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Giovanni Pietro Pinamonti nacque nel 1632 a Pistoia, in Toscana, figlio di Caterina Campanelli e Giovanni Pinamonti del Terchio. Nel 1647, a Roma vestiva l’abito della Compagnia di Gesù, compiendo gli studi di Retorica e di Filosofia, completando il corso scolastico di Teologia. Dal 1664, insieme a Paolo Segneri, iniziava l’attività nelle missioni, dedicandosi particolarmente alle confessioni. Sulla sua attività di missionario scrive il Segneri, in Il Cristiano Istruito nella sua legge, Venezia, Paolo Baglioni, 1687:
«Ma perché dissi di presentarla sol’io? Ad essi le presenta con esso me, chi, se non dubitassi di fargli un torto, direi che non so distinguere da me stesso. E questi il Padre Gian Pietro Pinamonti, mio collega individuo nelle Missioni; il quale siccome da ventidue anni ha veduto con esso me quanto sia il bisogno dei Popoli abbandonati della Parola Divina per le campagne, così già da gran tempo mi ha stimolato vivamente quest’Opera, fino a congiunge meco indefessamente le mie fatiche in divisarla, in disporla, ed in trarla a fine. Dunque come uniti di cuore, così di sensi, la presentiamo ai Sacri Missionari»
Padre Pinamonti ricoprì l’incarico di Superiore alle Case dei Novizi di Roma e Firenze. Fu sepolto nella Cappella dell’Immacolata Concezione di Orta.
Padre Pinamonti per il suo carattere umile e pacifico lasciò a Padre Paolo Segneri l’onore di pubblicare i suoi scritti. Esso seguì la traccia del correligionario Alfonzo Rodriguez, spagnolo (1526_1646) che lasciò Esercizio di Perfezione, tradotto in italiano da Tiberio Putignano. Certamente fu presente ai voti solenni di Daniello Bartoli, emessi a Pistoia il 31 luglio 1643 storiografo della Compagnia di Gesù.
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Paolo Segneri è stato un gesuita, scrittore e predicatore italiano. Celebre è il suo quaresimale, che comprende prediche composte a Pistoia e recitate nelle più importanti città di tutta Italia. Grande è la sua fama come predicatore e molta, pare, la sua efficacia missionaria, dovuta forse anche al fatto che rifugge dallo sfoggio di erudizione.
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Mons. Giovanni Battista Guzzetti (Turate, 20 novembre 1912 ? Milano, 26 giugno 1996).
Dopo aver frequentato il seminario arcivescovile di Milano fino alla prima Teologia, proseguì gli studi presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma risiedendo al Pontificio seminario lombardo. II 5 aprile 1936 fu ordinato sacerdote e nel gennaio 1937 si laureò in Teologia. Dal 1938 al 1947 insegnò filosofia nel seminario liceale di Venegono Inferiore, dal 1948 al 1986 insegnò teologia morale nel quadriennio teologico. Dal 1939 al 1986, inoltre, insegnò teologia morale prima nel biennio per la laurea alla Facoltà teologica milanese, poi nei corsi di specializzazione della Facoltà teologica dell’Italia settentrionale.
Dal gennaio 1948 al dicembre 1965 diresse ?La scuola cattolica?, rivista del seminario diocesano.
Nel 1951, sotto il patrocinio dell’Istituto Giuseppe Toniolo, fondò la Scuola di studi sociali per il clero e la diresse fino al 1969; il 30 novembre 1961 diede vita all’Istituto superiore di scienze religiose che diresse fino al 1991.
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La Conferenza Episcopale Italiana ha stabilito un energico giro di vite sugli abusi liturgici, emanando una circolare per tutti i sacerdoti, perché pongano fine ad atti che non rispettano la natura del culto pubblico della Chiesa. Il cardinale Zuppi ha firmato un documento che prevede sanzioni verso i sacerdoti protagonisti di liturgie fai-da-te.
Non ci credete?
Fate bene, perché per i vescovi italiani le priorità sono la Costituzione, il cambiamento climatico e il sostegno di Bruxelles.
Non così però per i confratelli nigeriani, che invece hanno realmente preso carta e penna per comunicare ai loro sacerdoti che di abusi liturgici ne hanno abbastanza.
