Omelia sui santi Simone e Giuda

(28 ottobre 1989 - ultima omelia registrata)

Vangelo secondo S. Giovanni 15,18 e seguenti.
"Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi" (e seguenti).

Cari fratelli e sorelle in Gesù Cristo Signore e Salvatore nostro, quest’oggi la Santa Chiesa si rallegra nella festa dei Santi apostoli Simone e Giuda. Le notizie che abbiamo di questi due insigni principi della Santa Chiesa, di quelle colonne sulle quali poggia l’edificio spirituale fondato dal divino Redentore, le notizie che abbiamo di questi due grandi apostoli di Cristo sono molto scarse. Sappiamo che Simone era soprannominato anche lo Zelote e Giuda si chiamava anche Giuda Taddeo. Sappiamo che Giuda era anche detto fratello di Giacomo (probabilmente Giacomo minore) e sappiamo infine dalla storia ecclesiastica che come quasi tutti gli apostoli, anche i Santi Simone e Giuda hanno sigillato la loro predicazione di Cristo Signore con il loro sangue, imitando così il Re dei Martiri.

Che bella cosa allora, cari fratelli, meditare su quel testamento, su quella consegna che Gesù fa ai suoi discepoli, ai suoi apostoli, mandandoli nel mondo intero e dicendo a loro con la sua intimità, con la sua verità, perché Lui che è la verità non ci può dire nulla di falso, non ci nasconde nulla, cari fratelli, ci dice tutto. Gesù ci dice: ecco, io vi mando come agnelli, come pecore in mezzo a dei lupi! E’ terribile questo dire. Il mondo è agguerrito, il mondo è ostile, il mondo è fatto di lupi e i lupi sbranano. Che cosa devono fare gli apostoli? Devono essere come degli agnelli. E’ difficile, cari fratelli, ma tutto il cristianesimo si cela in questo, nella vittoria stupenda dell’amore del Redentore sull’odio del mondo. Abbiamo fiducia! Io ho vinto il mondo. Il mondo, cioè il dominio del maligno, dell’infernale nemico, il mondo che soggiace alle leggi nemmeno mondane, alle leggi infernali, ebbene quel mondo, cari fratelli, è stato vinto da Gesù, dal regno di Lui e del Padre suo, dal regno di amore.

Ecco perché Gesù nel suo testamento, nel XV capitolo del Vangelo di S. Giovanni dice anzitutto ai suoi discepoli: "questo vi comando, questo è il mio mandato, che voi vi amiate reciprocamente". E Gesù stesso pone la misura dell’amore reciproco dei cristiani nell’amore con il quale Lui ci ama: "amatevi gli uni gli altri" dice il Signore "come Io vi ho amato!". Che grande cosa, cari fratelli, che grande cosa l’amore di Gesù, l’amore infinito, l’amore che noi, poveri esseri umani, con il nostro piccolo cuore umano, dobbiamo imitare l’amore di Dio, un amore infinito, un amore sconfinato, un amore che sommerge ogni male nell’infinità del suo bene.

Cari fratelli, è così difficile questa via, però questa è l’unica via per imitare Gesù, questo è il suo testamento, questa è la sua precisa volontà, che ci amiamo gli uni gli altri come Egli ci ha amato.

Dobbiamo allora meditare l’amore di Dio. Anzitutto cari fratelli, sull’amore si deve parlare di quella santità, perché è una delle parole più sante che ci siano, perché la parola Amore è un nome di Dio, uno dei tanti nomi con i quali Dio viene denominato, ma uno dei più appropriati. S. Giovanni dice semplicemente "Dio è amore". Tutta la Trinità Santissima è amore, ma in particolare, fratelli cari, sappiamo che spetta essere amore a Colui che è il nesso del Padre con il Figlio, allo Spirito Santo, allo Spirito Signore e Datore di vita. Lo Spirito Santo è amore, amore del Padre e del Figlio. Un nome santo quindi quello dell’amore, un nome santo che non va profanato. Non va profanato soprattutto dalle menzogne mondane, perché il mondo soggiace a colui che è il menzognero sin dall’inizio. Vedete, cari fratelli, il modernismo che noi amanti (non per merito nostro, ma per grazia di Dio) della tradizione della Santa Romana Cattolica Chiesa, quello che noi deploriamo è anzitutto quel fenomeno devastante della Santa Chiesa, il fenomeno del modernismo ovvero la mondanizzazione della Chiesa. Ecco, cari fratelli, sarebbe quasi da dire: la satanizzazione della chiesa, capite come è grave quella parola, è terribile, perché il mondo appartiene al principe del male, della menzogna. Ma io stesso non oserei dire queste parole. Perché le dico? Perché il sommo pontefice Paolo VI ebbe a dire: "per qualche fessura il fumo del demonio è entrato nel tempio di Dio" Nel tempio di Dio Padre! il fumo del demonio, ecco la mentalità mondana.

