Patrizio Pilastro O.P.
Provinciale Utriusque Lombardiae
(Bollettino di San Domenico, n. 4 - luglio-agosto 1990

P. TOMAS TYN O.P.
HA OFFERTO LA SUA VITA
PER LA SUA PATRIA, LA CECOSLOVACCHIA


La visita del Papa in Cecoslovacchia del 22 aprile di quest'anno ci è parsa una buona occasione per narrare le meraviglie di Dio e raccontare che il sacrificio di P. Tomas è stato gradito al Signore (Dan. 3, 10).

Tutto ha avuto inizio il 29 giugno 1975, solennità degli apostoli S. Pietro e S. Paolo. Quel giorno P. Tomas ha la grazia, con altri numerosi candidati, di essere ordinato sacerdote, a Roma, da papa Paolo VI. Mentre il Papa posa le mani sul suo capo, P. Tomas, già profugo con la sua famiglia nella Germania Federale, offre al Signore la sua vita per ottenere la libertà della sua Patria.

16 ottobre 1978: il card. Carlo Woityla, arcivescovo di Cracovia, viene eletto papa e assume il nome di Giovanni Paolo II. P. Tomas, allora sottomaestro dei novizi nel convento di S. Domenico di Bologna, con lo sguardo al televisore parla ad alta voce e come assorto in se stesso scandisce con grande intensità queste parole: D'ora in avanti non sarà più possibile che le cose continuino come prima. Io, che gli ero vicino, non ho più dimenticato quelle parole.

P. Tomas percepiva più di noi che l'elezione del papa slavo rivestiva un significato religioso scolvolgente per i popoli dell'Est d'Europa, e che la loro vita ne sarebbe stata coinvolta. Non avrebbe presto, infatti, gridato il papa: aprite le porte a Cristo! esprimendo con quelle parole l'anelito di tutto un programma?

P. Tomas ha confidato il proprio segreto non molto tempo prima del sorgere della sua malattia ad un giovane confratello, che dopo la morte di P. Tomas l'ha confidata al P. Priore e al Priore Provinciale.

Soltanto il 22 aprile di quest'anno il sacrificio di P. Tomas e il suo significato sono stati resi pubblici. In quella Domenica il Santo Padre ha attestato con la sua presenza a Praga la riacquistata libertà in Cecoslovacchia. IL card. Tomaseck, arcivescovo di Praga, ha dichiarato ad alta voce davanti al Santo Padre e a tutto il popolo: Questo giorno e questa prima Messa con il Santo Padre entrano nella nostra storia come una festa della libertà spirituale.

Impressionanti certe coincidenze: all'inizio e ai primi accenni della rivolta popolare in Cecoslovacchia (estate 1989) P. Tomas accusa i primi dolori lancinanti del male. Quando la Cecoslovacchia riprende il cammino della libertà e la Chiesa ritrova la via della libertà (inverno 1989), P. Tomas, dopo lunghe sofferenze, conclude la sua immolazione (gennaio 1990).

Naturalmente della scoperta sono stati informati telefonicamente, dell'offerta di P. Tomas, i familiari. Questi ritenevano che il cielo fosse rimasto sordo alle loro suppliche, ma ora ricevevano una risposta insolita, inaudita, sconvolgente. La spiegazione veniva, ora, dal loro stesso figlio: la sua morte dolorosa è stata un gesto d'amore, dell'amore più grande, proprio come si legge nel Vangelo: nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici (Gv. 15, 13). Naturalmente i genitori di P. Tomas non riuscivano a capacitarsi tanta era la loro commozione e la consolazione.

A tutti gli altri, a quanti hanno avuto in P. Tomas il Maestro illuminato e il sostegno spirituale, ecco che questa rivelazione fuori misura ridà coraggio. La pena di averlo perduto si muta in una nostalgia che è dolce sicurezza di sentirsi ancora amati dal Cielo.

P. Tomas poteva e può far proprie le parole di S. Caterina da Siena sul letto di morte: Figlioli carissimi, non dovete rattristarvi se io muoio, ma piuttosto rallegrarvi. Tenete per fermo che io ho dato la vita per la Santa Chiesa. E questo, io credo, per una grazia eccezionale che mi ha concesso il Signore (B. Raimondo da Capua, Vita di Caterina da Siena).