Trascrizione dell’omelia di p. Tomas Tyn
di sabato 7 ottobre 1989 sul santo Rosario

Fratelli carissimi, per una coincidenza davvero provvidenziale questo sabato del 7 di Ottobre coincide con una stupenda festa mariana, particolarmente cara all’ordine di S. Domenico, perché l’ordine di S. Domenico venera la beata e gloriosa madre del Signore soprattutto sotto il titolo di Regina Sacratissimi Rosarii, la Regina del Santo Rosario.

Cari fratelli, già altre volte ho cercato di attirare la vostra attenzione sulla centralità di Maria. Vedete Maria con in braccio Gesù Bambino è al centro dell’arca del nostro patriarca San Domenico, Maria l’ispiratrice, anzi la cofondatrice dell’Ordine dei Domenicani, però questo tesoro particolare che è il Rosario di Maria non si deve tenere solo per sé, si deve invece comunicarlo con tanta riconoscenza, tanto amore, tanta assiduità; l’Ordine deve anzi tutto predicare Maria la Virgo praedicanda, la Vergine da predicare, Maria e Gesù, Gesù nei suoi misteri, misteri meditati assieme a Maria nella corona del S. Rosario.

Ecco, cari fratelli, pensate un po’ a questo, la bellezza della vocazione domenicana, non lo dico solo per voi, non lo dico perché è un mio dovere, ma è un grande piacere poter dire che l’Ordine domenicano ha ricevuto dal Signore proprio questa santa vocazione, come dice S. Tommaso in riferimento all’idea di S. Domenico, di contemplare e contemplata aliis tradere. Non voglio peccare di immodestia, fratelli cari, ma penso che questa vocazione domenicana in qualche modo generi la stessa vocazione umana e cristiana, anzitutto dunque approfondire la propria vita spirituale, che è il fondamento di tutto, la dimensione contemplativa della vita cristiana, contemplare e poi contemplata aliis tradere, cioè in qualche modo far sì che ciò che si è contemplato diventi anche il bene per altre anime che il Signore affida al nostro amore, alla nostra attenzione.

S. Domenico ci ha lasciato questa consegna: amate le anime, non c’è onore più grande dato da Dio che questo: salvare le anime. Per le anime il Verbo si fece carne, per le anime il Verbo incarnato ha versato il suo Sangue sul legno della Croce, Iddio ha tanto amato gli uomini da dare il suo Figlio unigenito. Vedete cari fratelli, allora questo amore alle anime proprio ci porta a comunicare la via della salvezza, cioè la via della fede cattolica a tutti, perché non ci si salva se non in unione con la Santa Chiesa cattolica nostra madre.

Praedicatio fidei, predicazione della fede, perché dicono le costituzioni domenicane che bisogna appunto che bisogna dedicarsi alla salus animarum, salvezza delle anime per doctrinam et praedicationem. Allora voi capite cari fratelli che se questo è il compito dell’ordine domenicano, cioè quello di amare le anime e contemplare la Trinità di Dio e tramandare la gioia a tutte le anime di tutti i fratelli, se questo è il compito dell’ordine domenicano, cari fratelli, voi non vi stupirete del perché Iddio ha voluto affidare per l’intercessione e per la mediazione di Maria la corona del Rosario all’Ordine di S. Domenico, perché questa preghiera, la preghiera del Rosario, contiene in sé proprio questa duplice, stupenda, meravigliosa dimensione della sua unità nelle due realtà in una perfetta unità, non confuse una con l’altra.

Da una parte il rosario è una preghiera eminentemente contemplativa, fratelli cari permettetemi questo accenno pratico perché molto spesso ci sono dei buoni credenti che si trovano a disagio nella preghiera del S. Rosario, ci si stanca nella preghiera del S. Rosario. Perché? Spesso avviene la stanchezza nella preghiera, noi lo sappiamo bene, può succedere a tutti, tuttavia bisogna perseverare, tuttavia ciò accade perché non si ha mente che il Rosario è anzitutto contemplazione, quindi la mente umana deve essere concentrata sul mistero che contempliamo. Voi mi direte non si può far attenzione nel contempo all’Ave Maria da recitare con devozione, con serenità e nel contempo meditare il mistero. Si può fare l’uno e l’altro, vedete in qualche modo bisogna risuonare quella splendida preghiera, ricordate come dice il salmo, è la preghiera riecheggia nel grembo del giusto, come se la preghiera venisse da noi, che risuona una stupenda musica dentro all’anima nostra. Ebbene l’intimità con Maria ha questa funzione, creare una musica nell’anima nostra, a gloria e lode del Signore e nel contempo però la mente deve concentrarsi volta per volta sul mistero meditato assieme a Maria, che fra tutte le creature è la creatura più vicina a Gesù, la creatura che nel suo Cuore Immacolato, materno ha meditato tutti i misteri del Figlio suo.

