di potere. Parlare di clericalismo o mettere sotto accusa il celibato è una falsa strada che svia dalla vera causa del problema.
In effetti non sono pochi quelli che mettono in discussione il celibato come risposta agli abusi.
Al contrario, dobbiamo prendere sul serio il VI comandamento, la castità come attitudine, come virtù. Non è facile in questa cultura sessualizzata, ma è necessario se vogliamo trovare una via d?uscita a questo disastro che peraltro interessa tutta la società. La Chiesa indica una strada, bisogna riprendere la nostra antropologia. La Chiesa non va vista come organizzazione che distribuisce potere e prestigio, è famiglia di Dio che comporta familiarità fra tutti noi, la responsabilità l?uno per l?altro, il rispetto verso i bambini e i giovani. Mai vedere l?altra persona come oggetto di cupidigia. L?altro è sempre soggetto, mai oggetto, merita il rispetto.
In vista del vertice di fine febbraio c?è già chi cerca di approfittarne per sostenere che l?omosessualità vada accettata: non importa se un prete ha tendenze omosessuali, l?importante è che viva castamente. In Germania ci sono vescovi che si sono già dichiarati in questo senso.
Sarebbe un crimine contro la Chiesa: strumentalizzare il peccato per istituire o normalizzare un peccato contro il VI comandamento, è un crimine. Non c?è nessuna via che possa portare alla legittimazione di atti omosessuali o anche atti sessuali disordinati. Se crediamo in Dio, crediamo che i Dieci comandamenti sono l?espressione diretta della volontà salvifica di Dio verso di noi. Non sono comandamenti esteriori come le leggi positive che fa lo Stato; sono la sostanza della moralità dell?uomo e della sua felicità, sono l?espressione della vita, della verità di Dio.
Insomma si rischia di rovesciare l?antropologia cristiana?
È quello che alcuni si prefiggono, vogliono l?uomo che definisca se stesso. Dio per loro è solo il punto di riferimento per la propria autogiustificazione. Alcune persone mi hanno scritto che in gioventù hanno avuto certe esperienze omosessuali, ma poi hanno superato tutto e ora vivono felici in un matrimonio. Non sono idee, sono esperienze vere di persone, che dobbiamo ascoltare.
Quando si sveglia la sessualità ci possono essere momenti di confusione, ma questo non vuol dire che ci siano tendenze radicate. C?è chi invece vuole fare della omosessualità un dato ontologico.
Questo ci rimanda a quel documento sulla pastorale per le persone con tendenze omosessuali pubblicato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede nel 1986, in cui già si denunciava una rete gay all?interno e all?esterno della Chiesa che ha lo scopo di sovvertire la dottrina cattolica.
Sì, in genere non si manifestano pubblicamente, ma si possono riconoscere da alcuni comportamenti strani, dal modo in cui si presentano, da certe opinioni. Si sostengono l?un l?altro e attaccano personalmente quelli che sono di impiccio per la loro agenda, piegano la dottrina della Chiesa ai loro fini, fanno continue polemiche contro i cattolici ortodossi. Questo li rivela. Ma così distruggono non solo la dottrina ma anche le persone che dicono di volere aiutare. Usano le persone che hanno tendenze omosessuali per fare vincere la loro ideologia: abusano ideologicamente di queste persone.
Eppure, perfino il quotidiano dei vescovi italiani, Avvenire, sostiene che nella Chiesa c?è stata una svolta sull?omosessualità, che non c?è più riprovazione morale, e questo lo si dedurrebbe dall?esortazione apostolica Amoris Laetitia.
Questo non è vero, ma anche se fosse vero, un documento pontificio non può cambiare l?antropologia radicata nella creazione di Dio. È possibile che un documento pontificio o il Magistero della Chiesa non spieghi bene i dati della Rivelazione e della Creazione, ma il Magistero non costituisce la dottrina cristiana. C?è un modo di intendere il Magistero che non ha nulla a che vedere con la tradizione cattolica, si tratta il Papa come fosse un oracolo, qualsiasi cosa dice diventa verità indiscutibile. Ma non è così: molte cose sono opinioni private del Papa, quindi cose che si possono discutere. Se il Papa oggi dicesse che le parti sono più del totale, avremmo cambiato le strutture della matematica, della geometria, è assurdo. O se il Papa dicesse oggi che non possiamo più mangiare la carne degli animali, per nessun cattolico sarebbe proibito mangiare carne.