Con una dichiarazione del 15 agosto scorso (vedi qui), la Conferenza Episcopale Nigeriana (CBCN) ha fermamente condannato l’«aumento allarmante nella nostra nazione di aberrazioni durante il culto, commesse da alcuni nostri preti». Nel documento, che porta la firma del presidente della CBCN, mons. Lucius Iwejuru Ugorji, arcivescovo di Owerri, lamentano soprattutto «deviazioni dalle preghiere prescritte e dalle rubriche della Messa, inclusa la preghiera eucaristica» ed un «trattamento irriverente dell’Eucaristia», con particolare riferimento all’uso di camminare in mezzo alla navata con il Santissimo sacramento, benedicendo le persone agitando l’ostensorio a mo’ di aspersorio.
Altri abusi vengono ripresi dai vescovi nigeriani: presenza di musica non liturgica o addirittura profana nella liturgia, danze indecenti, continua raccolta di offerte durante la celebrazione eucaristica, utilizzo della predicazione per finalità che non le sono proprie, invenzione di riti e benedizione di oggetti che la Chiesa non include tra i sacramentali e, più in generale, una mancanza di preparazione adeguata delle celebrazioni liturgiche.
Si tratta di un elenco di abusi che evidentemente colpiscono le chiese cattoliche della Nigeria (in buona parte sovrapponibile a quanto accade da noi), ma che manifestano un atteggiamento di fondo, adeguatamente colto e stigmatizzato dai vescovi: «queste azioni non sono semplicemente errori di valutazione; sono violazioni dell’ordine sacro e come tali devono essere trattati. Ricordiamo ai nostri sacerdoti che l’altare non è un palcoscenico teatrale e che la liturgia neppure è un luogo di innovazione». Si trova qui il cuore di questa dichiarazione: la liturgia risponde a un ordine sacro che non è a disposizione dell’arbitrio degli uomini, nemmeno se preti o vescovi, qualunque sia la loro più o meno lodevole intenzione. Note di benedettiana memoria.
«La liturgia è un’anticipazione del banchetto celeste, un incontro sacro con la divinità, e dev’essere sempre condotta con la più grande solennità e il più grande rispetto. Qualsiasi atto che sminuisce questo incontro sacro dev’essere condannato e corretto con la serietà che merita», continua la dichiarazione. In un contesto di aperta e sanguinaria persecuzione dei cristiani, i vescovi nigeriani fanno quadrato per difendere il primato di Dio, nel culto liturgico a lui dovuto. Ai loro occhi evidentemente non è una minaccia meno grave quella che nasce dall’interno della Chiesa, dal cuore del santuario, dalle mani e dalle labbra dei sacerdoti, di quella che proviene dai gruppi di islamisti.
In un Paese dove, nel solo 2022, quasi 6mila cristiani sono stati uccisi, oltre 2mila chiese distrutte, 124mila persone sono state allontanate con forza dalle loro case, dove continuano l’assassinio e il rapimento di laici e chierici, i vescovi hanno la lucidità e lungimiranza di mettere in guardia i sacerdoti dal violare l’ordine sacro nella sua forma esterna. Visione pienamente illuminata dalla fede e animata dalla virtù di religione: quella di celebrare i santi misteri, continuano i vescovi, «non è una responsabilità da prendere alla leggera, né una responsabilità che permette un’interpretazione personale. Questo si può ottenere solo quando la liturgia viene celebrata con il decoro, la riverenza e la fedeltà che essa richiede. Gli abusi e le deviazioni relative alla forma prescritta non sono solamente inaccettabili, ma costituiscono un grave danno per i fedeli e per la Chiesa».
Chiesa e fedeli: sono quasi una rarità i sacerdoti consapevoli che non hanno alcun diritto di alterare, sminuire o modificare i sacri riti approvati dalla Chiesa: «la Chiesa ci ha dato delle direttive chiare sul modo in cui la liturgia dev’essere celebrata, e queste direttive devono essere seguite senza eccezioni. La fedeltà alle leggi della Chiesa non è facoltativa, ma obbligatoria. I fedeli non meritano altro che la celebrazione corretta e rispettosa dei misteri della nostra fede».
