Trascrizione dell’omelia di p. Tomas Tyn
Primo Gennaio, ottava della Natività

Ancora pieni di gioia e di esultanza spirituale per le solennità natalizie, ancora pieni della luce di Cristo, sole di giustizia che si erge sull’orizzonte dell’umanità, festeggiamo il giorno ottavo, festa grande e solennità.

Questo ottavo giorno dal S. Natale, nel quale onoriamo la maternità divina di Maria Santissima, è anche il primo giorno dell’anno civile, il giorno dedicato in particolare alla pace. Ecco, cari fratelli, tutti festeggiamo l’inizio di questo anno nuovo; a noi cristiani tuttavia non si addice di festeggiarlo in maniera pagana, con gozzoviglie, ubriachezze ed orge, ma a noi si addice di celebrarlo con vera letizia, con quella letizia che scaturisce dalla nostra comunione di vita con Dio, cari fratelli, e allora in questo giorno noi leviamo le nostre menti e le nostre voci al Signore, soprattutto per ringraziarlo, per ringraziarlo di cuore di tanti benefici che Egli ci ha elargito nell’anno passato e in tutti i giorni della nostra vita, benefici immeritati, cari fratelli, perché tutto quello che c’è di buono l’abbiamo ricevuto dal Signore e se c’erano delle tristezze, delle afflizioni, delle difficoltà, pensandoci bene dobbiamo sinceramente riconoscere che ce le siamo meritate tutte noi.

Ebbene in questo anno, all’inizio di questo anno nuovo, noi non solo ringraziamo il Signore per i benefici elargiti, ma gli chiediamo di continuare ancora la sua benevolenza nei nostri riguardi e gli chiediamo al di sopra di ogni altro bene il bene della pace. Che il Signore — come dice appunto la prima lettura del libro dei Numeri — che il Signore faccia brillare su di noi la luce del suo Volto, che ci sia propizio, che possa proclamare il suo Nome su di noi, così che noi ai quali è stato imposto il nome di Dio possiamo vantarci e gloriarci di essere suo popolo e gregge del suo pascolo.

Cari fratelli, quale felicità e quale gioia per il fatto che noi siamo popolo del Signore e il Signore è il nostro Dio! Ebbene, chiediamo la pace al nostro Dio, ben consapevoli che solo Dio, solo Dio ci può dare la pace. Cari fratelli questo è assolutamente essenziale. Il mondo chiede la pace, ma purtroppo non sa a chi chiederla. Il mondo chiede la pace soprattutto a sé stesso, ma la pace non viene dall’uomo, il mondo chiede la pace ai politici, ma la pace non viene dai politici, il mondo allora chiede la pace a Colui dal quale la pace scaturisce, a Dio onnipotente ed eterno.

Cari fratelli, questa è una realtà assolutamente chiara e imprescindibile. Vedete, la pace consiste nell’ordine. Sant’Agostino definisce la pace come la tranquillità dell’ordine; dove non c’è ordine, non c’è la pace, ecco perché la Scrittura dice: opus iustithiae pax, opera della giustizia è la pace. Ecco il fondamento della vera pace, non di una pace umana, di una pace che viene da questa terra, ma della pace di Dio che diede a tutti gli uomini di buona volontà, la pace celeste, la pace soprannaturale, la pace eterna. Ecco, cari fratelli che cosa significa la vera pace, significa ordine rispetto a Dio che è principio di ogni ordine.

San Tommaso riflettendo sull’ordine dice che in ogni ordine ci sono delle realtà ordinate in base ad un principio che è da considerarsi come primo: se non c’è un primo, non c’è nemmeno quello che segue. Vedete come la pace scaturisce dalla sottomissione religiosa dell’uomo a Dio principio e fine di tutte le cose. Allora in questo giorno mi viene sempre in mente il messaggio consolante, ma anche responsabilizzante, di Paolo VI di felice memoria. Questo Papa, così angosciato per il bene della pace, esclamava: la pace è possibile! Sì, cari fratelli, la pace è possibile, ma è anche difficile, difficilissima, ardua. Vedete, non bisogna pensare che la pace sia una cosa da poco, è una cosa che supera le forze dell’uomo le cui inclinazioni sono malvagie fin dalla sua nascita e non bisogna nascondersi la realtà. Perciò se abbiamo la pace l’abbiamo soltanto da Dio che ci benedice nella pace.

