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Padre Claudio Acquaviva S.J.
Gesuita (Atri 1543 – Roma 1615), figlio del duca d’Atri, Giovanni Antonio, nell’ordine dal 1567, per 34 anni generale (5º) dell’ordine (dal 1581 alla morte), seppe affrontare con fermezza i varî problemi nascenti dall’espansione della Compagnia. Diede impulso alle missioni in Inghilterra e in Asia; promosse l’attività scientifica e scolastica, promulgando la celebre Ratio studiorum, esercitando efficace influsso sulla ricca produzione dottrinaria e spirituale dei grandi gesuiti post-tridentini, sulla preparazione (1598) della storia generale della Compagnia; ravvivò la vita spirituale stessa dell’ordine, promovendo l’uso degli esercizî spirituali, redigendo il Directorium o guida per i direttori di essi, e le Industriae pro superioribus ad curandos animae morbos (1600). Seppe abilmente difendere gli scrittori dell’ordine impegnati in varie controversie, specie nelle questioni sulla grazia, e salvaguardare la Compagnia dagli attacchi esterni e interni. Varî gruppi di religiosi scontenti, specialmente spagnoli, tentarono di decentrare il regime in senso nazionalistico; ma la 5a congregazione generale, convocata (1593-94) da Clemente VIII per giudicare la condotta dell’A., non poté che riconoscerne la saggezza.
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Reverendi e cari fratelli in Cristo, siete stati molto presenti nelle mie preghiere fin dall?inizio del cosiddetto cammino sinodale. Dopo la conclusione della quinta Assemblea sinodale, l?11 marzo scorso a Francoforte sul Meno, ho pregato soprattutto per voi, affinché restiate fedeli alla Tradizione apostolica, alle verità di fede e di morale che Cristo ci ha trasmesso nella Chiesa e che noi, come sacerdoti, abbiamo il compito di custodire e promuovere.
Mai come oggi i fedeli hanno bisogno di sacerdoti che annuncino loro la verità, che portino loro Cristo, soprattutto nei Sacramenti, e che li guidino e governino sulla via di Cristo.
Posso solo immaginare la vostra profonda tristezza per le posizioni assunte dall?Assemblea, compresa la grande maggioranza dei Vescovi, che sono direttamente opposte a ciò che la Chiesa ha sempre e ovunque insegnato e praticato.
Condivido la vostra tristezza e vivo la tentazione dello scoraggiamento, che senza dubbio sperimentate anche voi. In momenti come questi, che i sacerdoti hanno sperimentato in altri momenti della storia della Chiesa, dobbiamo ricordare la promessa che Nostro Signore, che non mente mai ed è sempre fedele alle sue promesse, ci ha fatto quando, alla sua Ascensione, ha messo nelle nostre mani la missione apostolica: ?? ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo? (Mt 28, 20).
Prendendo a cuore, ancora una volta, la missione e la promessa di Nostro Signore, dobbiamo continuare a lottare, dobbiamo essere suoi fedeli ?compagni di lavoro nella verità? (3 Gv 8).
In tempi come questi, quando anche i vescovi tradiscono la tradizione apostolica, i vescovi fedeli, i sacerdoti, le persone consacrate e i fedeli laici dovranno necessariamente soffrire molto proprio a causa della loro fedeltà.
Mentre iniziamo la Settimana Santa, la settimana della Passione e Morte di Nostro Signore, e anticipiamo la Pasqua, il tempo della Sua Risurrezione e Ascensione, prendiamo a cuore le Sue parole a coloro che sarebbero stati Suoi discepoli: ?Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua? (Mt 16, 24).
In questi giorni più santi, Nostro Signore riversa dal suo Cuore glorioso e trafitto le forti grazie della sua vittoria sul peccato e sulla morte per rafforzarci a essere discepoli buoni, fedeli e generosi. Durante la Settimana Santa e il periodo pasquale, eleviamo al Sacro Cuore di Gesù, soprattutto attraverso il Sacrificio Eucaristico, le sofferenze del Suo Corpo Mistico, la Chiesa, che sta attraversando un periodo di confusione e di errore dilaganti, i cui frutti sono la divisione, l?apostasia e lo scisma.
Ricordiamoci sempre, soprattutto quando la sofferenza che sopportiamo sembra troppo grande da sopportare, che non siamo soli, che Cristo è vivo in noi, che la grazia divina ? santificante e attuale ? è all?opera in noi.
Ricordiamo sempre le parole di Nostro Signore alla sua Vergine Madre e a San Giovanni Apostolo ed Evangelista, con cui ci troviamo misticamente ai piedi della croce: ?Donna, ecco tuo figlio? Ecco tua madre? (Gv 19, 26-27).
La Madre di Dio è la Madre della Grazia divina ed è, in modo particolare, la Madre dei sacerdoti che, nel suo Figlio divino, portano innumerevoli grazie a molte anime.
La Vergine Madre di Nostro Signore è sempre al nostro fianco, anche quando ci istruisce amorevolmente: ?Fate quello che vi dirà? (Gv 2, 5).
Uniti nel cuore con il Sacro Cuore di Gesù, attraverso il Cuore Immacolato di Maria, godiamo anche della comunione di tutti i santi che non mancheranno mai di assisterci, se solo invochiamo la loro intercessione. Nei momenti bui, non dimentichiamo la realtà e l?esortazione divinamente pronunciata nella Lettera agli Ebrei: ?Poiché dunque siamo circondati da una così grande nube di testimoni, deponiamo anche noi ogni peso e il peccato che ci stringe tanto, e corriamo con perseveranza la corsa che ci è posta davanti, guardando a Gesù, pioniere e perfezionatore della nostra fede, il quale per la gioia che gli è stata posta davanti ha sopportato la croce, disprezzando l?onta, e siede alla destra del trono di Dio? (Eb 12, 1-2).
Per concludere, vi assicuro la mia unione con voi e le mie preghiere quotidiane per voi. Come i discepoli sulla strada di Emmaus, siamo stati scoraggiati per un certo tempo davanti al Mistero dell?Iniquità, ma ora, con gli occhi fissi su Nostro Signore Risorto e sul Suo insegnamento immutabile, che i nostri cuori siano rinnovati in ardore dalla Sua grazia (Lc 24, 32).
Vi esorto a essere vicini a Nostro Signore che ci ha scelti per essere suoi fratelli nel Sacerdozio e ad essere vicini gli uni agli altri nell?amore puro e disinteressato per la Chiesa, Suo Corpo Mistico, e nella sofferenza offerta per amore Suo e dei nostri fratelli e sorelle per i quali siamo stati ordinati come veri pastori.
Con il più profondo affetto paterno, imparto a voi e al gregge di Nostro Signore affidato alle vostre cure sacerdotali la mia benedizione.
Raymond Leo Cardinale Burke
Roma
Da: [https:]]
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Padre Gabriele Roschini, O.S.M. fu un mariologo di fama mondiale, professore decorato e fondatore della Facoltà Teologica Pontificia Marianum di Roma nel 1950 sotto il pontificato di Pio XII, docente alla Pontificia Università Lateranense e consulente del Sant?Uffizio. Egli è considerato come il più grande mariologo del 20 ° secolo, è stato molto apprezzato da tutti i Papi nel corso della sua vita sacerdotale (soprattutto Papa Pio XII), ed è stato spesso definito da Papa Giovanni Paolo II come uno dei più grandi esperti mariani che sia mai vissuto.
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Non è un mistero il sostegno dato da Hollywood all?aborto. Ed ora, dopo la decisione della Corte Suprema, che lo scorso anno negli Stati Uniti ha ribaltato la sentenza Roe vs. Wade , e dopo la conseguente decisione di molti Stati americani di ridurre drasticamente la facoltà d?uccidere bimbi in grembo, puntuale si è levata la voce di Jane Fonda, sempre sconcertante: l?irriducibile femminista filo-abortista ha dichiarato che i politici pro-life andrebbero «assassinati».
Lo ha fatto nel corso del talk show «The View», spronata dalla conduttrice Joy Behar, che le ha chiesto cos?altro i pro-choice possano fare, oltre a marciare ed a protestare, per far sentire la propria voce: «Assassinare» è stata l?incredibile risposta di Jane Fonda, ribadita di fronte alla richiesta di ripetere quanto detto, giuntale da un?altra ospite della trasmissione, l?attrice Lely Tomlin. «Omicidio», ha ribadito.
Poi la conduttrice ha ?derubricato? il tutto, facendo passare l?assurda esternazione come una semplice battuta, un banalissimo scherzo, ma il triste siparietto non è stato per nulla gradito sui social, dove sono immediatamente piovute critiche e commenti assolutamente contrari.
Secondo il conservatore Rogan O?Handley, ex-avvocato di Hollywood e commentatore, la dichiarazione di Jane Fonda, peraltro ripetuta per ben due volte, rappresenterebbe un «incitamento criminale alla violenza». La deputata Anna Paulina Luna, repubblicana, ha chiesto all?attrice ed alla trasmissione, che l?ha ospitata, una «pubblica ritrattazione». Dopo il clamore suscitato dalle sue parole, Jane Fonda, evidentemente fuori tempo massimo, ha rilasciato una dichiarazione a Fox News, avallando l?ipotesi dello «scherzo», davvero di pessimo gusto ed in ogni caso inaccettabile: «Il mio linguaggio del corpo ed il mio tono hanno reso chiaro come stessi usando un?iperbole». Evidentemente no, viste le numerose reazioni provocate.
Chi decisamente, nel corso di un?altra trasmissione, il Late Show con Stephen Colbert, non è ricorso ad iperboli è stato il vicepresidente degli Stati Uniti, Kamala Harris, democratica, che ha definito senza mezzi termini «disumane» e «irresponsabili» le leggi, mirate a limitare l?accesso all?aborto, precisando peraltro come, a suo giudizio, i bambini non nati non siano ancora esseri umani. Altro che fake news!