Ecco cari fratelli, come la parola amore, la più santa, si tende a mondanizzarla, cioè a parlare dell’amore cristiano come fosse un amore profano qualsiasi. Sullo stile, per rendermi comprensibile subito, sullo stile un po' dell’americanesimo, sullo stile "I love everybody", io amo tutti, no cari fratelli, sullo stile della tolleranza ad oltranza, io vivo e lascio vivere gli altri. E’ Questo l’amore? Esiste l’amore, cari fratelli, fondato sull’assenza totale della verità? No, no. L’amore sì che deve riversarsi su tutti, assolutamente su tutti, senza eccezione alcuna. In questo senso l’amore cristiano è veramente universale. Ma non è universale nel senso che tutto mi vada bene, capito quello che voglio dire? Di qualsiasi cosa si faccia bisogna soprassedere, no.

L’amore è amore della verità, adesione terribile, tragica, invincibile, oserei dire che l’Amore è una crocifissione, capite cari fratelli. [con le mani aperte si mette simbolicamente sulla Croce]

"Il mio Amore è stato crocifisso" dice S. Ignazio di Antiochia. Gesù, Gesù è l’amore completo, l’Amore del Padre per il mondo, Gesù è crocifisso, legato, a quel legno della Croce, a quell’altare del sacrificio. Vedete cari fratelli la menzogna mondana, la libertà dell’amore, l’amore se è libero, è menzognero, l’amore vero è un amore che si lega. L’amore vero è un amore che si crocifigge. [urla e fa lo stesso segno di crocifissione di prima].

Avete capito, cari fratelli? Vedete allora la distinzione? Non basta parlare di amore, amore, amore, amore: tutti i modernisti hanno la bocca piena di amore, amore, amore, non abbiamo bisogno di verità, di insegnamenti, di dottori, no, abbiamo bisogno di amore, di volerci bene. Non è questo l’amore vero, no. L’amore ha un nome preciso: Gesù! E questo Crocifisso! E a Lui dobbiamo rendere, a Lui dare testimonianza, come i Santi Apostoli che nella lontana Persia hanno versato il loro sangue in testimonianza alla parola del Vangelo. Avrebbero potuto benissimo evitare. I nostri modernisti pluralisti avrebbero dialogato, avrebbero detto: vi sono argomenti validi, le religioni attuali, bisogna avere stima dei fratelli separati, non separati, lontani, vicini dialogare con tutti. Il martirio non ci sarebbe stato.

Invece gli Apostoli sono andati lì per amore, a predicare che cosa? La verità! La verità di Gesù. Ecco, cari fratelli, non sfuggite anzi tutto quella prima profanazione gravissima del nome santo dell’Amore che è il tentativo di fondare l’amore sull’uomo, mentre il vero amore è fondato sulla verità. Il vero amore non si sente mai libero, ma si sente sempre legato, si sente crocifisso con Gesù.

Allora, detto questo, bisogna anche dire che noi dobbiamo in Gesù, in vista di Lui, per condurre le anime a Lui, l’unico Salvatore delle anime nostre, in vista di Lui nessuno deve essere escluso dal nostro amore. Il segno dell’autenticità dell’amore cristiano è proprio questo: esso non esclude nessuno. L’amore umano, nella piccineria del nostro cuore, siamo creati, siamo creature finite e quindi il nostro amore umano, (è vero, poi alla luce della grazia tutto quello che è valido anche su un piano naturale viene sublimato e santificato) l’amore umano è un amore selettivo, affinità elettive, anche l’amore, anche quello più benevolo e disinteressato, a livello umano, è selettivo. I nostri amici ce li scegliamo, siamo contenti di farlo, è una bella cosa. Nel cristianesimo, nell’amore cristiano i nostri amici sono gli amici di Gesù. I nostri amici non ce li scegliamo, i nostri amici ce li ha scelti Gesù. E chi sono gli amici di Gesù? S. Giovanni dice giustamente : "amicus amico, amicus". Se io ho un amico e se sono anche emotivamente ben disposto, se non vi sono anomalie anche su un piano umano, gli amici del mio amico diventano immediatamente anche amici miei. Ora se io sono amico di Gesù, tutti gli amici di Gesù sono amici miei. E chi mai è escluso dall’amore di Cristo? Nessuno, per tutti Gesù ha versato il Sangue della Redenzione.