Ecco allora, cari fratelli, la pace è sì possibile, ma è possibile solo se è fondata sulla giustizia e la giustizia degli antichi non era altro che la santità. Vedete, cari, la formula della pace è la santità, non si può avere pace se non si è santi, non si può aver pace dentro di noi e attorno a noi se non si è in pace con Dio, Vedete, cari fratelli, da questa pace, da questa pace soprannaturale ogni altra pace, ogni altro ordine, ogni altra tranquillità proviene. Allora cari noi che abbiamo il compito di essere la luce del mondo, chiediamo la pace a Dio che solo ce la può dare.

Cari fratelli vi dico una cosa, non per rattristarvi, il giorno che celebriamo oggi è pieno di gioia e letizia alla luce di Cristo, quella luce che illumina il nostro cammino, come dice ancora la Scrittura: un popolo immerso nelle tenebre vide una grande luce. Ebbene, cari fratelli, questa luce che ci conforta, questa luce che viene dall’alto, questa luce che ci dà forza, che ci dà speranza, questa luce proprio ci sprona ad essere energici, a vedere anche le difficoltà, non per rattristarci, ma per superarle con quel coraggio che ci viene dalla speranza per rafforzarci nella speranza e nella gioia che ci viene da Cristo Salvatore noi siamo in grado assieme a Dio, siamo in grado di superare tutto.

Volevo dirvi questo, cari fratelli: per avere la pace — non solo pace individuale, anche se questo è il fondamento di ogni altra pace — ma per avere la pace anche nella società bisogna consacrare il mondo a Dio, bisogna operare quello che il concilio Vaticano II chiama la "consecratio mundi". La Chiesa è la luce di tutte le genti, la speranza di salvezza per tutti i popoli della terra, perciò per mezzo della Chiesa, per mezzo di noi, cari fratelli, che siamo battezzati, che siamo rivestiti di Cristo, per mezzo nostro Iddio vuole che gli sia consegnato il mondo. Infatti il Cristo, che stabilisce il suo Regno e raduna gli eletti da tutte le parti della terra, il Cristo consegnerà il Regno a Dio suo Padre.

Vedete cari, in questa lotta Cristo fa partecipe la Chiesa, la Chiesa che è il Cristo nel mistero, il Cristo che continua la sua attività salvifica nella storia. Quindi assolutamente necessario fare quell’opera che secondo la "Gaudium et spes" è iscrivere la legge di Cristo nelle istituzioni dello Stato.

Cari fratelli il laicismo è davvero, come ebbe a dire Pio XI di felice memoria, la peste del nostro secolo. Occorre sbarazzarsi da questa anima relativistica, laicistica, bisogna consacrare, benedire il mondo e la nostra società perché essa possa avere la pace di Dio — e non c’è altra pace!

Vedete, cari fratelli, è preoccupante che ci dichiarano che vogliono la pace; come no, tutti la vogliono, ma con realismo bisogna vedere l’ipocrisia che si cela dietro questa umiltà. Vogliono la pace sì, ma non vogliono i mezzi della pace, non vogliono il re, il principe della pace, non vogliono che Cristo regni sopra di noi. Ecco, cari fratelli, il primo anno in cui la nostra nazione cattolica è scristianizzata, dichiarata laicale, non può appartenere a Cristo. Allora cari se le leggi non dichiarano che la nostra patria appartiene a quella famiglia delle nazioni che si vantano giustamente, con santo vanto, di essere nazioni cattoliche, allora che almeno noi, che ciascuno per conto suo, tenga accesa la lampada della verità di Cristo per incendiare il mondo intero.

È il Salvatore stesso che ce lo dice smascherando la falsa pace. Dice: sono forse venuto, pensate che sia venuto a portare la pace ? No, sono venuto a portare la spada, sono venuto a gettare il fuoco sulla terra. Vedete, cari fratelli, quale è la vera pace. La pace che con la spada di Dio raggiunge la divisione dell’anima e del corpo che ci divide persino da noi stessi, che ci fa aborrire noi stessi, quella pace che separando noi stessi da noi stessi, ci consacra a Dio, ci fa diventare proprietà di Dio in quell’olocausto che è consumato nel fuoco sacro della carità, dell’amore di Dio al di sopra di tutto.