I fedeli, appunto, le vittime dei gusti personali dei preti e delle commissioni liturgiche: vittime quando il loro diritto di poter partecipare alla sacra liturgia, senza ?additivi? e senza minimalismi essenzialisti, viene calpestato, con loro grande sofferenza; doppiamente vittime quando seguono entusiasti le creatività liturgiche dei loro pastori.
Come nelle visioni dell’Apocalisse, la purezza del copioso sangue dei martiri entra nella liturgia che unisce cielo e terra, liturgia descritta con minuziosità da San Giovanni nelle forme della sua sollemnitas, senza la quale essa non è, nella migliore delle ipotesi, che un semplice esercizio di devozione personale e nelle peggiori una vera e propria manipolazione di ciò che spetta a Dio solo.
La Nigeria è davanti ai nostri occhi per capire qual è la direzione da prendere, per uscire dalla grave crisi che attanaglia la Chiesa e rischia di farla estinguere: glorificare Dio con il sacrificio della vita; glorificare Dio con la solennità e il profondo rispetto dei sacri riti. E la Chiesa in Nigeria, pur con tutte le sue ombre e i suoi limiti umani, scoppia di battesimi e vocazioni. La nostra languisce, mentre è tutta indaffarata a perseguitare il rito antico.
Luisella Scrosati, per la Nuova Bussola del 24/8/2024
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Da quando il cardinale di Bologna ci ha sottratto la Chiesa assegnataci dal suo predecessore (per renderla di esclusiva gestione del clero), il Comitato FattiSentire.org si è, pian piano, dissolto.
Tuttavia, alcuni amici ancora chiedono indicazioni per la preferenza da dare alle prossime elezioni regionali (17-18 novembre).
Oltre a quanto diffuso da fattisentire.org in occasione delle ultime elezioni europee (fattisentire.org/verso-le-elezioni-europee-appunti/ ), occorre ricordare che il 24/1/2023 tutti i deputati emiliano-romagnoli del centro-destra (con la sola eccezione dell’On. Bignami) hanno votato a favore della legge abortista 194/78 (cfr. [https:]] ).
Perciò, prima di votare, è bene che ciascuno di noi verifichi che chi ci chiede la preferenza sia per l’abolizione della legge abortista.
Se mancasse un candidato votabile, una forma di protesta è quella di dare la preferenza al candidato di centro-destra con meno possibilità di essere eletto o all?ultimo della lista.
Per i residenti a Bologna, suggeriamo di dare la preferenza al solo Avv. Francesco Sassone (Fratelli d’Italia), che in passato ha condiviso e supportato le battaglie di fattisentire.org.
FattiSentire.org
Bologna, 13/11/2024
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Cornelio A Lapide. Originario di Bucold, villaggio dello stato e della diocesi di Liegi, Cornelis Van den Steen nacque nel 1566 ed entrò molto giovane nella Compagnia di Gesù. A 28 anni era professore di lingua sacra e di Sacra Scrittura al collegio di Lovanio; diciannove anni dopo pubblicava per obbedienza mirabili Commentari sulle Epistole di S. Paolo, e prendeva un posto di primo piano tra gli esegeti cattolici. Fu poi chiamato a Roma per reggere la cattedra di Sacra Scrittura al Collegio Romano. Alla sua morte (avvenuta a Roma, il 12 marzo 1637) lasciò dieci enormi volumi in-folio a due colonne, dì lavori sull?antico e sul nuovo Testamento. Note biografiche più approfondite sono accluse al libro ?Figura di S. Paolo? (scaricabile su questo stesso sito).
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Padre AVIDANO Francesco, nato a Treiso (CN) il 5 gennaio 1895. Direttore spirituale e poi superiore a Casale Monferrato. Il suo nome è soprattutto legato all’opera della Propaganda Mariana e alla rivista Ecce Mater Tua. Morì a Casale Monferrato il 2 febbraio 1971.