Non da meno, nel solito concerto di voci unilaterali, ha voluto essere l?Onu, che, in occasione della riunione della Commissione sullo Status delle Donne, ha dichiarato di sposare «inclusività» e «diversità» per tutti, tranne che per le organizzazioni pro-life e pro-family, le cui prospettive sarebbero «dannose e discriminatorie»: ferocemente anticattoliche sono state pertanto le dichiarazioni emerse contro l?osservatore della Santa Sede presso le Nazioni Unite, mentre la Chiesa è stata accusata di voler «minacciare i diritti umani» per il fatto di non volere il sacerdozio femminile o di ritenere i sessi complementari. Violentemente criticati dal solito coro progressista i pochissimi eventi a favore della vita che l?Onu ha consentito di organizzare.
Non poteva mancare in questo tristissimo coretto internazionale anche la voce della Commissione europea, che, certo, ha ribadito di non poter fare alcunché contro la condanna inflitta in Polonia a Justyna Wydrzynska, che tre anni fa ha aiutato un?altra donna ad abortire, dandole le proprie pillole. La Commissione ha precisato di non avere competenze in materia, spettando ai singoli Stati membri l?ambito legislativo in tema di aborto, però il portavoce della Commissione per la Giustizia europea, Christian Wigand, non si è esentato dall?assicurare comunque lo sforzo dell?Unione europea nel difendere i cosiddetti ?diritti delle donne?.
Sconcerta e fa davvero riflettere la violenza non più solo verbale dei fautori dell?aborto, aggrappatisi alle proprie poltrone nelle sedi istituzionali, sempre più consci di non godere dello stesso consenso popolare riscosso negli anni della contestazione, nel Sessantotto e nell?immediato post-Sessantotto.
Oggi tra la gente c?è meno ideologia e più ideale, meno slogan e più cuore, meno rivoluzione e più buon senso. Ed è questo a scatenare la virulenta reazione dei palazzi dorati, ove sono ormai rimaste arroccate le forze contrarie alla vita ed alla famiglia.
Per questo la Buona Battaglia non si può fermare. Non ora. I fatti hanno dimostrato come l?aborto si possa eliminare. In tanti Paesi è già successo. Perché non qui?
Maurizio Faverzani, per [https:]]
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Jean-Jacques Olier de Verneuil nacque a Parigi il 20 settembre 1608 in una nobile famiglia appartenente all?alta magistratura. Dopo gli studi di teologia in Sorbona, maturò la vocazione religiosa sotto la guida spirituale di san Vincenzo de? Paoli, e venne ordinato sacerdote il 21 maggio del 1633. Dopo aver predicato per qualche tempo le missioni popolari in Alvernia, nel 1641 fondò a Vaugirard un seminario destinato alla formazione sacerdotale della gioventù: quando, nel 1642, Olier venne nominato parroco di Saint-Sulpice, la sede del suo istituto fu trasferita nei pressi della parrocchia, dove diede vita ad una compagnia di sacerdoti (detta di Saint-Sulpice) destinata alla direzione dei seminari. Nel 1652 lasciò il ministero pastorale per motivi di salute, pur mantenendo la direzione del seminario parigino. Morì a Parigi il 2 aprile 1657. Fu autore di numerosi scritti spirituali e mistici.
È indubbio che i sulpiziani, pur non avendo la direzione di tutti i seminarî di Francia, hanno influito notevolmente sullo spirito del clero francese. Nel 1903 già 24 diocesi avevano seminarî diretti dai preti di S. Sulpizio. Nel 1906 per la legge di separazione essi venivano sloggiati dal seminario di Parigi, ma s?ingigantiva la loro attività negli Stati Uniti; al ricordato seminario di Baltimora e a quello di Boston (1848 e 1884), all?universitario di Washington (1889) e a quello di New York (1896), si aggiungeva il gran seminario di San Francisco (1907). In anni recenti, sacerdoti sulpiziani sono stati mandati nell?Indocina, nella Cina e nel Giappone per fondarvi seminarî indigeni.
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Se formalmente il Rescriptum ex Audientia Ss.mi del 21 febbraio 2023 ? che è un atto amministrativo col quale un capo dicastero chiede e ottiene (Rescriptum: ?scritto due volte?) qualcosa dal Sommo Pontefice (Sanctissimi) al termine di una udienza (ex Audientia) ? si prefigge lo scopo di ?implementare? il Motu Proprio Traditionis custodes del 16 luglio 2021, da un punto di vista pratico, in realtà, lo altera nella sua struttura sostanziale.
Il Rescritto, infatti, sovverte la base sul quale si fonda proprio Traditionis custodes, le cui prime parole, eco di Lumen gentium n. 23 (la costituzione dogmatica del Concilio Vaticano II sulla Chiesa) sono destinate ai Vescovi: «Custodi della tradizione ? esordisce il preambolo del Motu Proprio di papa Francesco che modifica il m.p. Summorum Pontificum di Benedetto XVI ? i vescovi, in comunione con il vescovo di Roma, costituiscono il visibile principio e fondamento di unità nelle loro Chiese particolari».
Ma se Traditionis custodes aveva puntato sui Vescovi diocesani per una regolamentazione dell?uso delle forme liturgiche anteriori alle riforme post-conciliari, il Rescritto del 21 febbraio scorso rovescia quel principio riservando alla Santa Sede (e dunque al Dicastero per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti) la regolazione di un?intera materia che però, di per sé, sarebbe stata demandata alla discrezionalità dei singoli Ordinari locali dallo stesso provvedimento al quale il Rescritto dice di voler dare ?implemento?. Siamo, dunque, davanti a un paradosso kafkiano ? logico prima ancora che giuridico ? per il quale la stessa Autorità che con un atto normativo dispone una cosa, con un successivo atto revoca, di fatto, il precedente principio, senza però formalizzare tale ?inversione di marcia?, e dunque lasciando una contraddizione insolubile.
Se, infatti, Traditionis custodes, all?art. 2, facendo eco al già citato magistero conciliare, afferma indiscutibilmente che «al vescovo diocesano, quale moderatore, promotore e custode di tutta la vita liturgica nella Chiesa particolare a lui affidata, spetta regolare le celebrazioni liturgiche nella propria diocesi» e che «pertanto, è sua esclusiva competenza autorizzare l?uso del Missale Romanum del 1962 nella diocesi, seguendo gli orientamenti dalla Sede Apostolica», col Rescriptum del 21 febbraio si limita quella competenza, nonostante sia stata definita ?esclusiva?, affermando esservi una nuova riserva di giurisdizione da parte della Sede Apostolica ai sensi dell?ultima parte del can. 87, §1 del Codice di Diritto Canonico; detto canone, infatti, stabilisce che: «Il Vescovo diocesano può dispensare validamente i fedeli, ogniqualvolta egli giudichi che ciò giovi al loro bene spirituale, dalle leggi disciplinari sia universali sia particolari date dalla suprema autorità della Chiesa per il suo territorio o per i suoi sudditi, tuttavia non dalle leggi processuali o penali, né da quelle la cui dispensa è riservata in modo speciale alla Sede Apostolica o ad un?altra autorità».
A prima vista la questione appare poco chiara: perché mai in un Rescritto che riguarda l?uso della liturgia anteriore alla riforma liturgica del Anni ?70 si viene a citare il canone che riguarda le dispense, e cioè l?esonero dall?osservanza di una legge puramente ecclesiastica che il Vescovo può concedere in un caso particolare (cf. can. 85)? La risposta è nella prassi che si è invalsa in alcune diocesi all?indomani dell?entrata in vigore del m.p. Traditionis custodes, mediante la quale taluni Ordinari hanno ritenuto opportuno ? esercitando quella discrezionalità che lo stesso Motu Proprio riconosceva loro ? esimersi dall?osservanza del disposto normativo papale concedendo licenze ai loro sacerdoti diocesani per la celebrazione della S. Messa secondo le rubriche del Messale del 1962, permettendo la stessa celebrazione in chiese parrocchiali, o erigendo cappellanie o parrocchie personali di Rito antico. Ciò ha fatto sì che lo zelante Prefetto del Dicastero del Culto, l?oggi card. Arthur Roche, nonostante vi fossero delle norme ben precise in materia dettate nientemeno dal Papa in persona (cf. Traditionis custodes, artt. 3 e 4) con le quali, in modo dettagliato, si regolava la materia con le quali la Santa Sede si riservava solo di fornire ?orientamenti?, sollecitato probabilmente da una imprudente pubblicità dei blog ?tradizionalisti?, abbia in più occasioni bacchettato vari vescovi che si sarebbero ?permessi? di non aderire pedissequamente al Motu Proprio di papa Francesco, valendosi proprio della possibilità del can. 87, §1 CIC.
Questo, dunque, il presupposto fattuale da cui indubbiamente nasce il Rescritto del 21 febbraio, preceduto da meticolosi Responsa ad dubia con le fanaticissime Note esplicative del 4 dicembre 2021, il cui contenuto andava comunque ben oltre il citato concetto di ?orientamento? contenuto nell?art. 2 di Traditionis custodes.
Su questi Responsa, peraltro il Rescritto sembra voler mettere un ulteriore sigillo di ?legittimità autentica? sottolineando come essi, dopo l?assenso alla pubblicazione a suo tempo concesso, siano stati ulteriormente ?confermati? in occasione dell?ultima udienza di tabella. Tuttavia sul punto va specificato che non si tratta di una «approvazione in forma specifica» del documento richiamato, ma solo di un ?assenso? alla pubblicazione, il che non comporta di per sé che l?atto in questione possa essere considerato come avente ?paternità pontificia?, e che per ciò stesso sia da considerare come ?non impugnabile?, ma solo che esso goda di una certa stabilità, in forza del Superiore Assenso ricevuto alla pubblicazione (come successe di recente il Responsum ad dubium circa la benedizione di coppie omosessuali del 21 febbraio 2021).