Lei vuol dire che se, per pura ipotesi, il Papa scrivesse un?enciclica ?vegetariana? questa non vincolerebbe i cattolici? Come mai?
Perché questo non fa parte della materia fidei. L?autorità del Papa è molto limitata. Alcuni vedono solo la sua autorità pubblica, quello che è riferito nei mass media e lo utilizzano secondo i propri pensieri, ma in realtà non accettano l?autorità del Papa così come è fondata nella nostra ecclesiologia.
A proposito di ecclesiologia, proprio nei giorni scorsi abbiamo denunciato sulla Nuova Bussola Quotidiana il caso di una messa ecumenica a Milano, in cui una ?pastora? battista ha proclamato il Vangelo, fatto l?omelia, distribuito l?Eucarestia dopo aver affiancato il prete nella consacrazione. E il parroco ha detto che la transustanziazione è solo uno dei modi di comprendere l?Eucarestia. Purtroppo questo tipo di ecumenismo non è un fatto isolato.
E un vescovo dovrebbe intervenire, perché purtroppo c?è una crassa ignoranza tra sacerdoti, vescovi e perfino cardinali: sono servitori della Parola di Dio ma non la conoscono, e non conoscono la dottrina. Se parliamo di transustanziazione, il Concilio Laterano IV, il Tridentino e anche il Vaticano II nonché alcune encicliche come la Mysterium Fidei (1965) hanno spiegato che con questa espressione la Chiesa constata la realtà della vera conversione del pane e del vino nella sostanza del corpo e del sangue di Gesù Cristo. I luterani credono nella presenza reale ma non nel senso cattolico, non credono nella conversione del pane e del vino. Non è differenza da poco. In Inghilterra al tempo di Edoardo VI ed Elisabetta I (XVI secolo) c?era la pena di morte per quanti credevano nella transustanziazione. Tanti cattolici sono stati martirizzati e non è che perdessero la vita solo per un modo fra i tanti di intendere l?Eucarestia, ma era per la realtà del sacramento.
San Tommaso diceva che è un peccato grave se i vescovi e i sacerdoti non conoscono la dottrina della Chiesa. È loro dovere. Sicuramente preti come quello di Milano avranno letto qualcosa di teologi di terza categoria, di quelli che scrivono senza conoscere la dottrina e dicono stupidaggini. Ma questo non può giustificare un atto quasi blasfemo. I protestanti non accettano nella loro fede il sacramento dell?ordine, quindi non possono essere a fianco di un sacerdote cattolico. Se il parroco fa così nega anche il sacramento dell?ordine, si è fatto protestante. Anche con gli ortodossi, di cui pure riconosciamo il sacerdozio sacramentale, non è possibile concelebrare perché manca la piena comunione.
Ma cosa può fare un fedele se si trova a una messa del genere?
Deve protestare pubblicamente. Ha il diritto di andare via o, se è capace, può dire qualcosa: ?Protesto contro questa desacralizzazione della Santa Messa?; ?Sono venuto qui per celebrare la messa cattolica non per partecipare a un costrutto di un parroco che non sa nulla della fede cattolica?. Quello della parrocchia di Milano non è vero ecumenismo, anzi è un colpo contro il vero ecumenismo.
Quale è il vero ecumenismo?
C?è il decreto del Concilio Vaticano II, Unitatis redintegratio, che ai capitoli 1 e 2 descrive i princìpi di un ecumenismo cattolico. Non esiste un ecumenismo in generale, c?è l?ecumenismo secondo i princìpi della fede cattolica, e gli altri hanno un ecumenismo secondo i loro princìpi. Con le altre confessioni cristiane non c?è solo una diversità nei contenuti della fede ma anche nell?ermeneutica della fede.
Per i cattolici gli anniversari sono diventati pericolosi. Dopo il Giubileo della Riforma luterana, con tutto il falso ecumenismo a cui ha dato impulso, ora arrivano gli 800 anni dell?incontro di san Francesco con il Sultano. E già cominciano i corsi di islam nelle parrocchie e gli imam invitati in chiesa a spiegare chi è Gesù per l?islam?
