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Pio XII
Sertum laetitiae

Lettera Enciclica

1 novembre 1939
All’Episcopato degli Stati Uniti d’America.

Desiderosi di rendere più radioso un serto di letizia santa, col pensiero varchiamo la sterminata vastità del mare: ed eccoCi in spirito in mezzo a voi, che insieme con tutti i vostri fedeli celebrate il fausto compimento di un secolo e mezzo dacché è stata costituita la Gerarchia Ecclesiastica negli Stati Uniti. E facciamo questo molto volentieri, perché l’occasione che ora Ci si presenta di dimostrare con un pubblico documento la Nostra stima e il Nostro affetto verso il popolo americano, illustre e vigoroso di giovinezza, Ci è tanto più grata quanto è più solenne, e perché essa viene a coincidere con i primordi del Nostro Pontificato.

A coloro che aprono gli annali della vostra storia e indagano le cause profonde degli avvenimenti di cui questa s’intesse, appare evidente che a portare la vostra patria alla gloria e alla prosperità che essa attualmente gode, non poco ha contribuito il trionfale sviluppo della religione divina. È ben vero che questa, nata dal Cielo, con i suoi insegnamenti e con le sue leggi è destinata a condurre gli uomini alla eterna felicità; ma è pure incontestabile che essa ricolma la vita di quaggiù di tanti benefici, che non potrebbe largirne di più, se la principale ragione della sua esistenza fosse di rendere beati gli uomini durante la loro breve giornata terrestre.

Ci piace richiamare alla memoria fatti notori. Quando Pio VI diede ai vostri connazionali il primo Vescovo nella persona del cittadino americano Giovanni Carrol, preponendolo alla sede di Baltimora, esiguo e di poca importanza era costa’ il numero dei cattolici e le condizioni degli Stati Uniti cosi pericolose, che la loro compagine e la loro stessa unità politica erano minacciate da grave crisi; a causa infatti della lunga ed estenuante guerra l’erario era oppresso da debiti, le industrie languivano e gli abitanti per l’esasperazione cagionata dalle calamità si erano scissi in opposti partiti. A situazione cosi dolorosa, anzi rovinosa, pose rimedio il celeberrimo Giorgio Washington, uomo dal carattere fermo e di penetrante sagacia di mente. Egli era congiunto in salda amicizia con il menzionato Presule di Baltimora. Cosi il padre della patria e il primo sacro Pastore della Chiesa in cotesta terra, a Noi tanto diletta, avvinti da legami di benevolenza, a perpetuo esempio dei posteri e ad insegnamento delle età venture più lontane, quasi stringendosi le destre, indicavano che al popolo americano doveva essere sacra e solenne norma di vita il rispetto alla fede cristiana, la quale tutelando e avvalorando i supremi principi etici è la salvaguardia del pubblico bene e contiene forze di vero progresso.

Molte furono le cause a cui si deve ascrivere la fioritura della Chiesa Cattolica nella vostra regione.. Vogliamo rilevarne una, degna di attenzione. Manipoli di sacerdoti costretti ad approdare costa’ per l’infuriare delle persecuzioni, vennero a recare al sullodato sacro Pastore un aiuto a lui graditissimo e con la loro collaborazione attiva nel Ministero spirituale sparsero una semente preziosa, dalla quale crebbe una bella messe di virtù. Alcuni di essi divennero poi Vescovi e cosi ebbero modo di meritare ancor meglio consolanti progressi della causa cattolica del Regno di Dio. Avvenne ciò che, come la storia dimostra, suole avvenire: dai nembi delle persecuzioni non è già estinto ma gettato su più vasta superficie il fuoco apostolico, quello cioè che alimentato da fede scevra di infingimenti umani e da carità sincera accende il petto dei prodi.