Va comunque specificato che tali procedure, nell?attuale prassi curiale, sono alquanto disinvolte, basti pensare a tutti i decreti dei dicasteri ?approvati in forma specifica?, contenenti disposizioni personali come le dimissioni dallo stato clericale o dallo stato religioso in esito a dubbi procedimenti amministrativi: di tali atti il Papa, ipso facto, apponendovi la firma in calce, si assume la paternità e dunque, implicitamente, la responsabilità, senza tuttavia che egli probabilmente sia effettivamente e completamente consapevole del contenuto o di quanto è accaduto in quel singolo caso. Una prassi malsana, dunque, e molto pericolosa perché in forza di un meccanismo amministrativo tritacarne, privo di qualsiasi garanzia giuridica perché orbitante nella più assoluta arbitraria discrezionalità, rende il Papa complice dell?amministrazione stessa, e dunque, di fatto, ostaggio di decisioni altrui. Alla luce di ciò ? e senza volersi addentrare in un complessissimo quanto sdrucciolevole ginepraio ? non solo la conferma dell?assenso, ma anche lo stesso Rescritto perdono in qualche modo valore, tanto giuridico quanto morale, perché se fino a qualche tempo addietro tali procedure speciali (così riconosciute dall?attualmente vigente Regolamento della Curia Romana, cf. art. 126) avevano il senso di rimarcare in modo particolare l?intervento del Pontefice in materie di fede e di costumi, oggi sembrano piuttosto essere l?esibizione di una forzata blindatura che cela una profonda quanto imbarazzante insicurezza: se, infatti, prima vigeva il rassicurante adagio Roma locuta, quaestio soluta, oggi sembra piuttosto che la posizione che Roma assume sia l?origine del caos, dell?incertezza giuridica e dunque della instabilità istituzionale, che assai spesso si traduce in imbarazzanti contraddizioni.
Tornando, comunque, alla materia del Rescritto, appare evidente che la riserva di legge proclamata circa la concessione delle licenze e l?indicazione delle modalità per la celebrazione della Messa secondo il Rito antico sia in aperto contrasto sia con quanto già stabilito dallo stesso Motu Proprio a cui, paradossalmente, si pretenderebbe di dare così ?implemento?, ma soprattutto ? come ha anche osservato il card. Müller in una recente intervista ? confligga con norme di diritto divino che, invece, regolano la potestà dei Vescovi diocesani.
Se oggi un Vescovo non è considerato in grado ? perché di ciò si tratta ? di discernere se nel territorio della propria diocesi vi possano essere le condizioni per cui si possa estendere la facoltà dell?uso dell?antico Messale senza previo assenso del Dicastero, e addirittura si limita la sua stessa potestà nell?uso dei libri liturgici impedendogli, nelle parrocchie, l?uso del Pontificale, allora si può dire che l?intera teologia sulla costituzione gerarchica della Chiesa, formalizzata da ultimo nel Magistero conciliare sui vescovi, sia di fatto stata nullificata e abbia ceduto il posto ad un?inedita, quanto pericolosa, forma di governo monocratico e autoreferenziale.
Se si legge, infatti, quanto dispone il Rescritto laddove afferma: «Qualora un Vescovo diocesano avesse concesso dispense nelle due fattispecie sopra menzionate è obbligato ad informare il Dicastero per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti che valuterà i singoli casi» si resta basiti dalla evidente volontà controllante curiale, che non solo infrange un principio di civiltà giuridica per cui la legge dispone per l?avvenire e la retroattività della norma è qualcosa di eccezionale (cf. can. 9), ma anche perché mette in dubbio (tentando di considerarli impropriamente e ingiustamente come provvedimenti che avrebbero quasi perduto valore) le scelte già compiute dai singoli Vescovi, adesso mortificatamente ?obbligati? a comunicare alla Sede Apostolica ciò che, invece, hanno deciso nel pieno dell?esercizio delle loro legittime funzioni applicando una norma del diritto universale. D?altra parte è ovvio che quanto già stabilito sia oggettivamente e giuridicamente intangibile.
Potrebbe sorprendere tale maniacale ipercontrollo del Dicastero del Culto, insieme a questa forma ossessiva di normativizzazione nell?attuale epoca profondamente antigiuridica ed anzi apertamente nemica delle ?regole? e aperta piuttosto a modelli fluidi; potrebbe sorprendere che in un?epoca in cui avvengono quotidianamente sacrilegi e profanazioni, molto spesso sotto il silenzio e la complice cecità delle istituzioni, si sia così minuziosi nel definire i margini del consentito a un vescovo nella propria diocesi, impedendo financo che un sacerdote possa binare la celebrazione in rito antico quando nessuno si cura delle quattro messe che in media un buon parroco celebra ogni domenica nel territorio della parrocchia, ormai spesso senza più preti; sembrerebbe assurdo immaginare che nell?epoca delle ?liturgie creative? dove sugli altari consacrati si espongono simboli pagani e si compiano gesti di evidente sconcertante stile sacrilego, dove i sacerdoti si mascherano, dove si celebrano le messe sui materassini in mezzo al mare, la Santa Sede senta così forte il bisogno di affermare chirurgicamente che, sebbene sia tollerato l?uso del Messale, non è altrettanto concesso nelle parrocchie l?uso del Pontificale, e dunque? è lecito privare i fedeli che fruiscono di quella forma rituale della possibilità di ricevere, ad esempio, la cresima in Rito antico; potrebbe sorprendere l?ossessione con la quale, da anni a questa parte, l?unico problema della disciplina ecclesiastica sembri essere la repressione delle ?tendenze tradizionaliste? mentre, d?altra parte, le chiese, i seminari, i monasteri, i conventi si svuotano, la dottrina morale cede il passo a psicologismi di dubbia entità e, di fatto, si vive un clima di polizia ideologica per cui tutti possono fare ciò che vogliono mentre è impedito fare ciò che si è sempre fatto.
In realtà è evidente che ciò sia indice del grado di profonda paura e insicurezza che i novatori hanno nel portare avanti le rivoluzioni: se, infatti, la Tradizione ha la solidità e la robustezza dei propri princìpi e dunque non teme un confronto con la diversità, con la quale anzi si intreccia e si sviluppa, consolidandosi ancora di più e proiettandosi verso il futuro, non così la Rivoluzione che non può far altro che imporre la sua ?visione? mediante la stessa forza che ha contestato e, a suo modo, crede di aver destituito: l?auctoritas. Tuttavia, nei sistemi di civiltà giuridica, ?veritas non auctoritas facit legem?: non è l?arbitrio, né il mero esercizio del potere a integrare il fondamento della norma da considerare vincolante ? come al contrario sostenne Hobbes ? bensì i principi indisponibili e non negoziabili del diritto divino e del diritto naturale. L?imposizione con la forza di una legge non ha mai prodotto nulla di buono, e d?altronde le stesse azioni rivoluzionarie ? com?è noto ? si sono sempre risolte, presto o tardi, in un pasto saturniano.
Quella che si prospetta ? e che è già in corso da diverso tempo ? è una battaglia senza precedenti nella storia della Chiesa, che vede fronteggiarsi due fronti ugualmente accaniti ma impari, l?uno rispetto ai numeri, l?altro rispetto alla ?forza istituzionale?; tuttavia la battaglia di oggi non è la stessa dell?immediato post-concilio, perché da allora ad oggi le fila di coloro i quali sono stati rapiti dalla bellezza della Tradizione sono ben più folte rispetto a prima: a quei tempi vi era una società diversa, una obbedienza diversa? eppure lo stesso Paolo VI, pur promulgando il nuovo Messale, non ebbe l?ardire di dichiarare abrogato il precedente, probabilmente consapevole dell?anatema di S. Pio V della Bolla Quo primum tempore. D?altronde, con buona pace dei soloni del Dicastero del Culto, la liturgia tradizionale ha un complesso strutturale talmente tanto vasto che sarebbe davvero follia ritenere possibile ?normare? ogni cosa, sicché si troveranno sempre delle escamotages che consentiranno, come hanno consentito, all?antica Liturgia di sopravvivere. E se anche voci di corridoio si fanno sempre più pressanti sul fatto che questo ultimo documento sia solo la punta dell?iceberg d?una reviviscente guerra, e se oggi si bacchettano i vescovi, domani si bacchetteranno coloro i quali sono a tutt?oggi esenti dall?osservanza di Traditionis custodes (cioè i cosiddetti ?istituti Ecclesia Dei?), sul punto va precisato che un?azione restrittiva e punitiva nei loro confronti comporterebbe inevitabilmente una frattura immensa all?unità della Chiesa, poiché sarebbe davvero scellerato escluderli ipso facto dalla comunione ove non si uniformassero all?unico rito riformato; e d?altra parte, per come stanno le cose e per il grado di qualità che ha l?obbedienza in una Chiesa in piena crisi del principio di autorità, sarebbe impensabile una repressione di massa, che sortirebbe piuttosto l?effetto contrario.
Niccolò Tedeschi per https://www.corrispondenzaromana.it/osservazioni-canonistiche-sul-rescriptum-del-21-febbraio/
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Maria Cecilia Baij nacque a Montefiascone il 4 gennaio 1694 da Carlo e da Clemenza Antonini.
Nel 1712 entrò nel monastero delle cistercensi di Viterbo, ma ne uscì dopo dieci mesi per entrare in quello delle benedettine di Montefiascone. Qui nel 1714 fece la sua professione religiosa.
Il Cristo sofferente volle associarla alla sua passione e, a questo scopo, ne purificò il cuore con dure prove, rendendola degna di ricevere grazie e favori eccezionali.
Cecilia fu badessa del monastero per circa 20 anni e morì nell?ufficio del suo mandato il 6 gennaio 1766.
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Martirologio Romano: San Roberto Bellarmino, vescovo e dottore della Chiesa, della Compagnia di Gesù, che seppe brillantemente disputare nelle controversie teologiche del suo tempo con perizia e acume. Nominato cardinale, si dedicò con premura al ministero pastorale nella Chiesa di Capua e, infine, a Roma si adoperò molto in difesa della Sede Apostolica e della dottrina della fede.
Nacque a Montepulciano nel 1542 da una ricca e numerosa famiglia. Nel 1560 entrò nella Compagnia di Gesù. Morì il 17 settembre 1621 a Roma.
Papa Pio XI lo beatificò il 13 maggio 1923, lo canonizzò il 29 giugno 1930 e lo proclamò Dottore della Chiesa il 17 settembre 1931.
Nel nuovo calendario liturgico promulgato da Paolo VI la sua memoria è stata resa facoltativa.
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Sabato 25 febbraio, il quotidiano dei Vescovi italiani ha reclamizzato le ?elezioni primarie? del Partito Democratico ( [https:]] ), offrendo una vera e propria ?guida al voto?: «come e dove votare il 26 febbraio».