Allora il primo comandamento, cari fratelli, che ci amiamo gli uni con gli altri. E poi Gesù, come prevedendo il dubbio dei discepoli, il dubbio atroce, il dubbio che ci rende deboli, che ci toglie il fervore dell’amore soprannaturale della carità, Gesù prevedendo questo dice: "non spaventatevi, se il mondo vi odia". Voi cari fratelli, lo sperimentate da voi stessi, come l’amore viene ripagato con l’odio, come il perdono viene ripagato con rinnovata malizia, noi amiamo e il mondo ci odia. E’ più facile odiare, voi lo sapete bene, è più difficile costruire che distruggere, in questo senso noi ci sentiamo deboli e sfiduciati. Il mondo e il principe di questo mondo, sembra che siano più forti di noi, sembra che abbiano già la battaglia vinta. Allora Gesù incoraggia i suoi discepoli, dice: "quando il mondo vi odia, non spaventatevi, è cosa normale. Sappiate però che il mondo prima di aver odiato voi ha odiato me, priorem me odio habet". Stupende queste parole. Il mondo, prima ancora di odiare i discepoli, ha odiato il Maestro. Quale consolazione, cari fratelli per noi! Capite, di essere odiati proprio da quel mondo che se la prende anche con Gesù, vuol dire che siamo dalla parte giusta, che siamo amici del Signore. Se uno è amato dal mondo, dice la Scrittura, non può essere amico di Dio, è chiaro. A differenza del modernismo che pretende una universalità diciamo così, uniforme, il Vangelo è molto chiaro sulle scelte della fede: o con il mondo contro Dio, o con Dio e allora odiati dal mondo.

Voi sapete bene che c’erano dei santi che si preoccupavano davvero della salvezza dell’anima e un segno di santità e di bontà, quando il mondo se la prende con voi. Bisogna rallegrarsi, lo dice Gesù stesso: "Esultate, rallegratevi perché allora i vostri nomi sono scritti in cielo". Così hanno fatto anche ai profeti, questi tali che perseguitavano i profeti, così hanno fatto anche alla stessa divinità. Così, cari fratelli, se il mondo ci odia, non spaventiamoci, il mondo prima ancora ha odiato Gesù. Per prima sia in senso temporale, ma anche per "prima" in senso oserei dire strutturale, nel senso dell’intensità, con maggiore odio il mondo ha odiato Gesù.

Noi siamo ben poca cosa dinanzi a Gesù, bisogna dirlo con chiarezza, ma abbiamo almeno una remota partecipazione di quel grande amore, che in Gesù era pienezza. S. Tommaso dice: quell’amore che in Gesù c’era per essenza, in noi c’è per qualche remota partecipazione. Ora così siccome il mondo come un branco di lupi, se la prende con il Santo, Gesù era infinitamente odiato. E come rispondeva Gesù a questo odio che abbiamo detto? Amando.

Allora Gesù ce lo dice chiaramente: "quia de mundo non estis, poiché non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, propterea ..per questo il mondo vi odia". Se il mondo si accorgesse che c’è della mondanità in noi, il mondo amerebbe quello che è suo. E’ chiaro: semper similis cum simili, come si dice, le amicizie suppongono sempre una certa similitudine, una certa affinità fra le parti. Quindi se il mondo si accorgesse per il suo istinto malefico e perfido, se il mondo si accorge immediatamente che quella persona è mondana, allora la ama. Invece se il mondo si accorge che quella persona è stata strappata al mondo, non trova nulla simile a sé in quell’anima.

Come è bella questa parola: "Io vi ho scelto" (non abbiamo tempo, abbiamo trasgredito come sempre i limiti del tempo) . Comunque fratelli, vi lascio con questo pensiero, cioè Gesù ci dice "Io vi ho scelti dal mondo". Quindi dinanzi a questa nostra apprensione, questa nostra debolezza, questo nostro venire quasi meno davanti all’odio del mondo, quel preoccuparci, quel dire: "ma perché il mondo se la prende tanto con noi? Perché dobbiamo soffrire tanto, perché siamo sempre perseguitati? Perché, perché!" Gesù ci dice "non preoccupatevi. Questo accade perché io vi ho strappati al mondo", e quell’essere strappati al mondo è una vera liberazione, è un privilegio, è un immenso beneficio del Salvatore. Quindi non ci lamentiamo, ( perché un po’ di mondanità l’abbiamo anche noi e ci lamentiamo) non scendere a patti con il mondo, essere amici del mondo e quando il mondo ci osteggia, si dice : no, io vi ho scelto dal mondo.

Cari fratelli, che grande privilegio! Gloriamoci allora cari fratelli. Bisogna allora che noi, che abbiamo la grazia, non il merito, la grazia in verità di amare la Santa Chiesa Cattolica nella purezza della tradizione, cari fratelli, noi dobbiamo lasciarci odiare dal mondo e gloriamoci di questo. Mentre siamo odiati è bello amare e perdonare, ma amare sempre non nel vacuo della menzogna pluralistica, ma nella determinatezza dell’unica, cattolica verità, della verità di Gesù Crocifisso, unico Salvatore e Redentore del mondo.