Allora, cari fratelli, nel giorno dedicato alla pace voi capite perché la santa Chiesa di Dio in questo primo giorno dell’anno, ottavo giorno dal S. Natale, voi capite perché la santa Chiesa di Dio dedica questo giorno alla festa di Maria Santissima Madre del Salvatore, Madre di Dio e Madre della Chiesa. Vedete, miei cari, da lei è nato colui che è il re di tutta la terra, il re in eterno, a Lui Dio darà il trono di Davide suo padre ed il suo regno non verrà mai meno. Così hanno proclamato gli Angeli e tale è la promessa di Dio e la parola del Signore non potrà mai venir meno.

Ecco la nostra grande speranza, ecco la pace e la gioia che ci viene dall’alto. Cari fratelli, Cristo Gesù, figlio di Maria, figlio della Vergine, Vergine che ebbe la gioia della maternità, Cristo Gesù, vero Dio e vero uomo è il grande segno della nostra speranza, è il segno che gli Angeli hanno annunciato ai pastori. I pastori ebbero questa grande missione e questa grande promessa: vi annuncio una grande gioia, oggi è nato per voi il Salvatore, nella città di Davide, a Betlemme, e questo sarà per voi un segno, troverete un bambino che giace nella mangiatoia. I pastori pieni di gioia, ma anche di trepidazione si avvicinano alla grotta di Betlemme e vedono verificarsi esattamente le parole dell’Angelo, vedono il Bambino deposto nella mangiatoia, vedono Maria Santissima sua madre e San Giuseppe. Vedete il segno posto da Dio come segno della nostra speranza, della nostra salvezza.

Maria Santissima è quindi madre del Salvatore, madre del Redentore, madre di Colui che solo poteva liberare l’uomo secondo la verità. Infatti oggi celebriamo anche la memoria della circoncisione di Gesù. Dice la Scrittura, l’abbiamo letta nel Vangelo, dice la Scrittura che gli fu imposto il nome Gesù, come fu proclamato dall’Angelo e duplice è il nome di Gesù: uno è il nome profeta, quello preannunziato da Isaia il quale disse: una Vergine concepirà e darà alla luce un figlio ed il suo nome sarà Emanuele, Dio con noi. Il nome Emanuele si è poi arricchito nella sua valenza profetica di quelle parole del prologo di S. Giovanni che dicono: e il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi.

Emanuele, Dio con noi, significa la piena realtà di Cristo, vero Dio e vero uomo. Il suo altro nome è quello che designa la sua missione salvifica, Iesuà, Dio è salvatore, Dio salva, Dio redime, Dio aiuta il suo popolo. Ecco dunque Cristo è la nostra salvezza e la Madre, la Vergine che diede alla luce Cristo nostro Signore è madre del nostro Salvatore, colui del quale proclama Isaia pieno di entusiasmo profetico dice: Egli sarà chiamato il grande consigliere, sarà chiamato Dio per sempre, il Padre per sempre e soprattutto il Principe della pace.

Questi nomi cristologici riassumono la salvezza tutta compendiata in Cristo Signore. Innanzitutto Egli è il Consigliere mirabile, perché Egli, il Verbo di Dio, la Sapienza del Padre ha del Padre la vita eterna, ci dà dunque quei consigli, quegli insegnamenti che sono la strada del cielo, che aprono la porta del Paradiso. Il Cristo è anche il Dio fedele, perché con potenza irresistibile ha stabiliti la salvezza in mezzo ad Israele suo popolo. Egli è anche detto il Padre per sempre perché in lui abbiamo la vita, in lui abbiamo l’adozione a figli, perché in Lui abbiamo ricevuto lo Spirito che grida in noi "Abbà, Padre "lo Spirito di Dio Padre. Il Padre per sempre perché ci genera alla vita che è una vita eterna ed infine Egli è il Shalom, il Principe della pace, perché è colui che ci riconcilia con Dio e dandoci di nuovo l’accesso a Dio ristabilisce la pace fra noi e Dio onnipotente e dà la pace interiore e pace con tutti gli uomini della terra.

Vedete, cari fratelli, come la Madre della pace, come Maria SS. è innanzitutto da onorare come la madre del Salvatore, ma oggi la celebriamo con un titolo ancora più glorioso, ancora più grande, cari fratelli dobbiamo pensare a questo grande titolo della Vergine Santissima, solo a pensarci ci meravigliamo davanti a questi splendori spirituali di Maria. Lei infatti è stata proclamata dal concilio di Efeso Teotokos, madre di Dio. Vedete, cari fratelli, cosa interessante come la Vergine Santissima è il modello per ogni cristiano perfetto, di ogni cristiano che vive il Cristo, che riflette il Cristo, che riflette la verità di Cristo, che è la testimonianza che dà lode a Cristo.

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