Rispetto ad altri articoli passati, il fatto nuovo è costituito dall?aperta propaganda partitica: «cercare sulla pagina [?] il gazebo più vicino a sé».
Tale attività di propaganda è confermata dall?edizione odierna: la sulfurea Elly Schlein è in prima pagina e le si fa una lunghissima intervista, «Costruiamo un Pd per i poveri e la Terra», in cui le si lascia dire di cosa ha bisogno il nostro povero paese. Non ricordo un sostegno così forte ad un partito politico, nemmeno ai tempi del collateralismo con la D.C., quando i Vescovi si limitavano a dir di votare per ?un partito democratico e cristiano?.
Pensando ai nostri Vescovi, occorre ribadire che il PD non è un partito come gli altri. Come qualcuno ha dimostrato, il PD è una specie di ?Partito Radicale di Massa?.
Seguendo la filosofia politica gramsciana, il PD è l?erede di Berlinguer, Togliatti, Stalin, Lenin, Marx-Engels, nonché del filo rosso socialistico-panteistico che, da millenni, attacca la famiglia, la proprietà come libertà concreta e anche Dio. Sì, Dio: perché ogni colpo inferto alla vita umana è fatto in odio al suo Creatore [ [https:]] ].
Stando all?intervista alla Schlein diffusa dal quotidiano dei nostri Vescovi, si prospetta per l?Italia il diventare una Società Aperta (Open Society Foundation) sotto il forte controllo di uno Stato onnipervasivo:
Provvidenzialmente, accanto allo spazio donato dal quotidiano dei Vescovi ad Elly Schlein, compaiono le parole dette dal Papa all?Angelus: «mai negoziare col demonio».
Ignorare cosa è il PD, è ignorare ciò che ci chiede Gesù Cristo: non si è cattolici perché si ascolta il prete di turno, ma perché si ha fede in ciò che Cristo ci ha trasmesso ed è compendiato nel Catechismo.
FattiSentire.org
Bologna, 27/2/2023
L'articolo Il sinistro attivismo partitico di Avvenire proviene da FattiSentire.org - Per la vita e la famiglia.
Martedì 10 gennaio è venuto improvvisamente a mancare il cardinale australiano George Pell, prefetto emerito della Segreteria per l?Economia.
In una intervista andata in onda lo scorso 18 dicembre, sulle reti Mediaset, papa Francesco, nel ricordare il suo impegno per risanare le finanze vaticane, aveva affermato:
?Io ho dato indicazioni soltanto. Ma l’organizzare questo che, grazie a Dio, sta andando bene con il Consiglio dell’Economia, con il Segretariato all’Economia. Tutto questo lo ha visto chiaro il cardinale Pell, che è quello che ha incominciato questo?.
?Poi è dovuto rimanere quasi due anni in Australia per questa calunnia che gli hanno fatto – che poi era innocente, ma gliel’hanno fatta brutta poveretto – e si è allontanato da questa amministrazione, ma è stato Pell a fare lo schema di come si poteva andare avanti. È un grande uomo e gli dobbiamo tante cose?.
Ti sarai forse domandato: a cosa si riferisce il Papa quando afferma: ?gliel?hanno fatta brutta poveretto?? E, soprattutto, perché proprio a lui?
Il riferimento è ovviamente al ?calvario? processuale che il cardinale australiano ha dovuto patire a seguito delle gravi accuse di pedofilia mossegli nell?estate del 2017, per fatti accaduti negli anni Settanta, quando Pell era parroco nella sua città natale di Ballarat.
L?11 dicembre 2018, il già primate australiano, fu giudicato colpevole di abusi sessuali commessi ai danni di due chierichetti di tredici anni, e il 13 marzo 2019 venne condannato a sei anni di detenzione.
Dopo aver bocciato un ricorso d?appello presentato dai legali del card. Pell, la Corte aveva nuovamente confermato la condanna, sino a quando nel mese di novembre del medesimo anno, a causa di numerosi vizi formali riscontrati nelle procedure processuali, la Corte Suprema dell?Australia aveva finalmente accolto il ricorso d?appello.
Il 7 aprile 2020 la Corte Suprema emise una sentenza di proscioglimento nei confronti del card. Pell, disponendone così il rilascio dopo più di un anno trascorso in carcere, spiegando che vi è stata:
?una significativa possibilità che una persona innocente sia stata condannata perché le prove non hanno stabilito la colpevolezza al richiesto standard probatorio? (Corte Suprema dell’Australia, Judgement Summary sulla decisione del 07/04/2020 nel caso Pell v. The Queen)
Ma, parliamoci chiaramente: si è semplicemente trattato di uno sbaglio, come tanti altri?
È probabile, ma è altrettanto lecito dubitarne se si considerano le ferme posizioni assunte del card. Pell in difesa della famiglia naturale, contro la lobby LGTB.
È stato tra i più fermi nemici della comunità LGBT, dall?omosessualità ?sbagliata? all?omofobia ?inesistente?.
Con tali parole il portale Gaypost.it annunciava la notizia della condanna del porporato australiano, presentando poi alla fine dell?articolo in questione un ?florilegio? di dichiarazioni del cardinale, che di seguito ti presento:
Nel 1990 dichiarò a ABC News: “L?omosessualità non esiste. Questa attività è sbagliata e crediamo che per il bene della società debba essere scoraggiata“.
Nello stesso uno studente gay della scuola cattolica si suicidò a Melbourne, secondo quanto riportato da The Guardian, Pell commentò il tragico episodio condannando l?omosessualità: “Questo è solo un altro motivo per scoraggiare certi atteggiamenti, impedire alle persone di andare verso quella direzione“.
A Sydney nel 2006, Pell avviò una campagna contro l?adozione per le coppie dello stesso sesso affermando che i bambini ?hanno bisogno di un padre e una madre?.
Nel 2007, Pell disse che le persone gay non avevano bisogno di protezione: “Non è vero che oggi gli omosessuali soffrono di qualche sorta di svantaggio legale e civile come è successo 40 anni alle persone di colore. Non ci sono problemi di giustizia o discriminazione.? (Consigliere del Papa condannato per pedofilia. Ha lottato una vita contro la comunità LGBT [gaypost.it]).
Alla luce di quanto hai appena letto, appaiono più chiare le parole del Papa, quando afferma: ?Gliel?hanno fatta brutta poveretto?.
Tutto ciò ti fa rendere conto ancor meglio di quanto vi sia bisogno di lottare oggigiorno per tutelare la famiglia naturale dagli assalti di queste vere e proprie lobbies organizzate, ramificate ai più alti livelli.
Ricordando dunque l?impegno del card. Pell, e delle prove terribili cui dovette patire, ti chiediamo di sostenere la nostra attività quotidiana, che contribuisce a garantirti uno spazio di libertà in difesa della vita, della famiglia e della libertà educativa.
Se desideri anche tu poter affermare con forza che il modello di società proposto dalle lobbies LGBT non è quello che vuoi, devi poterlo fare senza il rischio di subire quello che ha patito il card. Pell.
Aiutaci a farlo insieme a noi, collaborando con le nostre lotte: ci batteremo affinché follie simili non possano più accadere.
13/01/2023, da: [https:]]
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I Comitati Civici furono un’organizzazione politica, costituita di laici cattolici italiani.
Furono impiegati nella difesa della cultura tradizionale italiana, della famiglia e della proprietà privata.
Pertanto, lottarono in funzione civica anti socialista e, quindi anche anticomunista.
Furono costituiti da Luigi Gedda su incarico di papa Pio XII in vista delle elezioni politiche del 1948.
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Padre Gabriele Roschini, O.S.M. fu un mariologo di fama mondiale, professore decorato e fondatore della Facoltà Teologica Pontificia Marianum di Roma nel 1950 sotto il pontificato di Pio XII, docente alla Pontificia Università Lateranense e consulente del Sant?Uffizio. Egli è considerato come il più grande mariologo del 20 ° secolo, è stato molto apprezzato da tutti i Papi nel corso della sua vita sacerdotale (soprattutto Papa Pio XII), ed è stato spesso definito da Papa Giovanni Paolo II come uno dei più grandi esperti mariani che sia mai vissuto.
L'articolo P. Roschini OSM: Istruzioni mariane proviene da TotusTuus e-book gratuiti.
Erano in 100 mila lo scorso 20 gennaio, a Washington, coloro, soprattutto giovani e famiglie, che hanno sfidato il gelo e le rigide temperature di questi giorni, per partecipare all?ormai tradizionale Marcia per la Vita, giunta alla sua cinquantesima edizione ed avente per tema «Prossimo obiettivo: marciare verso un?America post-Roe».
Erano presenti anche diversi esponenti politici, tra i quali il procuratore generale del Mississippi, colui che ha condotto la causa Dobbs vs. Jackson ovvero il grimaldello per scardinare la sentenza Roe vs. Wade, la cui fine, a cinquant?anni dal suo varo, è stata sancita lo scorso giugno dall?Alta Corte, che ha di nuovo permesso così ai singoli Stati americani di tutelare la vita dei bambini non ancora nati.
Ed anche questo è stato uno dei motivi di entusiasmo tra gli aderenti alla Marcia, conclusasi quest?anno dinanzi al Campidoglio, proprio per chiedere ai due rami del Congresso, ora che hanno il potere di farlo, di ripristinare le tutele a favore dei bimbi nel grembo materno.
In particolare, i riflettori sono puntati sulla battaglia legislativa, per cancellare i finanziamenti pubblici erogati a Planned Parenthood, già eliminati dall?allora presidente Trump, ma ripristinati purtroppo con l?amministrazione Biden. Un altro obiettivo consiste nel bloccare il tentativo posto in essere dal Partito Democratico di codificare l?aborto come un ?diritto?.
Secondo le ricerche condotte dall?associazione National Right to Life, il numero dei piccoli eliminati nel grembo materno dopo la sentenza Roe vs. Wade ammonterebbe a 64,4 milioni. Un?autentica ecatombe.
Ad oggi, però, ben 14 Stati americani hanno varato leggi più restrittive, tali da limitare o vietare l?aborto ed altri potrebbero farlo nel corso del 2023. Leggi, che hanno già salvato decine di migliaia di vite umane.