Trascorsi cent’anni da quell’avvenimento che vi riempie adesso di legittima esultanza, Papa Leone XIII di felice memoria con la sua Lettera "Longinqua oceani" volle misurare il cammino percorso costa’ dalla Chiesa dal suo inizio e alla sua rassegna aggiunse esortazioni e direttive nel formulare le quali la sua benevolenza paterna gareggiò con la sua saggezza. Le cose cosi bene scritte allora dal Nostro augusto Predecessore sono degne di perenne considerazione. In questi cinquant’anni il progresso della Chiesa non si è arrestato, ma ha avuto espansioni più larghe e ha avuto accrescimenti più robusti. Rigogliosa è la vita che la grazia dello Spirito Santo fa fiorire nel sacrario del cuore; consolante la frequenza alle chiese; alla Mensa dove si riceve il Pane degli Angeli, cibo dei forti, si accostano numerosi i fedeli; con grande ardore si fanno gli Esercizi spirituali chiusi; molti, docili all’invito della voce divina che li chiama a ideali di vita più alta, ricevono il sacerdozio, abbracciano lo stato religioso. Attualmente costa’ diciannove sono le province ecclesiastiche, centoquindici le diocesi, quasi duecento i seminari, innumerevoli i templi, le scuole elementari, quelle superiori, i collegi, gli ospedali, i ricoveri per i poveri, i monasteri. A ragione è oggetto di ammirazione agli stranieri il sistema organizzativo che presiede alle varie categorie delle vostre scuole, alla cui esistenza i fedeli provvedono generosamente, vigilati con assidua cura dai presuli, perché da esse escono turbe di cittadini morigerati e saggi, i quali, rispettosi delle leggi divine e umane, con giusta valutazione sono considerati il nerbo, il fiore e l’onore della Chiesa e della Patria. Le opere missionarie, poi, specialmente quella Pontificia della Propagazione della Fede, bene stabilite e attive, con le preghiere, con le elemosine e con altri aiuti di vario genere esemplarmente coadiuvano gli araldi del Vangelo impegnati a far penetrare nelle terre degli infedeli il vessillo della Croce, che redime e salva. Sentiamo il bisogno in questa circostanza di dare pubblico attestato di lode alle opere missionarie particolari alla vostra Nazione, le quali con alacre interessamento si curano della diffusione del cattolicesimo. Esse si contrassegnano con questi nomi: "Catholic Church Extension Society", società circondata di una aureola di gloria per la sua pia beneficenza; "Catholic Near East Welfare Association", che presta provvidenziali ausili agli interessi del Cristianesimo in Oriente dove i bisogni sono tanti; "Indians and Nigroes Mission", opera sancita dal Concilio Terzo di Baltimora (Atti dello stesso Concilio, cap. II), che Noi confermiamo e avvaloriamo, perché la esige proprio una ragione di carità squisita verso i vostri concittadini. Vi confessiamo che Ci sentiamo penetrati da particolare affetto paterno, che certo Ci ispira il Cielo, verso i Negri dimoranti tra voi perché, quanto ad assistenza spirituale e religiosa, sappiamo che sono bisognosi di speciali cure e di conforti: del resto, essi ne sono ben meritevoli. Invochiamo pertanto copiose le benedizioni divine ed auguriamo fecondità di successi a coloro che, mossi da generosa virtù, si dimostrano solleciti dei Negri stessi.

Inoltre i vostri connazionali, per rendere in maniera opportuna ringraziamenti a Dio per il dono inestimabile della fede intera e vera, desiderosi di santi ardimenti inviano forti manipoli all’esercito formato dai missionari: essi con la tolleranza della fatica, con la pazienza invitta e con la energia posta in nobili iniziative per il regno di Cristo raccolgono meriti, che la terra ammira e che il Cielo coronerà di adeguati premi. Né minore forza vitale hanno le opere, che sono di utilità ai figli della Chiesa entro i confini della patria; gli offici diocesani di carità, organizzati con criteri di saggia praticità, per mezzo dei parroci e con il concorso delle famiglie religiose, portano ai poveri, ai bisognosi, agli infermi i doni della cristiana misericordia, sollevano le miserie: nell’assolvere tale ministero di cosi grande importanza con gli occhi della fede dolci e acuti si vede Cristo presente negli indigenti e negli afflitti, che del benignissimo Redentore sono le mistiche membra doloranti.

Fra le Associazioni laiche — enumerarle tutte sarebbe troppo lungo — si acquistarono costa’ allori di non caduca gloria l’Azione Cattolica, le Congregazioni Mariane, la Confraternita della Dottrina Cristiana, liete di frutti promettenti ancor più lieta messe nell’avvenire, e del pari l’Associazione del Santo Nome, che a promuovere il culto e la pietà cristiana è guida eccellente. A tale molteplice operosità dei laici, che si spiega in vari settori secondo le esigenze dei tempi, è preposta la "National Catholic Welfare Conference", la quale al vostro Ministero episcopale procura mezzi pronti e adeguati.