Già, ma scommetto che il parroco non va in moschea a spiegare il Concilio di Nicea. Per noi è un?offesa dire che Gesù è solo un uomo, che non è il figlio di Dio, come si fa a invitare qualcuno in chiesa per farsi offendere? Ma oggi nel cattolicesimo c?è una cattiva coscienza verso la propria fede e ci si inginocchia sempre davanti agli altri. Prima il giubileo di Lutero, ora questo di san Francesco: si usano per protestantizzare e per islamizzare la Chiesa. Questo non è vero dialogo, alcuni di noi hanno perso la fede e vogliono farsi schiavi degli altri per farsi amare.
Qual è il problema più grave per la Chiesa oggi?
La relativizzazione della fede. Sembra oggi complicato annunciare la fede cattolica nella sua integrità e con una retta coscienza. Eppure il mondo di oggi merita la verità e la verità è la verità di Dio Padre, è la verità di Gesù Cristo, la verità dello Spirito Santo. I falsi compromessi non servono all?uomo d?oggi. Invece di proporre la fede, educare la gente, insegnare alla gente, si tende sempre a relativizzare, si dice sempre un po? di meno, meno, meno, meno? Un esempio: invece di chiarire il senso del matrimonio, l?indissolubilità, si cercano le eccezioni, si va indietro; invece di parlare della dignità del sacerdozio, la sua gloria, dello splendore della verità dei sacramenti si riduce tutto a una occasione di essere insieme. C?è una orizzontalizzazione del cristianesimo, lo si riduce in modo da piacere agli uomini d?oggi, invece così si inganna la gente. Quando ci si trova con persone di altre religioni non possiamo unirci in una fede generalizzata. Si riduce la fede a una fede filosofica, Dio a un essere trascendente, e poi diciamo che Allah o Dio padre di Gesù Cristo sono la stessa cosa. Così come il Dio del deismo non ha nulla a che vedere con il Dio dei cristiani.
Il Papa sta insistendo molto sul concetto di Fraternità universale. Come deve essere intesa per evitare questa confusione?
Non mi sono piaciute tutte quelle grandi lodi dei massoni al Papa. La loro fraternità non è la fraternità dei cristiani in Gesù Cristo, è molto di meno. Non possiamo prendere come misura della fraternità quello che viene dalla Rivoluzione francese, che è ideologia, come il comunismo. Chi definisce chi è mio fratello? Ma noi siamo fratelli fra di noi perché siamo figli di Dio, perché accettiamo Cristo che si è fatto uomo. Questo è il fondamento della fratellanza.
Sulla base della creazione siamo tutti figli di Dio. In questo senso parliamo pure di fratellanza universale: non si può uccidere; anche in guerra quello che uccido è mio fratello. Tutti abbiamo un padre nel Cielo, ma questo padre si è rivelato in Israele, a Mosè, ai profeti e alla fine in Gesù Cristo. Se non eleviamo la naturale fraternità dell?uomo verso la fraternità in Gesù Cristo, noi gettiamo via la dimensione soprannaturale e naturalizziamo la grazia. Una religione universale non esiste, esiste una religiosità universale, una dimensione religiosa che spinge ogni uomo verso il mistero. A volte si sentono idee assurde, come quella del Papa ?capo di una religione universale?, ma è ridicolo. Pietro è Papa per la sua confessione o professione di fede: ?Tu sei Il Cristo, il figlio del Dio vivo?. Questo è il Papa, non il capo dell?Onu.
Fonte: http://www.lanuovabq.it/it/mueller-i-veri-nemici-del-papa-sono-i-cortigiani
L'articolo Card. Müller: il gender è anche dentro la Chiesa proviene da Totus Tuus Network.
I cattolici che hanno «pubblicamente e ostinatamente promosso» l?aborto, hanno «scelto una posizione che è chiaramente fuori dalla comunione con la Chiesa».
A dirlo è mons. Doran, vescovo irlandese. Nel suo Paese, l’1 gennaio, è entrata in vigore la nuova legge sull’aborto.
Sulla stessa linea le affermazioni dell?arcivescovo metropolita di Armagh (la diocesi fondata da san Patrizio), Eamon Martin.