Ora che le conquiste per la vita in campo normativo si sono maggiormente consolidate, il popolo pro-life americano è deciso a puntare tutto sull?educazione, perché già nelle scuole si insegni, sin dai primi anni, il rispetto della vita umana. La cronaca, infatti, insegna a tenere alta la guardia.
Iniziative come la Marcia per la Vita statunitense sono un esempio per un Occidente ancora troppo vile e tiepido in materia, con governi che potrebbero cancellare l?aborto ed ancora non lo fanno, benché la richiesta, forte, giunga dai loro stessi elettori (o almeno da quelli che oggi sono tali)?
Un triste esempio, in tal senso, giunge dal Regno Unito, dove un uomo, Adam Smith-Connor, un veterano militare, è stato sanzionato dagli agenti di Polizia Locale solo per aver pregato in silenzio sul pubblico marciapiede dinanzi alla clinica di Ophir Road, a Bournemouth, là dove suo figlio è stato abortito 22 anni. È la seconda volta nel giro di un mese, che si verifica nel Paese questo autentico oltraggio al buon senso, al rispetto del dolore di un padre ed al principio fondamentale ed universale della libertà religiosa. Ciò, in applicazione del cosiddetto «Ordine di protezione degli spazi pubblici», che dal 13 ottobre scorso impone una zona-cuscinetto o di censura, dinanzi alle strutture ove si pratichino gli aborti, zone in cui è vietato in qualsiasi modo manifestare approvazione o disapprovazione verso l?aborto, preghiere comprese.
L?organizzazione inglese ADF-Alliance Defending Freedom ha ingaggiato una squadra di avvocati per contestare la multa ingiustamente e crudelmente inflitta a Smith-Connor. Che, piangendo il figlio perso, piange anche il rimorso, di cui è vittima, da quando, 22 anni fa, lui accompagnò la sua ex-fidanzata ad abortire, pagandole l?intervento. «Le conseguenze delle mie azioni di quel giorno ? ha ricordato l?uomo ? tornarono per perseguitarmi anni dopo, quando mi sono reso conto di aver perso per esse mio figlio Jacob. Per lui, per gli altri bambini abortiti, per le loro famiglie, per il personale delle cliniche abortiste, ho pregato Dio. Non avrei mai immaginato di rischiar di avere precedenti penali per aver pregato in silenzio».
È questo il volto intollerante e senza cuore del totalitarismo abortista. Di fronte a questi eventi, anche tanti politici dovrebbero riflettere sulle conseguenze derivanti dal varo di certe leggi e dalla bocciatura di altre.
di Mauro Faverzani, per [https:]]
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Forse, il miglior modo per ricordare Benedetto XVI è quello di leggere (o rileggere) qualcuno dei suoi libri.
Noi siamo particolarmente legati a “Rapporto sulla Fede”, perché scosse la Diocesi di Bologna nel profondo: fu davvero un “libro bomba”!
Il neo-arrivato Card. Giacomo Biffi ne trasse forza per tentare (senza purtroppo riuscirvi) di riportare l’ortodossia e l’ortoprassi ecclesiale.
Il Servo di Dio Padre Tomas Tyn O.P. utilizzò quel volumetto come “cavallo di battaglia” per le tante conferenze, ritiri, riunioni e incontri che gli venivano richiesti.
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In questo momento, 9 gennaio 2023, il libro è ancora soggetto ai diritti dell’autore e dell’editore: cosa ormai immorale, quanto negare il pane agli affamati.
Per tale ragione non possiamo inserirlo tra gli e-book scaricabili gratuitamente da [www.totustuus.cloud] .
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Tuttavia, è scaricabile “clandestinamente” da due siti:
1) [https:]]
2) [https:]]
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Anche se ora non possiamo leggerlo, salviamolo subito sul computer o sullo smartphone: lo leggeremo appena possibile e lo potremo far girare tra i nostri amici!
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Per il quadro più generale, quello del “Mistero dei due Papi”, rimandiamo a uno studioso serio: [https:]]
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iGpM
totustuus.it
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L'articolo Come ricordare Papa Ratzinger? proviene da Totus Tuus Network.
La notizia è questa: il presidente russo Vladimir Putin e quello cubano Miguel Díaz-Canel hanno inaugurato insieme una statua in bronzo di Fidel Castro a Mosca, al culmine di una visita che ha sottolineato la sintonia politica fra Mosca e L?Avana contro le sanzioni occidentali.
Díaz-Canel, primo presidente cubano a non essere un membro della famiglia Castro, è succeduto il 19 aprile 2021 a Raul Castro, fratello di Fidel, come primo segretario del Partito Comunista di Cuba. ?Entrambi i paesi, Russia e Cuba, sono soggetti a sanzioni ingiuste?, ha detto Díaz-Canel, citato dalla Tass. Putin, da parte sua, ha ricordato le ?ore di conversazione? con il defunto leader cubano, per il quale ?ogni paese aveva diritto a svilupparsi liberamente, a scegliere la sua strada, e che le dittature, il saccheggio e il neocolonialismo non hanno posto in un mondo giusto?.
Díaz-Canel, che ha incontrato anche il patriarca Kirill e l?ex presidente russo Dmitry Medvedev, ha affermato che ?l?impero yankee? è un ?nemico comune di Cuba e la Russia. Capiamo che questo conflitto deriva dalle macchinazioni americane?, ha detto il leader cubano, aggiungendo che Putin ?aveva avvertito da molto tempo il mondo che l?espansione della Nato verso la Russia era semplicemente inaccettabile?. ?Condanniamo le sanzioni anti russe e l?origine dell?attuale conflitto, in modo che la gente non venga ingannata nel dare la colpa alla Russia?, ha detto ancora.
Quando papa Francesco incontrò Fidel Castro a Cuba, il 21 settembre 2015, suscitò un coro unanime di proteste fra gli esponenti dell?opposizione, in larga misura cattolici, feriti da questo incontro. Nel luglio 2021 migliaia di persone scesero in piazza a Cuba, in quella che è stata definita la più grande protesta di massa mai vista sull?isola negli ultimi 30 anni. A questa manifestazione seguì una violenta repressione da parte del presidente Díaz-Canel.
Castro morì a novant?anni il 25 novembre 2016. Il 19 aprile dello stesso anno, nel suo ultimo discorso politico, a conclusione del VII Congresso nazionale del Partito Comunista di Cuba, invitò i presenti a mantenere vivi i propri ideali comunisti. Oggi Putin e Díaz-Canel mantengono vivi questi ideali, inaugurando un monumento in onore di Fidel Castro.
C?è chi ritiene che non sia adeguato attribuire a Putin l?appellativo di post-comunista o post-stalinista, perché egli si sarebbe totalmente affrancato dal comunismo. Però Putin ha inaugurato assieme al Presidente e segretario comunista cubano una statua a Fidel Castro, che è stato l?icona della rivoluzione comunista nel mondo.
In un articolo sul ?Corriere della Sera? del 23 novembre, Paolo Lepri ha osservato che l?inaugurazione del monumento a Fidel Castro sarebbe soltanto un episodio-simbolo in uno scenario nel quale l?ex superpotenza tenta di esercitare la propria influenza, se però non ci fosse una guerra in corso in cui esistono chiaramente un aggredito e un aggressore. Ma per i due ?compagni? l?invasione dell?Ucraina è una guerra difensiva. Infatti, per Díaz-Canel ? che ha parlato alla Duma, il Parlamento di Mosca ? ?le cause del conflitto in Ucraina devono essere trovate nella politica aggressiva degli Stati Uniti e nell?allargamento della Nato ai confini con la Russia?.
Ciò che lega Putin e Díaz-Canel è l?odio radicale verso gli Stati Uniti, la Nato e l?Occidente, contro i quali la Russia combatte una guerra di liberazione, che riscuote l?adesione incondizionata di Cuba. Come dimenticare l?aspetto ideologico di quest?alleanza, cioè il comune richiamo agli ideali comunisti, implicito nell?incontro tra il Presidente della Repubblica di Cuba e quello della Federazione Russa? Come negare che la Russia, trent?anni dopo l?auto-dissoluzione dell?Unione Sovietica, continui a promuovere e a diffondere, anche con le armi, i suoi errori nel mondo, e come ignorare che questi errori, a cui non solo Cuba e Russia, ma anche la Cina si richiama ufficialmente, affondano le loro radici nella Rivoluzione bolscevica del 1917?
(Roberto de Mattei, [https:]
L'articolo Il terrorista socialista Fidel Castro onorato a Mosca da Putin proviene da FattiSentire.org - Per la vita e la famiglia.
Eberhard Welty OP (15 settembre 1902 al secolo Franz Theodor Welty nasce ad Anholt; Muore il 2 giugno 1965 a Friburgo i. Br.) è stato un frate domenicano tedesco e un etico sociale.
L'articolo P. Welty O.P.: Catechismo sociale proviene da TotusTuus e-book gratuiti.
C?è chi è convinto che la guerra in corso tra Russia e Ucraina sia una trappola ordita dalla Cia e dalla Nato ai danni di Vladimir Putin. Tutto sarebbe stato accuratamente organizzato per provocare l?orso russo, scatenare il conflitto, destabilizzare la regione ed estendere il Nuovo Ordine Mondiale a trazione americana. Che le cose non siano proprio andate così ce lo documenta uno dei maggiori esperti di servizi segreti, il prof. Aldo Giannuli, nel suo libro Spie in Ucraina. Gli errori dei servizi russi e occidentali, le cause e le dinamiche nascoste, della guerra, pubblicato a novembre dall?Editore Ponte alla Grazie (pp. 290, euro 16.90).
Giannuli in un suo precedente libro dal titolo Come i servizi segreti stanno cambiando il mondo (Ponte alle Grazie, 2018) aveva già segnalato l?enorme sviluppo dell?intelligence nel mondo contemporaneo. In fondo i servizi segreti sono le strutture cognitive più sofisticate e hanno accesso a una massa ineguagliabile di informazioni, comprese le più riservate. Tuttavia, malgrado questa massa di notizie e la poderosa capacità tecnologica, quanto sta accadendo in Ucraina non dimostra una diabolica regia di spie ed analisti, ma semmai il fallimento della loro capacità predittiva e organizzativa.
