I dati certi sulla sua vita, al di là della leggenda, sono pochi. Soldato fiorentino, perdonò per amore di Cristo l’uccisore di suo fratello e divenne monaco di San Miniato. Dopo aver denunciato il proprio abate per simonia, abbandonò il convento alla ricerca di un nuovo monastero. Giunto a Vallombrosa diede origine, con altri monaci che avevano abbandonato S. Miniato, ad una comunità che si ingrandì col tempo. Accettata la carica di abate, Giovanni volle ritornare agli insegnamenti degli Apostoli, dei Padri della Chiesa e di San Benedetto, accentuando gli aspetti della povertà e del lavoro manuale.
“Fustel de Coulanges rileva che nell'Europa medioevale, alla affrancazione della stessa servitù della gleba (pur tanto differente per condizioni morali ed effetti sociali dall'obbrobriosa schiavitù) non sarebbero bastate né le paure dei signori feudali, né la generosità calcolata delle monarchie, né gl'interessi civili ed economici dei comuni alleati alle moltitudini servili, se ad un certo momento, sotto l'ispirazione d'alto senso di cristiana giustizia, un entusiasmo universale non avesse pervaso tutti gli ordini civili in pro della libertà personale dei volghi campestri. Qui una delle ragioni che profondamente distinguono quei tempi dai nostri”.
Cardinale Pietro Parente; Mons. Antonio Piolanti; Mons. Salvatore Garofalo: Voci selezionate dal Dizionario di Teologia Dogmatica. GENEALOGIA (di Gesù) E' riferita da due evangelisti: da Matteo. all'inizio del suo racconto (1, 1-17) e da Luca dopo la storia dell'infanzia di Gesù (3, 23-38).
Sono le sedici Carmelitane Scalze del monastero dell'Incarnazione di Compiègne (Francia). Durante la rivoluzione francese furono arrestate e incatenate il 24 giugno 1794. Condannate a morte per la loro fedeltà alla Chiesa e alla vita consacrata, furono ghigliottinate a Parigi il 17 luglio 1794, mentre cantavano inni e dopo aver rinnovato i voti nelle mani della priora, Teresa di Sant'Agostino. Furono beatificate da San Pio X il 13 maggio 1906.
Che dire allora delle obiezioni o delle anguste vedute, che si accampano spesso contro l'ufficio e l'efficacia sociale della religione, come quella per esempio, che afferma la religione essere buona per le masse, una specie di instrumentum regni a favore dei governanti e delle classi dirigenti? Non si esce da quella alta e completa veduta della religione senza cadere nell'assurdo; e coloro che pronunciando quella sentenza magari si daranno vanto di democratici, non si avvedono di creare una aristocrazia di nuovo stampo, quella della miscredenza e quella della irreligiosità.
P. L. Taparelli d'A. S.J., Risorgimento – Il trionfo della Chiesa nei suoi disastri. Minacciato nei suoi Stati, nella sua popolarità, nella sua libertà, nella sua vita, sorge fra tanta codardia l'augusto Pontefice e tutto espone per difendere i diritti della Chiesa, l’inviolabilità dei Principi, le basi della società: e serba nella verità dei principii il germe di men tristo avvenire. Che ve ne pare? Non è questo per la Chiesa un portentoso trionfo?
P. L. Taparelli d'A. S.J., Risorgimento – La libertà tirannia. «La Civiltà Cattolica», Serie IV, Vol. VIII - 1 Dicembre 1860, pag. 553 e segg. Ma no! non è cominciata l’era della libertà: la pretesa libertà d’Italia è un gran passo, un passo gigantesco verso la schiavitù del mondo incivilito. Schiavitù che vi parrà spaventevole, considerando i mezzi colossali di cui dispone per opprimere il mondo, e la saldezza della tirannide che dovrà maneggiarli.
P. L. Taparelli d'A. S.J., Risorgimento – Non musulmani ma selvaggi. «La Civiltà Cattolica», Serie IV, Vol. VII - 7 luglio 1860, pag. 25 e segg. Sì, dissero tutti: l'empietà demagogica minacciante sterminio alla società cristiana è giunta a tale che se tutte non si armano a resistenza concorde le genti cristiane, troveranno oggi sotto il pugnale mazziniano quella universale schiavitù, che un dì minacciavasi dalla scimitarra turchesca.
P. L. Taparelli d'A. S.J., Risorgimento – Il regno dell’opinione. «La Civiltà Cattolica», Serie IV, Vol. VI - 16 giugno 1860, pag. 653 e segg. Leggete le Memorie per la storia del Giacobinismo, che furono, può dirsi, la prima denuncia solenne dell'immensa congiura illuministica; scorrete poi tutta la storia degli sconvolgimenti europei: interrogate finalmente tutti coloro, dai quali fu insegnata in teoria, o esercitata in pratica l'arte (vera arte oggidì che s'insegna per principii, che ha pronti i metodi, sperimentati i mezzi, calcolato il tempo, sicuri i risultamenti) di sconvolgere una società quieta: tutti vi dimostreranno che è uopo padroneggiare le teste prima di comandare nelle piazze.