L?1 gennaio la Chiesa cattolica ha celebrato la Divina Maternità di Maria, la donna che con il suo sì ha dato alla luce il divin Bambino venuto nel mondo per offrirci la salvezza e liberarci dal potere di Satana.
Sempre l?1 gennaio, in Irlanda, Paese dalla grandissima ma oggi perlopiù smarrita tradizione cristiana, è entrata formalmente in vigore una delle leggi sull?aborto più radicali al mondo, che consentirà per qualsiasi motivo l?uccisione dei bambini fino a 12 settimane di gravidanza, termine estendibile in altri casi (pericolo per la salute fisica e mentale della donna, fattispecie soggetta a valutazioni fortemente arbitrarie) fino a quando il bambino non ha raggiunto la capacità di vivere autonomamente fuori dal grembo materno (il che avviene, in base all?esperienza medica, dopo 21-24 settimane).
Davanti alle pressioni dei politici abortisti volte ad attuare la legge (approvata dal parlamento solo il 13 dicembre) già dall?1 gennaio, molti ospedali hanno protestato spiegando di non essere ancora pronti, per la scarsità di macchine ad ultrasuoni, la mancanza di linee guida e di personale formato a praticare l?aborto, argomentando che ciò rappresenta un rischio per la vita delle stesse madri.
Eppure il governo, con a capo Leo Varadkar, apertamente gay, si è rifiutato di concedere una dilazione fino a febbraio o marzo, insistendo sull?avvio del ?servizio? già dal primo dell?anno. «Può non essere disponibile in ogni singolo ospedale e in ogni singolo luogo, ma il servizio sarà disponibile», aveva dichiarato Varadkar a dicembre. Come a dire che la cosa davvero importante e (diabolicamente) simbolica, per i fautori della cultura della morte, era che il ?nuovo corso? dell?Irlanda avesse inizio l?1 gennaio.
Di fronte a questo svilimento della vita umana, il vescovo di Elphin, Kevin Doran, ha ammonito i cattolici che hanno «pubblicamente e ostinatamente promosso» l?aborto «per ragioni politiche o ideologiche» o «per il loro avanzamento personale». L?occasione per questo ammonimento, come riferisce il settimanale cattolico The Tablet, è stata l?omelia tenuta l?1 gennaio alla cattedrale dell?Immacolata Concezione di Sligo, dove ha espresso la sua «autentica tristezza» per i politici battezzati che hanno portato avanti la campagna referendaria per l?abrogazione dell?Ottavo emendamento, ossia la norma che assicurava protezione costituzionale sia alla madre sia al nascituro.
Doran, una delle voci più coraggiose della Chiesa irlandese, rimasta in buona parte silente e timida nella fase di avvicinamento al referendum del 25 maggio 2018, ha esortato i politici a pentirsi per il danno fatto e «tornare al Vangelo della vita», avvertendoli che con la promozione dell?aborto hanno «scelto una posizione che è chiaramente fuori dalla comunione con la Chiesa». Essendo questa il Corpo mistico di Cristo, chi se ne distacca in piena avvertenza e deliberatamente con le sue azioni sta di fatto scegliendo – in assenza di pentimento – di non essere salvato. Perciò il vescovo, pensando al bene delle anime, ha aggiunto: «Non ha senso fingere il contrario». Doran ha spiegato che i rappresentanti politici hanno un particolare carico di responsabilità perché le loro decisioni non influenzano solo loro stessi bensì l?intera società.
Nella sua omelia il vescovo non ha mancato di definire «tragico» il «frutto dell?azione politica» celebrato dal governo e consistente nell?inizio ufficiale dei ?servizi? abortivi proprio nella solennità della Divina Maternità di Maria. «Questa negazione del fondamentale diritto alla vita, a prescindere da ciò che dice la gente, indebolirà indiscutibilmente il bene comune della nostra società. Danneggerà la pace interiore di madri, padri, nonni, medici e infermieri e di tutti coloro che ne saranno direttamente toccati». Ha poi criticato la quantità di energie politiche usate per raggiungere un «obiettivo fondamentalmente distruttivo» come l?aborto, quando queste energie si sarebbero potute impiegare per aiutare le famiglie senza una casa propria nonché coloro che sono bloccati nei centri irlandesi per i richiedenti asilo, i malati che attendono per accedere alle cure essenziali, i poveri e gli anziani. Doran ha quindi ringraziato le persone che si sono spese pubblicamente, a rischio anche della propria carriera, per difendere il diritto alla vita. Già pochi giorni dopo il referendum, il vescovo di Elphin aveva invitato i battezzati che si erano espressi a favore dell?abrogazione dell?Ottavo emendamento ad accostarsi al sacramento della Confessione per riconciliarsi con Dio.