E? chiaro che per scrivere una vera e propria storia di questa guerra occorrerà attendere prima di tutto che finisca. Ciò non toglie che si possa iniziare a fare qualche considerazione, e la prima è questa: non solo i governi dei paesi Nato, ma anche la Russia, che ha scatenato la guerra, hanno palesemente sbagliato i loro calcoli e le loro previsioni, proprio a causa dell?inadeguatezza dei loro rispettivi servizi segreti.
E? vero, che i servizi americani, osservando l?ammassarsi di truppe russe al confine ucraino, avevano annunciato, già diversi mesi prima, l?imminenza dell?aggressione russa. Non si è trattato però di successo, ma di un fallimento ancora più grave, perché alla previsione non ha corrisposto alcuna misura di contrasto. ?Prevedere un evento negativo e non fare nulla o quasi per contrastarlo è peggio ancora che non prevederlo affatto? osserva giustamente Giannuli. Le responsabilità, naturalmente, oltre che dei servizi di intelligence, sono delle autorità politiche e degli stati maggiori, che erano convinti che l??operazione speciale militare? russa sarebbe pienamente riuscita.
I servizi russi (GRU e FSB), come quelli occidentali, si attendevano un rapido crollo militare dell?Ucraina, a cui sarebbero succeduti occasionali tumulti di piazza e l?occupazione senza colpo ferire del Donbass. Alle origini di questo errore di valutazione c?era il ritiro americano dall?Afghanistan, avvenuto in maniera disastrosa a metà agosto 2021. Per Putin era la conferma che gli USA erano entrati in uno stato di imminente débacle di cui si poteva approfittare per risolvere una volta per tutte la partita ucraina. Sbagliarono i russi, ma un errore speculare lo commisero anche gli americani, che, dopo aver sopravalutato la capacità di resistenza del regime di Kabul contro i talebani, sottovalutarono fortemente la capacità di resistenza degli ucraini all?invasione russa.
Il primo imprevisto fu proprio il comportamento del presidente ucraino Zelens?ky, che era stato debole in pace, ma si rivelò inaspettatamente forte in guerra. Ebreo russofono, attore e regista, poco prima dello scoppio della guerra era sceso al 15% negli indici di popolarità, non avendo ottenuto successi né nella lotta alla corruzione né nelle trattative con la Russia. Gli americani non contavano su di lui, tanto che il 25 febbraio gli avevano proposto di abbandonare Kiev e riparare in Polonia, mentre le ambasciate occidentali venivano trasferite a Leopoli. I russi avevano pensato di rapirlo e, probabilmente, di ucciderlo. Ma né i russi, né gli americani, avevano previsto la determinazione di Zelens?ky che mise la sua professionalità teatrale al servizio della resistenza all?aggressione russa.
Il campo, invece, in cui i russi hanno invece raggiunto il loro obiettivo è quello della disinformazione. Nella campagna di comunicazione russa l?Italia è stata individuata come ?anello debole? dell?Unione europea ed è stata oggetto di un uso combinato delle varie forme di propaganda, a cominciare dal recupero di certe fasce di opinione pubblica no vax, le stesse che oggi addossano all?Occidente tutta la responsabilità della guerra e fanno di Putin un loro campione.
La ricostruzione di Giannuli è convincente tranne che su un punto. Il nostro attento studioso dei retroscena internazionali, è convinto che Putin è stato, ed è ancora, un uomo dell?apparato del PCUS, ma senza mai essere stato comunista. La sua cultura sarebbe anzi quella di un uomo di destra. Se però si accettasse l?idea di ?destra? che ha Giannuli, Josef Stalin, che si servì strumentalmente di alcuni valori come la famiglia e la nazione, per rafforzare la sua dittatura e vincere la guerra, dovrebbe essere considerato un uomo di estrema destra, mentre è l?espressione per eccellenza del comunismo al potere. E Putin, non a caso, è un fervente ammiratore di Stalin, che considera come il più grande leader politico russo del XX secolo. E? giusto però quanto Giannuli scrive nelle pagine conclusive del suo libro: pochi hanno notato che questa è la quarta volta nel dopoguerra in cui la Russia invade un vicino per risolvere una controversia internazionale e affermare la sua potenza. La prima volta fu nel 1956 in Ungheria, poi seguirono la Cecoslovacchia e l?Afganistan. Adesso siamo al quarto caso con l?Ucraina. Possibile che l?esperienza del passato non insegni qualcosa a chi è convinto del pacifismo russo e del bellicismo occidentale?
Roberto de Mattei, Ucraina, la disfatta degli 007: il libro che svela cosa è successo davvero, in Libero, 13 dicembre 2022
L'articolo La disfatta dell’Intelligence in Ucraina proviene da FattiSentire.org - Per la vita e la famiglia.
di Julio Loredo.
La notizia è rimbalzata in tutto il mondo e commentata per lo più sotto una luce positiva: mons. Helder Câmara, l?Arcivescovo rosso, l?araldo delle dittature comuniste, il promotore della rivoluzione in Brasile per imporre una dittatura popolare, il partigiano della Teologia della liberazione marxista, il sostenitore dell?aborto e del divorzio, il nemico della Humanae Vitae, corre verso l?onore degli altari, avendo il suo processo di beatificazione ormai superato la ?fase romana?.
Si tratta di una di quelle ?canonizzazioni massmediatiche? purtroppo sempre più comuni nella vita della Chiesa di oggi: si tende a dare più importanza alla ditirambica propaganda fatta attorno al personaggio dai suoi fan, che non alla sua dottrina e ai fatti concreti della sua vita, spesso trascurati o deformati, quando non addirittura esclusi. È come se in un processo penale mancasse il contraddittorio, e nel dettare sentenza il Giudice si basasse più sui commenti della stampa che non sugli atti.
Per l?italiano medio la figura di mons. Helder Pessoa Câmara (1909-1999), noto come Dom Helder[1], vescovo ausiliare di Rio de Janeiro, e poi arcivescovo metropolita di Olinda-Recife, è poco conosciuta. Le poche notizie che filtrano provengono da fucine propagandistiche tanto sbilanciate che non esito a definire ai limiti del ridicolo. Ricordo, all?epoca della sua scomparsa nell?agosto 1999, i media italiani gareggiando a chi gli conferiva il titolo più altisonante: ?Profeta dei poveri?, ?Santo delle favelas?, ?Voce del Terzo mondo?, ?Sant?Helder d?America? e chi più ne ha più ne metta[2].
Militante filo-nazista
Dom Helder Câmara iniziò la sua vita pubblica come militante nella destra filo-nazista.
Egli fu, infatti, gerarca della Ação Integralista Brasileira (AIB), il movimento fondato da Plinio Salgado[3]. Nel 1934, l?allora padre Câmara entrò a far parte del Consiglio Supremo dell?AIB. Due anni dopo divenne segretario personale di Salgado, e quindi Segretario nazionale dell?AIB, prendendo parte da protagonista ai raduni e alle marce paramilitari che scimmiottavano quelle dei nazisti in Germania. Le sue convinzioni filo-naziste erano così profonde, che si era fatto ordinare sacerdote portando sotto la talare la divisa delle milizie integraliste, la famigerata ?camicia verde?.
Nel 1946 l?arcivescovo di Rio di Janeiro volle farlo suo vescovo ausiliare ma la Santa Sede si rifiutò a causa della sua precedente militanza integralista. La nomina arrivò solo sei anni dopo. Nel frattempo, egli aveva maturato il suo passaggio dall?integralismo filo-nazista al progressismo filo-marxista.
Quando nel 1968 lo scrittore brasiliano Otto Engel scrisse una biografia di mons. Câmara, egli ricevette ?ordini sommari? dalla Curia di Olinda-Recife che lo diffidava dal pubblicarla. L?arcivescovo non voleva farne conoscere il passato filo-nazista, in barba alla libertà di stampa e anche all?obiettività storica[4].
Dalla JUC al PC. L?Azione Cattolica brasiliana
Nel 1947 padre Câmara fu nominato Assistente generale dell?Azione Cattolica brasiliana che, sotto il suo influsso, iniziò a scivolare verso sinistra fino ad abbracciare, in alcuni casi, il marxismo-leninismo. La migrazione fu particolarmente evidente nella JUC (Juventude Universitária Católica), alla quale Câmara era particolarmente vicino. Scrive Luiz Alberto Gomes de Souza, già segretario della JUC: ?L?azione dei militanti della JUC (?) sfociava in un impegno che, a poco a poco, si è rivelato socialista? [5].
La rivoluzione comunista a Cuba (correva l?anno 1959) fu accolta dalla JUC con entusiasmo. Secondo Haroldo Lima e Aldo Arantes, dirigenti della JUC, ?la recrudescenza delle lotte popolari e il trionfo della rivoluzione cubana nel 1959 aprirono la JUC all?idea di una rivoluzione brasiliana?. La deriva a sinistra fu molto agevolata dal coinvolgimento della JUC con l?UNE (União Nacional de Estudantes), vicina al Partito comunista. ?Come risultato della sua militanza nel movimento studentesco, – proseguono Lima e Arantes – la JUC fu obbligata a definire un?agenda politica più ampia per i cristiani di oggi. Fu così che, nel congresso del 1960, approvò un documento (?) in cui annunciava l?adesione al socialismo democratico e all?idea di una rivoluzione brasiliana? [6].
Durante il governo di sinistra del presidente João Goulart (1961-1964), prese forma all?interno della JUC una fazione radicale inizialmente chiamata O Grupão, il Grande Gruppo, poi trasformatasi in Ação Popular (AP) che, nel 1962, si definì socialista. Nel congresso del 1963, l?AP approvò i propri Statuti nei quali ?si abbracciava il socialismo e si proponeva la socializzazione dei mezzi di produzione?. Statuti che contenevano, tra l?altro, un elogio alla rivoluzione sovietica e un riconoscimento dell??importanza decisiva del marxismo nella teoria e nella prassi rivoluzionaria?[7].