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Beato Bartolo Longo Sposo, Avvocato, Terziario domenicano, Fondatore
Festa liturgica: 5 ottobre
Latiano, Brindisi, 10 febbraio 1841 ? Valle di Pompei, Napoli, 5 ottobre 1926
Bartolo Longo nacque a Latiano, in provincia di Brindisi, ma si trasferì a Napoli per studiarvi Giurisprudenza. Messo in crisi nella fede dalle idee atee e materialistiche, si lasciò coinvolgere nelle pratiche dello spiritismo. Aiutato da un gruppo di santi amici e da saggi consiglieri spirituali, riprese ad accostarsi ai Sacramenti. Inviato dalla contessa Marianna Farnararo vedova De Fusco come amministratore dei suoi beni fondiari nella cittadina di Valle di Pompei, si diede alla diffusione della preghiera del Santo Rosario tra i contadini, bisognosi di riscatto morale e spirituale. Convinto che «chi propaga il Rosario è salvo», costruì non solo una chiesa più grande di quella preesistente, ma un vero e proprio Santuario, con opere caritative annesse. Sposò la contessa per mettere a tacere i pettegolezzi sul loro conto: con lei fu padre degli orfani e dei poveri. Fino all?ultimo scrisse, pregò, lavorò instancabile per la Madonna, la sua dolce Regina e Signora. Morì a Pompei il 5 ottobre 1926. È stato beatificato il 26 ottobre 1980. I suoi resti mortali sono venerati nella cappella a lui dedicata, annessa al Santuario della Beata Vergine del Rosario di Pompei.
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Autore: Padre Giuseppe Boero S.J.
Storico gesuita (Isolabona, Imperia, 1814 – Roma 1884); archivista e postulatore generale, assistente (1876-83) per la provincia d’Italia; ha lasciato varî scritti apologetici della Compagnia e agiografici (Vita del p. Pietro Canisio, 1864), ha curato la pubblicazione di opere inedite (di Paolo Segneri e altri) e la ristampa ufficiale dell’Institutum Societatis Jesu (1869-70).
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Di fronte alla crisi politica e sociale che sta attraversando il Venezuela, i cardinali Baltazar Porras e Diego Padrón sentono il dovere di offrire una riflessione profonda e una posizione chiara in linea con gli eventi recenti, attraverso una lettera pubblica che rifiuta la possibilità di dialogo con il regime di Nicolas Maduro.
Traduzione di Marinellys Tremamunno – tratto da: [https:]
Una riflessione fraterna e in comunione davanti alla realtà nazionale
I. Introduzione
Al fine di presentare una riflessione e una presa di posizione in linea con lo sviluppo degli eventi, guardando al futuro per accompagnare meglio il nostro popolo che si sente addolorato e deriso, vi offriamo la nostra riflessione, poiché ci è toccato in sorte essere presenti in mezzo all?uragano.
II. Elementi per l?analisi
Il processo elettorale venezuelano dello scorso 28 luglio non si è concluso a favore del leader del partito di governo, l?attuale presidente della Repubblica.
In modo civile ed esemplare, il popolo si è espresso, con una maggioranza schiacciante, contro di lui e ha deciso un cambiamento nell?orientamento generale del regime di governo. Questo era il sentimento generale della popolazione, prima dello scrutinio elettorale, riflesso in numerosi sondaggi. La reazione del governo venezuelano è stata, fino ad ora, negare categoricamente la vittoria dell?opposizione e, senza mostrare prove, che sono i verbali elettorali (che devono essere un autentico riflesso dell?espressione popolare materializzatasi nelle urne), ha proclamato ufficialmente vincitore l?attuale presidente Nicolás Maduro Moros.
Di conseguenza, un?immensa ed eterogenea maggioranza della popolazione, sorpresa dall?assurdità, si è riversata nelle strade per protestare contro tale comportamento ufficiale e per reclamare il rispetto della sua volontà sovrana.
Il governo ha nuovamente reagito utilizzando la forza della polizia e di gruppi armati per reprimere le legittime e ampiamente pacifiche proteste, fino a provocare una ventina di morti, numerosi feriti e l?incarcerazione indiscriminata di un migliaio di avversari politici, costruendo un racconto, una narrativa a propria misura e scaricando sull?opposizione la responsabilità di tutti i disordini che hanno origine nella repressione fomentata dai sostenitori di Maduro.
Allo stesso modo il governo, invece di costruire ponti con la coalizione dell?opposizione per facilitare il riconoscimento della verità elettorale, premessa per una transizione politica democratica e pacifica, ha allargato il divario, considerandola nemica, e ha deciso di annientarla con la repressione, il carcere, la violenza e la morte.