Sulla stessa linea le affermazioni dell?arcivescovo metropolita di Armagh (la diocesi fondata da san Patrizio), Eamon Martin, lo stesso prelato che in un?intervista con il Sunday Times, nel maggio 2013, aveva avvertito i politici che agiscono per introdurre leggi abortiste a non tentare di ricevere la Comunione, fatta salva una reale contrizione. Martin ha ricordato che rimane gravemente immorale privare della vita una persona innocente, qualunque sia il suo stadio di sviluppo. «Cooperare a un tale atto, sostenendolo direttamente o indirettamente, sia come atto individuale che come politica sociale, sarà sempre gravemente sbagliato». Perciò, ha aggiunto il primate di tutta l?Irlanda, le vite di una donna e del suo bambino non ancora nato devono continuare a essere ugualmente meritevoli di amore, rispetto e protezione. «Qualsiasi legge che suggerisca il contrario non ha forza morale. In buona coscienza non può essere sostenuta; bisogna resistere a essa e noi dobbiamo continuare a chiedere e lavorare diligentemente per la sua limitazione, correzione e abrogazione», sapendo che quest?ultima, in presenza di una legge ingiusta, rimane l?obiettivo irrinunciabile di ogni autentica cultura della vita, come san Giovanni Paolo II ribadì efficacemente nell?Evangelium Vitae.
Inoltre, ha proseguito Martin, «nessuno dovrebbe essere costretto, contro la propria coscienza, a partecipare all?aborto o indirizzare pazienti ad altri per abortire». La legge non prevede la possibilità di obiezione di coscienza per gli ospedali, nemmeno se cattolici, anche se la Conferenza episcopale irlandese aveva già annunciato a giugno, attraverso la pubblicazione di un codice etico, che opporrà resistenza. Le nuove disposizioni abortiste pongono serie restrizioni pure all?esercizio individuale dell?obiezione di coscienza da parte di medici e ostetriche, le cui rimostranze sono rimaste in larga parte inascoltate.
Ermes Dovico per [www.lanuovabq.it]
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La Regione Emilia-Romagna si accinge a concedere il patrocinio a tutti i Gay Pride che si svolgeranno nel territorio regionale e, comunque, a prendervi parte con una propria rappresentanza istituzionale, definendo con gli organizzatori ulteriori modalità di adesione (1).
Perché una Regione a maggioranza ?rossa? (58% dei consiglieri) è così determinata nell?imporre ai suoi cittadini l?agenda gender?
Una risposta viene da ?La guida ai Pride per militanti ? livello base? del partito Rifondazione Comunista (2), che chiarisce: «la nostra lotta per la liberazione dei corpi e per l?autodeterminazione non si basa semplicemente su un generico concetto di libertà». Pertanto, nulla di liberale o libertario, ma il riferimento è all?eliminazione delle «diseguaglianze culturali e materiali» (ibidem), ossia al tema dell?egualitarismo.
Se, da un lato, costruire una ?società degli uguali? è un?idea fondativa di ogni forma di socialismo ? da Platone (3) all?attuale ?socialismo del welfare? (4), passando per i movimenti ereticali medievali e gli utopisti del XVIII secolo ?, dall?altro lato, abolire ogni disuguaglianza ne è un obiettivo prioritario. Sembra pertanto logico che come il gramscismo ? di cui si è già detto in queste pagine (5) -, anche il socialismo marxista abbia uno stretto legame con il movimento LGBT. Un legame che mira ad abolire qualsiasi istituto naturale, quali la ?religione, famiglia e proprietà?, in quanto dà origine a diseguaglianze.