La deriva, tuttavia, non si fermò lì. Nel congresso nazionale del 1968 Ação Popular si proclamò marxista-leninista, cambiando il nome in Ação Popular Marxista-Leninista (APML). Visto che niente più la separava dal Partito comunista, nel 1972 decise di sciogliersi e di incorporarsi al Partido Comunista do Brasil. Attraverso questa migrazione, molti militanti dell?Azione Cattolica finirono per partecipare alla lotta armata durante gli anni di piombo brasiliani.
Contro il parere di non pochi vescovi, mons. Helder Câmara fu uno dei più entusiasti e convinti difensori, anzi promotore, della migrazione a sinistra nell?Azione Cattolica. Anche se mostrava preferenza per i metodi non violenti, mai condannò chi prendeva le vie della guerriglia[8].
Contro Paolo VI
Nel 1968, mentre Papa Paolo VI si accingeva a pubblicare l?enciclica Humanae Vitae, mons. Helder Câmara si schierò apertamente contro il Pontefice, qualificando la sua dottrina sugli anticoncezionali ?un errore destinato a torturare le spose e a turbare la pace di tanti focolari?[9].
In una poesia che fa davvero scalpore, l?arcivescovo di Olinda-Recife ironizzava pure sulle donne ?vittime? della dottrina della Chiesa, costrette, secondo lui, a generare dei ?mostriciattoli?: ?Figli, figli, figli! Se è il coito che vuoi, devi procreare! Anche se tuo figlio ti nasce senza viscere, le gambette a stecchino, la testona a pallone, brutto da morire!?[10].
Mons. Helder Câmara difendeva anche il divorzio, abbracciando la posizione delle chiese ortodosse che ?non precludono la possibilità di un nuovo matrimonio religioso a chi è stato abbandonato [dal coniuge]?. Interrogato se questo non avrebbe dato ragione ai laicisti, egli rispose: ?Cosa importa che qualcuno canti vittoria, se ha ragione??[11].
L?irrequieto arcivescovo chiedeva a gran voce anche l?ordinazione sacerdotale delle donne. Rivolgendosi a un gruppo di vescovi durante il Concilio Vaticano II, domandava con insistenza: ?Ditemi, per favore, se trovate che ci sia qualche argomento effettivamente decisivo che impedisca alle donne l?accesso al sacerdozio, oppure si tratta di un pregiudizio maschile??[12].
E poco importa se il Concilio Vaticano II ha poi precluso esplicitamente questa possibilità. Secondo Dom Helder, ?dobbiamo andare oltre i testi conciliari [la cui] interpretazione compete a noi?.
Ma i vagheggiamenti non finivano lì. In una conferenza tenuta di fronte ai Padri Conciliari nel 1965, egli affermava: ?Credo che l?uomo creerà artificialmente la vita, arriverà alla risurrezione dei morti e trasformerà in realtà il vecchio sogno di [Serge] Voronoff [medico russo naturalizzato francese celebre per la sua pretesa di ottenere miracolosi risultati di ringiovanimento di pazienti maschi tramite l?innesto di ghiandole genitali di scimmia]?[13].
Insieme al cardinale Suenens, Dom Helder fu uno dei principali coordinatori della corrente ultra progressista nel Concilio, e alfiere poi di quella ?ermeneutica della discontinuità e della rottura? condannata da Papa Benedetto XVI. Egli fu, per esempio, il principale fautore del famigerato ?Patto della Catacombe?, un manifesto di Padri conciliari a favore di una ?Chiesa povera?, senza proprietà, senza apparato, quasi senza liturgia[14].
D?altronde, Dom Helder ebbe anche un ruolo centrale nella nomina di vescovi progressisti in Brasile. Segretario dal 1952 al 1964 della CNBB (Conferenza nazionale dei vescovi brasiliani), insieme al Nunzio Apostolico mons. Armando Lombardi (1954-1964), egli si adoperò per mettere nei posti di comando della Chiesa in Brasile prelati schierati con la corrente che poi sfocerà nella Teologia della liberazione. Non sorprende, quindi, che quando Giovanni Paolo II condannò questa corrente nel 1984, egli si sia imbattuto nella ribellione di non pochi vescovi brasiliani, che minacciarono perfino lo scisma se avesse insistito su questa linea[15].
Schierato con l?Unione Sovietica, Cina e Cuba
Le prese di posizione concrete di Dom Helder in favore del comunismo (anche se a volte ne criticava l?ateismo) furono numerose e coerenti[16].
È rimasto tristemente notorio il suo intervento del 27 gennaio 1969 a New York, nel corso della VI Conferenza annuale del Programma Cattolico di Cooperazione interamericana. Intervento in tal modo schierato col comunismo internazionale, che gli valse l?epiteto di ?Arcivescovo rosso?, appellativo indissolubilmente poi legato al suo nome. Dopo aver duramente rimproverato gli USA per la loro politica anti-sovietica, Dom Helder propose un drastico taglio delle forze armate statunitensi, mentre invece chiedeva all?URSS di mantenere le proprie capacità belliche per poter far fronte all??imperialismo?. Conscio delle conseguenze di tale strategia, egli si difese a priori: ?Non ditemi che tale approccio metterebbe il mondo nelle mani del comunismo!?.
Dall?attacco agli Stati Uniti, mons. Helder Câmara passò a tessere il panegirico della Cina di Mao Tse-Tung, allora in piena ?rivoluzione culturale?, che provocò milioni di morti. L?Arcivescovo Rosso chiese formalmente l?ammissione della Cina comunista all?ONU, con la conseguente espulsione di Taiwan. E terminò il suo intervento con un appello in favore del dittatore cubano Fidel Castro, all?epoca impegnato a favorire sanguinose guerriglie in America Latina. Chiese anche che Cuba fosse riammessa nell?OEA (Organizzazione degli Stati Americani), dalla quale era stata espulsa nel 1962.
Questo intervento, così sfacciatamente pro-comunista e anti-occidentale, fu denunciato dal prof. Plinio Corrêa de Oliveira nel manifesto «L?Arcivescovo rosso apre le porte dell?America e del mondo al comunismo»: ?Le dichiarazioni contenute nel discorso di Dom Helder tratteggiano una politica di resa incondizionata del mondo, e specialmente dell?America Latina, al comunismo. Siamo di fronte a una realtà sconvolgente: un vescovo di Santa Romana Chiesa impegna il prestigio derivante dalla sua dignità di successore degli Apostoli per demolire i bastioni della difesa militare e strategica del mondo libero di fronte al comunismo. Il comunismo, cioè il più radicale, implacabile, crudele e insidioso nemico che mai si sia scagliato contro la Chiesa e la civiltà cristiana?[17].
Un progetto di rivoluzione comunista per l?America Latina
Ma forse l?episodio che destò più stupore fu il cosiddetto ?affaire Comblin?.
Nel giugno 1968 trapelò alla stampa brasiliana un documento-bomba preparato sotto l?egida di mons. Helder Câmara dal sacerdote belga Joseph Comblin, professore presso l?Istituto Teologico (Seminario) di Recife. Si trattava di un Rapporto destinato al Consiglio Episcopale Latinoamericano. Il documento proponeva, senza veli, un piano eversivo per smantellare lo Stato e stabilire una ?dittatura popolare? di matrice comunista. Eccone alcuni punti:
Contro la proprietà. Nel documento, il p. Comblin difende una triplice riforma ? agraria, urbana e aziendale? partendo dal presupposto che la proprietà privata e, quindi, il capitale siano intrinsecamente ingiusti. Qualsiasi uso privato del capitale dovrebbe essere vietato dalla legge.
Uguaglianza totale. L?obiettivo, afferma p. Comblin, è stabilire l?uguaglianza totale. Ogni gerarchia, sia nel campo politico-sociale sia in quello ecclesiastico, va quindi abolita.
Rivoluzione politico-sociale. In campo politico-sociale, questa rivoluzione ugualitaria propugna la distruzione dello Stato per mano di ?gruppi di pressione? radicali i quali, una volta preso il potere, dovranno stabilire una ferrea ?dittatura popolare? per imbavagliare la maggioranza, ritenuta ?indolente?.
Rivoluzione nella Chiesa. Per consentire a questa minoranza radicale di governare senza intralci, il documento propone il virtuale annullamento dell?autorità dei vescovi, che sarebbero soggetti al potere di un organo composto solo da estremisti, una sorta di Politburo ecclesiastico.
Abolizione delle Forze Armate. Le Forze Armate vanno sciolte e le loro armi distribuite al popolo.
Censura di stampa, radio e TV. Finché il popolo non avrà raggiunto un accettabile livello di ?coscienza rivoluzionaria?, la stampa, radio e TV vanno strettamente controllati. Chi non è d?accordo deve abbandonare il Paese.
Tribunali popolari. Accusando il Potere Giudiziario di essere ?corrotto dalla borghesia?, p. Comblin propone l?istituzione di ?Tribunali popolari straordinari? per applicare il rito sommario contro chiunque si opponga a questo vento rivoluzionario.
Violenza. Nel caso in cui non fosse stato possibile attuare questo piano eversivo con mezzi normali, il professore del seminario di Recife considerava legittimo il ricorso alle armi per stabilire, manu militari, il regime da lui teorizzato[18].
L?appoggio di mons. Helder Câmara
Il ?Documento Comblin? ebbe in Brasile l?effetto d?una bomba atomica. In mezzo all?accesa polemica che ne seguì, padre Comblin non negò l?autenticità del documento, ma disse trattarsi ?soltanto di una bozza? (sic!). Da parte sua, la Curia di Olinda-Recife ammise che esso proveniva sì dal Seminario diocesano, precisando però che ?non è un documento ufficiale? (ancora sic!).
Interpretando la legittima indignazione del popolo brasiliano, il prof. Plinio Corrêa de Oliveira scrisse allora una lettera aperta a mons. Helder Câmara, pubblicata in venticinque giornali. Leggiamo nella lettera: ?Sono sicuro di interpretare il sentimento di milioni di brasiliani chiedendo a Sua Eccellenza che espella dall?Istituto Teologico di Recife e dall?Archidiocesi l?agitatore che approfitta del sacerdozio per pugnalare la Chiesa, e abusa dell?ospitalità brasiliana per predicare il comunismo, la dittatura e la violenza in Brasile?.