La logica da ?colpo di stato? costruito ad hoc, in cui è immerso il governo, lo porta a non curarsi in prima istanza dell?opinione internazionale, che gli chiede, quasi all?unanimità, di mostrare la totalità degli atti con il dettaglio degli scrutini dei seggi.
Questa richiesta generalizzata, in sintonia con il clamore interno, è che risplenda la verità e che, come segno della realtà accaduta e garanzia di convivenza pacifica e legittimità sociale ed etica, il governo consegni gli atti e si confermino i risultati.
Al contrario, ci sono indizi che il regime stia ?fabbricando? altri atti a proprio vantaggio. È noto che sono stati intimiditi responsabili e testimoni dei seggi dell?opposizione, affinché li firmassero. Tuttavia, esiste la convinzione che ciò che potrebbero fare o offrire non oscurerà l?immagine già diffusa a livello mondiale della frode. A questo si aggiunge la proclamazione irregolare di un presunto vincitore, fatto che tecnicamente costituisce inoltre un?usurpazione. Sono state superate tutte le barriere che potevano conferire legittimità al regime.
I metodi repressivi del governo hanno ampiamente ?pacificato?, cioè ?controllato? e ridotto le manifestazioni popolari. Tuttavia, senza abbandonare del tutto la fase fin qui descritta, di fronte alle reazioni interne ed esterne, il governo ha abilmente cambiato rotta e ha fatto sì che il processo post-elettorale entrasse in una nuova fase di natura diversa, quella giudiziaria.
Il presidente della Repubblica in persona ha presentato un ricorso alla sezione elettorale del Tribunale Supremo di Giustizia (TSJ), la sua massima istanza nazionale, ignorando l?autonomia del potere elettorale e chiedendo che sia il potere giudiziario a dirimere il conflitto. Con questa azione, il governo, che controlla l?arbitro supremo, lo utilizzerà a proprio favore e, con il trattamento giudiziario della questione, ?distrarrà?, guadagnerà tempo e, contemporaneamente, tenterà di creare una nuova opinione pubblica, un racconto o una narrativa favorevoli alla sua vittoria elettorale, non dimostrata. Questa nuova fase è in pieno sviluppo.
Qui e ora entreranno in gioco la sintonia con la base popolare, la scienza giuridica e l?abilità politica dell?opposizione. Ma il conflitto può prolungarsi, continuare a rimanere attivo, e potrebbero riaccendersi la protesta di strada assieme ad altre, come quella militare, con le sue prevedibili e deplorevoli conseguenze. Sarà la lotta di Davide contro Golia! La governabilità sarà ferita dalla mancanza di legittimità dall?origine e questo avrà anche conseguenze interne ed esterne.
All?interno, diversi vescovi hanno espresso con preoccupazione le lamentele e le minacce di alcuni governatori e sindaci pro-regime sulla condotta dei sacerdoti, accusandoli di essere politici nascosti, venduti all?imperialismo. Per questo, pensano che questi siano i primi passi verso lo stile di governo nicaraguense, che potrebbe esplicitarsi più chiaramente in un futuro prossimo.
III. Per il discernimento
Il nostro ruolo di pastori è, prima di tutto, difendere la verità, sentirci popolo e accompagnarlo. Dobbiamo e cerchiamo di essere imparziali, vivendo e agendo con la verità. Non siamo né possiamo essere neutrali: spetta a noi verificare attentamente i fatti, per denunciare profeticamente, anche a rischio, le ingiustizie e proclamare i nostri principi e valori, accompagnando solidalmente e pastoralmente il popolo, compito non facile ma necessario.
IV. A mo? di proposta
I principi non si negoziano, ma devono essere confrontati con la realtà, affinché incidano sulle necessità reali e sentite della gente. Affrontare la forza e la violenza di gruppi irregolari o la minaccia del ricorso alla forza armata nazionale (snaturandone il ruolo costituzionale e piegandolo a favore di una sola fazione) con le sole risorse spirituali può sembrarci insufficiente, ma è la nostra identità, convinzione, vocazione e missione di costruttori di giustizia, pace e speranza in scenari conflittuali. L?accompagnamento spirituale, sinodale, in comunione, è una sfida alla nostra pastorale integrale ad intra e ad extra. Il popolo vittima ha accumulato molta rabbia e impotenza, il che comporta il pericolo di rispondere con violenza o con desideri di una giustizia assoluta, addirittura vendetta, che difficilmente supererebbero l?intolleranza e promuoverebbero la concordia, l?amicizia sociale e la fraternità.