Di conseguenza, è in vista di una società egualitaria che, governi e amministrazioni di orientamento socialista ? non solo Rifondazione Comunista ?, sposano completamente l?agenda LGBT e legiferano per la «radicale rimessa in discussione dei ruoli maschile e femminile [?] legge contro l?omotransfobia [?] scuola che decostruisca il sessismo e educhi al riconoscimento della molteplicità delle differenze [?] piena e reale libertà di scelta sulle proprie vite e i propri corpi [?] fecondazione assistita, anche eterologa, a prescindere dallo stato di famiglia [?] matrimonio egualitario e riconoscimento pieno dell?omogenitorialità [?] ridefinizione dei criteri relativi all?adozione, consentendola anche a single e persone omosessuali» (ibidem).
Lo stretto legame tra movimento LGBT e socialismo è tutt?altro che scontato: basti pensare che i nostri Pastori ritengono che gli italiani vivano in «una realtà sociale in cui dominano, nella vita quotidiana, l?individualismo, il consumismo, l?utilitarismo e il nichilismo» (6). Questi aspetti sono senz?altro presenti, ma non si può ignorare che in Italia lo Stato interviene su ogni aspetto del quotidiano, decidendo la vita delle persone ?dalla culla alla bara?: e ciò si chiama socialismo del welfare.
A riprova di ciò, va constato che i principali promotori della stessa ideologia gender non sono dei movimentucoli liberal-libertari, ma la scuola di Stato e le amministrazioni locali di cultura socialista. Se si sbaglia a identificare il nemico, certamente si perderà la guerra.
tratto da: [https:]
NOTE.
(1) Risoluzione già approvata nel 2018 in Commissione Parità, di prossima discussione in aula: [https:]]
(2) Cfr. PRC, ?La guida ai Pride per militanti ? livello base?, in [www.rifondazione.it]
(3) Cfr. Giuseppe Toniolo, Il socialismo nella storia della civiltà, LEF 1903.
(4) Cfr. Johannes Messner, El experimento ingles del socialismo, Rialp 1957.
(5) Cfr. [https:]]
(6) Card. G. Bassetti, prolusione al Festival della Dottrina sociale a Lamezia Terme del 20/9/18, in: [https:]]
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La nuova giunta è fermissima nella coraggiosa sospensione dei percorsi «Gender» nelle scuole, iniziato dal centro sinistra nella precedente legislatura, e sospeso dal nuovo governatore della provincia autonoma di Trentino Maurizio Fugatti in perfetto accordo con l?assessore alle politiche sociali Stefania Segnana e l?assessore all?istruzione Mirko Bisesti.
Via libri, testi, cd-rom e percorsi di educazione che di nascosto dai genitori conducono i bambini all’omosessualismo: la commovente lettera di una mamma.
Alcuni politici di centrodestra sono stati minacciati di morte, colpevole solo di aver rilasciato delle dichiarazioni contro l?indottrinamento gender in Trentino.
Le cosiddette lezioni, secondo le docenti del gender trentine, dovevano servire a prevenire e contrastare fenomeni di bullismo, violenze di genere, o per combattere il fenomeno dell?omofobia, peraltro assente da sempre in Trentino. Come sempre accade, tutto ciò era solo un pretesto. Secondo diversi osservatori, alcuni dirigenti e genitori le lezioni gender non erano altro che una forma di indottrinamento subdolo rispetto a tematiche come la sessualità o i modelli di famiglia (fonte: https://www.lavocedeltrentino.it/2019/01/04/ecco-i-libri-ritirati-dalla-scuole-trentine-che-hanno-portato-alla-sospensione-del-percorso-gender/).
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È iniziato l?iter di esame dei percorsi di educazione di genere sospesi dall?assessorato alle pari opportunità guidato da Stefania Segnana (Lega), che ha intravisto nell?iniziativa una possibile promozione nelle scuole di perversioni sessuali e dell’idelogia omosessualista.
«Analizzeremo i fascicoli dei progetti in questi giorni. Manteniamo la nostra posizione iniziale: se si organizzano dei corsi dedicati al rispetto, per contrastare bullismo e violenza sulle donne, va benissimo. Sarebbe sbagliato non promuovere questo genere di iniziative. Non si devono però toccare tematiche legate alla sessualità e discorsi che riguardano teorie gender».