Mons. Helder Câmara rispose evasivamente: ?Tutti hanno il diritto di dissentire. Io semplicemente sento tutte le opinioni?. Ma, allo stesso tempo, confermò padre Comblin nella carica di professore del Seminario, spalleggiandolo con la sua autorità episcopale. Alla fine, il governo brasiliano revocò il permesso di soggiorno del prete belga, che dovette quindi lasciare il Paese.
Mostrando lo sdegno provocato nel popolo brasiliano dal Documento Comblin, la TFP raccolse in 58 giorni 1.600.368 firme in sostegno a un ?Reverente e Filiale Messaggio? a Papa Paolo VI, chiedendogli di porre freno all?infiltrazione comunista nella Chiesa in America Latina[19]. Messaggio rimasto rigorosamente senza risposta. Anzi, nel gennaio 1970 il Pontefice ricevette l?Arcivescovo Rosso in udienza privata. All?uscita, davanti ai microfoni, Dom Helder qualificò l?udienza di ?molto cordiale? e ?riconfortante?. Poi dichiarò: ?Il Brasile dovrebbe pensare ai modelli socialisti?[20].
Teologia della liberazione
Mons. Helder Câmara è anche ricordato come uno dei paladini della cosiddetta ?Teologia della liberazione?, condannata dal Vaticano nel 1984.
Due dichiarazioni sintetizzano questa teologia. La prima, del connazionale di Dom Helder, l?allora frate francescano Leonardo Boff: ?Ciò che proponiamo è marxismo, materialismo storico, nella teologia?[21]. La seconda, del sacerdote peruviano Gustavo Gutiérrez, padre fondatore della corrente: ?Ciò che intendiamo qui per teologia della liberazione è il coinvolgimento nel processo politico rivoluzionario?[22]. Gutiérrez ci spiega anche il senso di tale coinvolgimento: ?Solo andando oltre una società divisa in classi. (?) Solo eliminando la proprietà privata della ricchezza creata dal lavoro umano, saremo in grado di porre le basi per una società più giusta. È per questo che gli sforzi per proiettare una nuova società in America Latina si stanno orientando sempre di più verso il socialismo?[23].
Amico dei poveri e della libertà?
Ma forse la più grande frottola su mons. Helder Câmara è di presentarlo come amico dei poveri e difensore della libertà.
Il titolo di difensore della libertà si addice molto male a uno che ha inneggiato ad alcune delle dittature più sanguinarie che hanno costellato il secolo XX, prima il nazismo, e poi il comunismo in tutte le sue varianti: sovietica, cubana, cinese?
Soprattutto, però, il titolo di amico dei poveri non si addice proprio a uno che sosteneva regimi che hanno causato una povertà così spaventosa da essere stati qualificati dall?allora cardinale Joseph Ratzinger ?vergogna del nostro tempo?[24].
Un?analisi attenta dell?America Latina ? paese per paese ? mostra chiaramente che, laddove sono state applicate le politiche proposte da Dom Helder il risultato è stato un notevole aumento della povertà e del malcontento popolare. Laddove, invece, sono state applicate le politiche opposte, il risultato è stato un generale incremento del benessere popolare.
Un esempio per tutti: la riforma agraria, della quale Dom Helder fu il principale promotore in Brasile e che, invece, si è dimostrata ?il peggiore fallimento della politica pubblica nel nostro Paese?, nelle parole non sospette di Francisco Graziano Neto, presidente dell?INCRA (Instituto Nacional de Colonização e Reforma Agrária), cioè il dicastero del Governo preposto per implementare la riforma agraria[25]. Secondo il ministro Gilberto Carvalho, la maggior parte degli assentamento (le cooperative agricole create dalla riforma agraria) diventò ?favela rurale?, con grandi sofferenze per i contadini[26]. Sotto questa luce, Dom Helder sarebbe non tanto il ?Santo delle favelas?, quanto piuttosto il ?Santo che crea favelas?.
I teologi della liberazione non vogliono aiutare i poveri, bensì imporre il ?principio di povertà?: senza proprietà e senza ricchezza non ci sarebbe nessuna gerarchia, e il mondo avrebbe quindi raggiunto l?utopia comunista. Il lettore interessato ad approfondire il tema può fare riferimento al mio libro sulla Teologia della liberazione[27].
In conclusione. Per uno come me, che da decenni studia il movimento della Teologia della liberazione, sia nelle sue versioni marxiste originarie sia in quelle più aggiornate, e il ruolo protagonistico di mons. Helder Pessoa Câmara nel processo di demolizione della Chiesa e della società civile, riesce davvero difficile vederlo elevato agli onori degli altari. Sarebbe quasi come canonizzare il Male. Ma ormai non mi stupisco più di niente?
Attribuzione immagine: By Antonisse, Marcel / Anefo – [1] Dutch National Archives, The Hague, Fotocollectie Algemeen Nederlands Persbureau (ANEFO), 1945-1989, Nummer toegang 2.24.01.05 Bestanddeelnummer 931-7341, CC BY-SA 3.0 nl, Wikimedia.
Note
[1] In Brasile per i vescovi si usa il trattamento ?Dom?, anziché ?Monsignore?.
[2] Julio Loredo, L?altro volto di Dom Helder, Tradizione Famiglia Proprietà, novembre 1999, pp. 4-5.
[3] Distanziandosi dal razzismo hitleriano, Salgado tuttavia ne abbracciava il messianismo nazionalista. Ci sono perfino indizi che egli abbia fatto da spia per il Terzo Reich (João Fábio Bertonha, Plínio Salgado ? Biografia Política: 1895-1975, Universidade de São Paulo, 2019)
[4] Margaret Williams Todaro, Pastors, Prophets and Politicians. A Study of the Brazilian Catholic Church, 1916-1945, Columbia University, 1971, p. 396. Cit. in Massimo Introvigne, Una battaglia nella notte. Plinio Corrêa de Oliveira e la crisi del secolo XX nella Chiesa, Sugarco, Milano, 2008, p. 59.
[5] Luiz Alberto Gomes de Souza, A JUC. Os estudantes católicos e a política, Editora Vozes, Petrópolis 1984, p. 156.
[6] Haroldo Lima e Aldo Arantes, História da Ação Popular. Da JUC ao PC do B, Editora Alfa-Omega, São Paulo 1984, pp. 27-28.
[7] Ibid., p. 37. Si veda anche Julio Loredo, Teologia della liberazione. Un salvagente di piombo per i poveri, Cantagalli, Siena, 2014, pp. 92ss.
[8] Si veda, per esempio, Scott Mainwarning, The Catholic Church and Politics in Brazil, 1916-1985, Stanford University Press, 1986, p. 71.
[9] Helder Pessoa Câmara, Obras Completas, Editora Universitária, Instituto Dom Helder Câmara, Recife, 2004, p. 363. Cit. in Massimo Introvigne, Come i progressisti non vinsero al Concilio. Una recensione di Roma, due del mattino di monsignor Hélder Câmara, Cesnur ( [https:]] ). Cfr. anche Massimo Introvigne, Una battaglia nella notte. Plinio Corrêa de Oliveira e la crisi del secolo XX nella Chiesa, pp. 111ss.
[10] Helder Pessoa Câmara, Obras Completas, pp. 390-391. Cit. in Massimo Introvigne, Come i progressisti non vinsero al Concilio. Una recensione di Roma, due del mattino di monsignor Hélder Câmara.
[11] Helder Pessoa Câmara, Obras Completas, p. 377. Cit in Ibid.
[12] Helder Pessoa Câmara, Obras Completas, p. 397. Cit in Ibid.
[13] Helder Pessoa Câmara, Obras Completas, pp. 397-398. Cit. in Ibid.
[14] Cfr. Roberto de Mattei, Il Concilio Vaticano II. Una storia mai scritta, Lindau, Torino, 2010. Uno dei principali coordinatori del campo tradizionalista fu un altro brasiliano: il prof. Plinio Corrêa de Oliveira. Cfr. Benjamin A. Cowan, Moral Majorities across the Americas. Brazil, the United States and the Creation of the Religious Right, University of North Carolina Press, 2021.
[15] Si veda, per esempio, Dez bispos criticam o silêncio imposto a Boff, ?Folha de São Paulo?, 11-05-1986.
[16] Cfr., per esempio, Adenilson Ferreira de Souza, Atividade política da Igreja Católica no Brasil: as demandas da sociedade brasileira transnacionalizadas por dom Helder Camara (1968-1978), Pontifícia Universidade Católica de Minas Gerais, 2010.
[17] Plinio Corrêa de Oliveira, O Arcebispo vermelho abre as portas da América e do mundo para o comunismo, ?Catolicismo? Nº 218, febbraio 1969.
[18] Si veda Plinio Corrêa de Oliveira, TFP pede medidas contra padre subversivo, ?Catolicismo?, Nº 211, luglio 1968 ( [https:]] ).
[19] Cfr. Um homem, um ideal, uma gesta. Homenagem das TFPs a Plinio Corrêa de Oliveira, Edições Brasil de Amanhã, 1982, pp. 246ss.
[20] Plinio Corrêa de Oliveira, D. Helder cria problema ? Comunistas aplaudem, ?Folha de S. Paulo?, 1 febbraio 1970.
[21] Leonardo Boff, Marxismo na Teologia, ?Jornal do Brasil?, 6 aprile 1980.
[22] Gustavo Gutiérrez, Praxis de libertação e fé cristã, Appendice a Id., Teologia da libertação, Editora Vozes, Petrópolis 1975, p. 267.
[23] Gustavo Gutiérrez, Liberation Praxis and Christian Faith, in Lay Ministry Handbook, Diocese of Brownsville, Texas 1984, p. 22.
[24] Congregazione per la Dottrina della Fede, Istruzione Libertatis Nuntius, 1984, XI, 10.
[25] Francisco Graziano Neto, Reforma Agraria de qualidade, ?O Estado de S. Paulo?, 17 aprile 2012.
[26] Fernando Odila, Política agrária federal criou ?favelas rurais?, diz ministro, Folha de S. Paulo, 9 febbraio 2013.
[27] Julio Loredo, Teologia della liberazione: un salvagente di piombo per i poveri, pp. 315-338.
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