Ciò che non possiamo fare è diventare una Chiesa del silenzio, lasciando che il tempo passi invano. Dobbiamo discernere nello Spirito il momento presente come un kairós e agire di conseguenza con coraggio, nello stile degli Apostoli.
Le periferie ? le Caritas e altre iniziative sono una testimonianza ? devono continuare a essere il centro della nostra preoccupazione e occupazione, sia in termini materiali che emotivi e spirituali. Conformare organicamente e con prudente autonomia la Commissione di Giustizia e Pace deve essere uno dei nostri obiettivi prioritari, in nome della salvaguardia dei diritti umani, della dignità delle persone e del bene comune di tutto il nostro popolo. Che la gente non ci senta lontani, assenti o indifferenti alle sue necessità e richieste.
Curare le ferite, coltivare le migliori virtù umane e cristiane, con razionalità e con senso di riconciliazione, perdono e spirito samaritano, senza vendette ed esclusioni, è un compito arduo, ma fa parte del nostro accompagnamento pastorale, affettuoso e paziente.
Alla Chiesa la società venezuelana chiede oggi, in continuità con la storica fiducia e credibilità riposta in essa, un?azione che può essere assunta solo come sussidiaria, di buoni uffici, non di mediazione né di protagonismo.
V. A mo? di conclusione
Scriviamo questo nella notte del 31 luglio, dopo aver seguito in parte la conferenza stampa del presidente con i giornalisti stranieri. Il tono di aggressività e discredito, il presentarsi come vittima che ha dovuto subire attentati, rapine e tentativi di colpi di stato perpetrati presumibilmente a sangue freddo contro di lui, sono la migliore espressione di una visione che appare scollegata dalla realtà.
È la narrativa ufficiale, che cerca di legittimarsi attribuendo all?opposizione tutti i mali del Paese.
È prevedibile che il governo, come segno di pretesa legittimità e sicurezza e cercando di ?giocare d?anticipo?, convochi ?dialoghi? a partire dalle Chiese e dalle confessioni religiose, sotto la premessa di riconoscere la proclamazione dei risultati da parte del CNE e soprattutto la sentenza del TSJ. Questo per noi è inaccettabile, perché significherebbe ignorare la frode evidente, l?usurpazione manifesta, ignorare la sovranità popolare inequivocabilmente espressa e il conseguente diritto di esprimere pacificamente, ma decisi e fermamente, la legittima protesta.
Di conseguenza e nei termini classici della ?non violenza attiva?, appare all?orizzonte il dovere morale di sostenere e supportare le giuste iniziative per affrontare l?arbitrarietà e gli eccessi con la disobbedienza e/o resistenza civica, di radice etica e anche religiosa, secondo lo spirito delle Beatitudini: rispondere al male con il bene ed essere artefici di pace nella speranza che «la verità (ci) farà liberi» (Gv. 8,32).?.
Fraternamente, i cardinali Baltazar Porras e Diego Padrón.
Caracas, 1° agosto 2024.
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Teologo e scrittore francese, nato a Fuans (Franca Contea) nel 1802, morto a Parigi nel 1879. Legato alla diocesi di Nevers, fu allo stesso tempo professore di teologia, direttore del ?piccolo seminario?, canonico e vicario generale della diocesi. Gregorio XVI lo nominò Cavaliere dell’Ordine Riformato di San Silvestro. Dottore in teologia presso l’Università di Praga, membro di diverse società di studiosi, vicario generale onorario di diverse diocesi, ricevette da Pio IX nel 1854 il titolo di protonotario apostolico.
L’abate Gaume è autore di numerosi libri di teologia, storia ed educazione. Quelli della prima categoria sono ancora apprezzati, quelli della seconda sono caduti nell’oblio, e quelli della terza hanno dato origine alla famosa questione dei classici.