Vedete il fondamento del S. Rosario c’è nel vangelo di S. Luca: pensate all’umiltà di Maria, cari fratelli, magari anche noi avessimo questa umiltà, questa semplicità dinanzi alla corona del S. Rosario! Maria Santissima non comprendeva i misteri, Gesù che insegna nel tempio e Maria che cerca Gesù, poi dice: "Figlio, perché ci hai fatto questo? Noi, io e tuo padre con ansia ti cercavamo". E Gesù dice: "Non sapevate forse che io devo seguire gli ordini del Padre mio?". Ma Maria conservava tutte queste cose meditandole nel suo Cuore. E noi invece abbiamo la pretesa di capire tutto, se non capiamo, non crediamo, se non capiamo, non meditiamo. Se uno ha la pretesa di capire e di comprendere allora non mediterà mai, perché per comprendere bisogna avere innanzi tutto la saggezza socratica, che si comprende di sapere che non si comprende, allora si è completamente scemi del mistero, cioè più il mistero lo si avvicina come mistero, più il mistero appare nella sua luce. Questo però è bello perché ci educa a meditare.

Pensate, cari fratelli, alla meraviglia del S. Rosario che nel contempo è la preghiera dei semplici e dei sapienti. Tra i tanti divorzi che la società moderna mette in atto, c’è anche lo sgradevole divorzio tra la semplicità e l’intellettualità. Vedete abbiamo tanti intellettuali che non sono semplici e tanti semplici che accantonano l’intellettualità alla sapienza. Invece la S. Chiesa proprio tramite la Madre Santissima del Signore, tramite la corona del S. Rosario ci insegna che semplicità e sapienza si appartengono a vicenda, che essere umili non vuol dire essere insipienti e che essere sapienti non vuol dire essere orgogliosi. Perché? Perché capite, quella corona del S. Rosario è un gesto semplice, ci vuole tanta umiltà, vedete cari fratelli è il salterio direi quasi dire degli illetterati, degli analfabeti. Voi sapete il perché delle 150 Ave Marie: perché 150 sono i salmi, voi sapete che nel deserto i santi Padri, chi sapeva leggere, pregava i salmi, dalla mattina fino alla sera, tutti i 150 uno dopo l’altro, chi non li sapeva leggere pregava le orazioni vocali 150 volte, il salterio dei semplici, il salterio degli illetterati, ma nel contempo il salterio dei sapienti, perché in quel salterio miei cari meditiamo il mistero, perché uno solo è il mistero, è Dio.

Oggi la Costituzione del Concilio ecumenico Vaticano primo non dobbiamo dimenticare. Comunque c’è una duplice conoscenza, una naturale dove avviciniamo Dio come l’autore e il creatore di tutte le cose, l’altra soprannaturale, che possiamo avvicinare solo nella fede e l’oggetto di questa intelligenza della fede. Quale è? È Dio ed il mistero della sua bontà. Mi piace tanto questa espressione di S. Paolo nella quale appunto parla riguardo a Gesù Salvatore, Redentore, riguardo alla umanità di Gesù e l’umanità di Gesù è una creatura, e S. Paolo dice: "Nel mistero della salvezza che si compie in Gesù vero uomo è un mistero nascosto da secoli eterni in Dio". Vedete cari fratelli come l’umanità di Gesù prima ancora che fosse posta nell’essere nel campo della creazione era già da sempre pensata dalla mente di Dio. E in Dio, i pensieri di Dio, che cosa sono? Sono qualcosa di distinto da Dio? No, cari fratelli, in Dio c’è una sola reale distinzione, la distinzione delle persone divine Padre, Figlio e Spirito Santo, altrimenti tutto è identità, quindi tutti i misteri dell’umana salvezza non formano che un solo mistero dell’essenza divina, della Deità Trinitaria.

Quindi vedete che cosa si contempla nel S. Rosario, che meravigliosa preghiera. Solo, abbiamo poco tempo, ma solo alcuni altri aspetti che mi sembrano molto importanti da meditare, soprattutto sulle sue proprietà, il movimento modernista non fa bene la spesa con le anime, vero cari fratelli, è una obiezione molto preoccupante, ma noi non ce lo possiamo permettere perché chi ragiona così, sragiona. Ebbene, quale è questa obiezione, soprattutto purtroppo fra i nostri giovani, che sono stati abbandonati a sé stessi, soprattutto nelle scuole. Ebbene il ragionamento è questo: ma il Rosario, che fatica, è una preghiera ripetitiva, non ne possiamo più di ripetere sempre le stesse cose.