Egregio direttore,
in qualità di genitore voglio esprimere la mia assoluta condivisione della scelta operata dall?assessore Segnana, di sospendere, nelle scuole trentine, tutti i progetti scolastici finalizzati a promuovere l?ideologia gender.
Come è ormai noto quest?ideologia viene propinata alle giovani generazioni mascherata all?interno di progetti il cui fine dichiarato consiste nella lotta al bullismo o alla violenza sulle donne, ma che hanno invece lo scopo ultimo di insinuare nelle menti dei ragazzi che l?identità sessuale sia una scelta e non invece un dato biologico; che la generazione dei figli possa avvenire attraverso vie diverse dalla famiglia naturale; che avere una mamma e un papà sia uguale ad avere due ?mamme? o due ?papà?.
Ovviamente tali tesi, di per sé assurde in quanto prive di fondamento nella realtà, sono presentate con termini carichi di valenze positive, come amore, rispetto, diritti civili, parità ecc. in modo che non emergano minimamente le gravi criticità che esse presentano.
Se il gender è fluido, il pensiero che lo esplicita è quanto meno fumoso.
Si pensi ad esempio ai libretti quali ?Piccolo Uovo?, il ?Bell?Anatroccolo? o ?Perché hai due mamme?: zuccherosi, mielosi fino a stomacare, rappresentano le nuove famiglie con parole e illustrazioni da ?mulino bianco?.
Ogni pensiero critico è così rintuzzato sul nascere: si può essere forse contro l?amore? O a favore del bullismo? O della violenza contro le donne?
Nessuno invita a chiedersi, come sarebbe ovvio, come abbiano potuto quelle due mamme o quei due papà generare un figlio, posto che madre natura è tetragona alla teoria gender e insensibile al fascino dei nuovi diritti e continua quindi ad affidare la procreazione all?incontro fra un uomo e una donna.
L?orrore dei nuovi diritti emerge chiaramente quando qualcuno osa dire che quel bambino ha un padre biologico di cui è stato volontariamente privato, o peggio ancora che quel bambino è stato comprato, avvalendosi di utero in affitto.
E?questa l?impresentabile realtà che si staglia sullo sfondo delle nuove famiglie con due mamme e due papà. Meglio non evidenziarla e continuare a sproloquiare di ?amore?.
Ogni obiezione, peraltro dettata non da profondi ragionamenti ma dal buon senso e dalla realtà delle cose, è rimasta spesso in questi anni a livello di pensiero non detto, perché i genitori, quando e se venivano informati dei progetti scolastici di indottrinamento dei loro figli, e anche molti insegnanti, hanno subito la dittatura del politicamente corretto per il timore di essere additati, e spesso anche aggrediti, dai paladini dell?amore e della non violenza.
Oggi finalmente qualcuno a livello istituzionale, e quindi dotato dell?autorità che viene dall?investitura popolare, ha il coraggio di mettere in discussione un?ideologia certamente minoritaria, ma anche aggressiva ed arrogante, che pretende il riconoscimento di falsi diritti, quale è quello di essere equiparati alla famiglia naturale e di generare dei figli, aggirando le leggi della natura e spesso anche sfruttando una donna come un contenitore.
Sappia l?assessore Segnana che la stragrande maggioranza dei genitori degli alunni trentini è con Lei.
Oserei dire anche che una delle ragioni del successo elettorale della coalizione di cui l?assessore fa parte è certamente l?insofferenza per una politica che, a livello nazionale e locale, è stata ostaggio per anni di questioni assolutamente lontane dai problemi reali della maggioranza dei cittadini.
Si vedano ad esempio le innumerevoli sessioni del Parlamento e anche del Consiglio provinciale per promuovere leggi contro l?omofobia, mentre i cittadini si chiedevano sommessamente se non ci fosse ben altro da fare di più urgente e rilevante per il bene comune.
Plaudo quindi alla iniziativa dell?Assessore provinciale all?istruzione e spero che non si lasci intimidire dalla grancassa mediatica che si è scatenata allo scopo di farla desistere, ma continui a lavorare perché la scuola sia luogo di trasmissione del sapere e non di indottrinamento dei giovani per gli interessi di una minoranza.
Caterina Sandri ? Trento
da: [https:]
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