Questi ultimi scritti sono tutti ispirati da un unico pensiero intensamente segnato dal degrado religioso e morale del suo tempo. L’autore ne cerca la causa originaria e crede di averla trovata nel Rinascimento, che fu per la società una resurrezione del paganesimo dell’antichità, preparò la strada alla Rivolta protestante e, di conseguenza, alla Rivoluzione illuminista.
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Paolo VI lo incluse nell’elenco dei beati il ??17 ottobre dell’anno 1965.
Dopo aver espletato quanto stabilito dalla legge canonica, nel 2005 nell’arcidiocesi di Antananarivo è stata condotta un’indagine diocesana su una presunta guarigione miracolosa. I Consultori medici della Congregazione delle Cause dei Santi il ??7 maggio 2009 lo giudicarono inspiegabile alla scienza e i Consultori Teologici riuniti in un Congresso Speciale il 21 maggio 2011 votarono a favore dell’effettiva intercessione del Beato. I Cardinali Padri e Vescovi, riuniti in Sessione Ordinaria l’8 novembre 2011, hanno considerato questo caso un vero miracolo.
Pertanto abbiamo dato la possibilità alla Congregazione delle Cause dei Santi di emanare un Decreto il 29 dicembre 2011 (Benedetto XVI).
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Nella storia dell?Apparizione della Madonna a La Salette si era creato un vuoto che sembrava incolmabile: i segreti dei due pastorelli, Melania e Massimino, inviati dal vescovo di Grenoble a papa Pio IX nel 1851 e mai rivelati, erano scomparsi e sembravano irrimediabilmente perduti. Uno studioso francese, l?abbé Michel Corteville, impegnato a Roma in una ricerca per la sua tesi di laurea su La Salette, li ha provvidenzialmente scoperti nel 1999 nell?Archivio della Congregazione della dottrina per la fede. Su questo importante ritrovamento ha pubblicato in Francia uno studio.
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Lisbona, Portogallo, 1 marzo 1647 – Oriur, India, 11 febbraio 1693
Martirologio Romano: In località Oriur nel regno di Maravá in India, san Giovanni de Britto, sacerdote della Compagnia di Gesù e martire, che, dopo aver convertito molti alla fede imitando la vita e la condotta degli asceti di quella regione, coronò la sua vita con un glorioso martirio.
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Perróne, Giovanni. – Gesuita (Chieri 1794 – Roma 1876).
Già sacerdote, si aggregò alla Compagnia di Gesù (1815).
Prof. di teologia dogmatica al Collegio Romano, del quale fu rettore (1853–55) e prefetto agli studi (1855–56).
Fece parte di molte Sacre congregazioni e della commissione nominata da Pio IX (1848) per definire il dogma dell’Immacolata Concezione; fu teologo del concilio Vaticano I.
Scrisse trattati teologici e opuscoli apologetici e storici.
Cfr. [www.treccani.it]
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Celestino Testore, autore dei testi sui martiri gesuiti, è stato un religioso italiano. Nato a Biella il 18 gennaio 1886, entra nel Noviziato dei Gesuiti ad Avigliana nel 1903. Viene ordinato presbitero a Novara il 24 dicembre 1916 ed esercita attività in varie istituti dei Gesuiti. E’ fecondissimo scrittore di appassionanti romanzi ambientati nelle missioni. Muore a Cuneo l’8 novembre 1973.
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Orazione a San Giuseppe.
A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua Santissima Sposa.
Deh! per quel sacro vincolo di carità che ti strinse all?Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l?amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, guarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido Custode della divina Famiglia, l?eletta prole di Gesù Cristo; allontana da noi, o Padre amantissimo, la peste di errori e di vizi che ammorba il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta contro il potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità: e stendi ognora sopra ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché sul tuo esempio, e mercé il tuo soccorso, possiamo vivere virtuosamente, piamente morire, e conseguire l?eterna beatitudine in cielo. Così sia.
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Celestino Testore è stato un religioso italiano. Nato a Biella il 18 gennaio 1886, entra nel Noviziato dei Gesuiti ad Avigliana nel 1903. Viene ordinato presbitero a Novara il 24 dicembre 1916 ed esercita attività in varie istituti dei Gesuiti. E’ fecondissimo scrittore di romanzi ambientati nelle missioni. Muore a Cuneo l’8 novembre 1973.