Cari fratelli, con questa carrellata al buio, perché me la prendo, perché chi ragiona così non ha capito che cosa è la vita, perché la preghiera, cari fratelli è la sua essenza stessa, la meditazione sapienziale dei misteri, non è una ricerca delle novità, vedete gli sbandamenti del moderno, il modernismo non è soltanto una insorgenza, una ribellione contro le belle tradizioni, è anche quello, già questo sarebbe grave, è una ribellione contro Dio stesso, è la sintesi di tutte le eresie capite, è dire come il popolo di Israele che rimpiange le cipolle di Egitto, capite cari fratelli, questo cibo è nauseante, noi ne abbiamo abbastanza, vogliamo che ci si nutra con cibo nuovo, così ragionano i progressisti, bisogna che loro preghino avendo sempre qualche delectatio coelestis, un diletto celeste, no, è un diletto mondano delle più assurde e delle più superficiali dottrine, capite miei cari.

La preghiera la capisce veramente solo chi ama la tradizione. Anche i liturgisti più aggiornati devono ammettere che è un’anamnesi, un ricordo, vedete le cose antiche non solo hanno il tempo, ma alla luce di Dio e della sua eredità sono sempre nuove, ecco come chi predica il S. Rosario sente quasi il bisogno, la necessità di ripetere infinitamente: "ave o Maria, piena di grazia". Il mistero stesso, uno solo che è Dio stesso nella sua essenza, il mistero ci invita ad affrontarlo sempre per un’una unica via che Iddio stesso ha posto, che Dio stesso ha abbracciato. E fra queste due cose: "Ave, Maria piena di grazia" e "Santa Maria, madre di Dio" e la meditazione del mistero non c’è nessuna eterogeneità, e sapete perché cari fratelli? Perché la radice di tutti i misteri, la radice della nascita, della vita, della passione, della morte, della resurrezione, dell’ascensione del Signore al Padre per la missione dello Spirito Santo e la radice di tutti i misteri sta in quelle parole dell’Angelo, anzi di Dio per bocca dell’Arcangelo Gabriele: "salve, rallegrati, rallegrati o tu che sola fra tutti gli uomini hai trovato la grazia agli occhi del Signore, rallegrati".

Vedete, il S. Vangelo è la gioia del Paradiso, i Santi non si saziano mai di ripetere: "Ave Maria, piena di grazia"! Cari fratelli, l’acclamazione a Maria risuona al cenno di Dio. La nostra Chiesa ha un potere risanante, vedete cari fratelli la Chiesa nella terra è una cosa giusta, checché ne dicano i nostri liturgisti più aggiornati, mi pare che la Chiesa terrena, la Chiesa militante dovrebbe imitare secondo le sue possibilità la gioia, lo splendore della Chiesa trionfante nei cieli. Allora se l’Ave Maria è la gioia dei Santi è preoccupante se diventa tedio per le anime cristiane.

Chi dice volentieri il Rosario, l’Ave Maria, il Magnificat che è il cantico della Beata Vergine, ebbene si può pensare alla sua predestinazione, si vede che la sua anima è già esercitata nelle cose del Cielo, invece chi prova la ripulsa alla grazia del Rosario c’è da avere paura. Allora coraggio ad incoraggiare le anime appunto ad accedere al S. Rosario con semplicità, con pietà e con delizia.

Una ultimissima cosa fratelli cari perché questo è molto importante. Vedete si dice sempre: Rosario, preghiera a Maria o preghiera cristocentrica? Falso, o fratelli, è l’uno e l’altro, è una preghiera a Maria è perciò stesso cristocentrica. Ricordatevi sempre di quello che diceva appunto ancora S. Luigi Maria Grignion de Monfort. Diceva: Maria è tutta relativa a Dio. Essendo relativa a Dio tramite il suo privilegio di essere la teotokos la deipara Virgo, Maria è tutta relativa al Cristo. Allora, cari fratelli Maria è la via a Cristo, quando ci si avvicina a Maria, tramite Maria non ci si può che avvicinare a Dio.

Ebbene quando anime buone, con buone intenzioni, dicono "Ave Maria, piena di grazie" e omettono la seconda parte, già in questo c’è pericolo di protestantizzazione; dico sempre che il dualismo è una muta protestantizzazione della Chiesa cattolica, ebbene dicono "l’aggiunta della Chiesa, Santa Maria, Madre di Dio, ne faremo a meno". Quando si recita l’Ave Maria in modo integro, aggiungendo anche Santa Maria, Madre di Dio prega per noi peccatori, voi vi accorgete che la parola Santa, il nome più santo, il nome dinanzi al quale si piega ogni ginocchio in cielo, sulla terra e sotto terra, il nome benedetto di Gesù, si nomina al centro dell’Ave Maria. Vedete cari fratelli, si ascende a Gesù per discendere cercando l’intercessione di Maria, santa Maria, Madre di Dio prega per noi peccatori ora e nell’ora della nostra morte.

Ecco fratelli cari, noi recitiamo il Rosario così come l’abbiamo imparato dalla santa tradizione della Chiesa nella sua pienezza e ci affidiamo proprio ad Essa per attingere con abbondanza a quelle acque di salvezza che scaturiscono dal fonte della santità.