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Sebastiano Visconti Prasca (1883-1961) fu un generale italiano, veterano della guerra italo-turca e della I Guerra Mondiale. Raggiunse il grado di generale di Corpo d’Armata durante la II Guerra Mondiale nella sfortunata Campagna di Grecia.
Fu decorato, tra l’altro, con la Croce al Merito di Guerra; Grande ufficiale dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro; Commendatore dell’Ordine della Corona d’Italia.
Pubblicazioni
La guerra decisiva, Arti Grafiche Ubezzi & Dones, Milano, 1935.
Giovanna d’Arco, Fratelli Treves Editori, Milano, 1937.
La Jugoslavia e gli Jugoslavi, Fratelli Treves Editori, Milano, 1938.
Ho aggredito la Grecia, Rizzoli Editore, Milano, 1947.
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TAPARELLI d?AZEGLIO, Luigi. ? Nato a Torino dal marchese Cesare e da Cristina dei conti Morozzo di Bianzé il 24 novembre 1793, morto a Roma il 21 settembre 1862. Studiò a Siena nel collegio Tolomei diretto dagli scolopî, e voltosi allo stato ecclesiastico ricevette i primi ordini sacri dall?arcivescovo di Torino, finché, trasferitosi nel 1814 con parte della famiglia a Roma, entrò il 12 novembre dello stesso anno nella Compagnia di Gesù, mutando il suo nome originario di Prospero in quello di Luigi. Compiuto il noviziato, fu dal 1814 al ?24 nel collegio di Novara, successivamente procuratore, ministro e rettore, e là il 25 marzo 1820 venne ordinato prete; dal 1824 al 1829 a Roma rettore del Collegio Romano; dal 1829 al 1833 a Napoli preposito della provincia; dal 1833 al 1850 a Palermo insegnante nel collegio Massimo; dal 1850 fino alla morte redattore della Civiltà Cattolica (v.), prima a Napoli e dal settembre del ?50 a Roma.
Il suo nome cominciò a essere conosciuto per il Saggio teoretico di diritto naturale appoggiato sul fatto (Palermo 1841-1843, in 5 volumi; rifatto nell?edizione definitiva di Roma, 1855, in 2 volumi): libro che offre un intero e saldamente congegnato sistema di filosofia sociale, dove le trattazioni particolari della società, del potere, del diritto hanno per presupposto la trattazione generale dell?operare umano, che si rifià alla sua volta da Dio e dalla creazione. L?autore, non estraneo all?influenza della restaurazione filosofica di V. Cousin e della scuola controrivoluzionaria del De Bonald, di J. De Maistre, di C. L. Haller, produce ammodernate le dottrine più ortodosse della filosofia scolastica. E ai ricordi della cristianità medievale si riporta, quando si eleva alla visione di una società etnarchica, organizzazione internazionale degli stati che protegga la loro indipendenza, limiti le guerre e sviluppi la cooperazione comune in tutto ciò che attiene al bene universale.
Dopo la tempesta del 1848-49, che rivelò l?inconciliabilità della Rivoluzione nella Penisola con le posizioni della retta ragione della S. Sede, egli si diede a combattere il liberalismo, le sue premesse, anche remote, i suoi postulati, le sue applicazioni, i suoi istituti politici, e a sostenere in tutti i campi del pensiero e della prassi la tradizione cattolica e l?autorità e i diritti della Chiesa. In tale arringo esercitò una immensa influenza nel mondo cattolico, molto forte anche in quello clericale, trattando di diritto pubblico, di economia politica, di filosofia. L?Esame critico degli ordini rappresentativi nella società moderna (Roma 1854, volumi 2), l?altra delle due sue opere fondamentali, nacque dagli articoli con i quali egli bolla gli ordini rappresentativi per il loro spirito informatore da lui ricondotto al protestantesimo e all?individualismo razionalistico. I suoi articoli di filosofia rappresentano la condanna del pensiero moderno dall?Umanesimo in poi e il ritorno al tomismo, alla cui restaurazione nelle scuole ecclesiastiche il T. contribuì molto.
(da Enc. Treccani online, con correzioni)
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