Le principali di tutte queste istituzioni potemmo vedere partitamente nell’ottobre del 1936, quando, intrapreso il viaggio attraverso l’Oceano, avemmo la gioia di conoscere di presenza voi e il campo della vostra attività. Incancellabile e giocondo rimarrà sempre nel Nostro cuore il ricordo di quanto ammirammo allora con i Nostri occhi.

Ben conviene adunque che, con sentimenti di adorazione, di tutto ciò rendiamo con voi grazie a Dio e che Gli eleviamo il cantico della riconoscenza : "Date lode al Dio del Cielo: perché la misericordia di Lui è in eterno" (Sal 135, 26). Il Signore, la cui bontà non è circoscritta da limiti, come ha riempito la vostra terra della liberalità dei suoi doni, cosi alle vostre chiese ha concesso un ardore fattivo e ha condotto a maturità di risultati i loro lavori. Sciolto il debito tributo di riconoscenza a Dio, onde ogni bene ha principio, riconosciamo, dilettissimi, che cotesta fecondità prosperosa che con voi oggi ammiriamo si deve anche allo spirito d’iniziativa e alla costanza nelle imprese dei sacri pastori e dei fedeli, che formano cotesta porzione del gregge di Cristo; riconosciamo che si deve pure al vostro clero, che, proclive all’operare deciso, con zelo esegue i vostri mandati, ai membri di tutti gli Ordini e di tutte le Congregazioni, che distinguendosi in virtù si prodigano a gara nella coltura del campo delle anime, alle religiose innumerevoli, che spesso silenti e ignote agli uomini, spinte da una inferiore vampa di carità, si consacrano con esemplare dedizione alla causa del Vangelo, veri gigli del giardino di Cristo, motivo di soave compiacenza dei Santi.

Però vogliamo che questa Nostra lode sia salutare. La considerazione del bene operato non deve produrre un allentamento che avvii alla neghittosità, non deve generare la nociva dolcezza della vanagloria, ma invece agire da stimolante, perché con rinnovate energie si impediscano i mali e perché con più robusta consistenza crescano quelle iniziative che sono utili, provvide e degne di encomio. Il cristiano, se fa onore al nome che porta, sempre è apostolo; disdice al soldato di Cristo il discostarsi dalla battaglia, perché solo la morte pone fine alla sua milizia. Voi ben sapete dove occorre che più oculata sia la vostra vigilanza e quale programma di azione conviene tracciare ai sacerdoti e fedeli, affinchè la religione di Cristo, superati gli ostacoli, sia guida luminosa alle menti, regga i costumi e, unica causa di salute, penetri gli intimi meati e le arterie della società umana. Il progresso dei beni esterni e materiali, quantunque sia da tenersi in non poco conto per le utilità molteplici e apprezzabili, che esso apporta alla vita, tuttavia non basta all’uomo, nato a più alti e fulgidi destini. Questi infatti, creato a immagine e somiglianza di Dio, cerca Dio con incoercibile aspirazione e si addolora e versa segreto pianto, se nella scelta del suo amore fa esaltare la Somma Verità e il Bene infinito. Ma a Dio, dal quale chi si allontana muore, al quale chi si converte vive, nel quale chi si ferma s’illumina, non si accede superando spazi corporei, ma, duce Cristo, con la pienezza della fede sincera, con la coscienza intemerata di una volontà diritta, con la santità delle opere, con l’acquisto e l’uso di quella libertà genuina, le cui sacre norme si trovano promulgate nel Vangelo. Se invece si sprezzano i divini comandamenti, non solo non è conseguibile la felicità posta al di là del breve giro di tempo assegnato all’esistenza terrena, ma vacilla la stessa base della civiltà verace nel suo contenuto e non si possono attendere che rovine, su cui si dovranno spargere tardive lagrime. Come infatti possono avere garanzia di stabilità il pubblico bene e la gloria del vivere civile, quando sono sovvertiti i diritti e sono spregiate e derise le virtù? Ma Iddio come è la sorgente del diritto, cosi è l’ispiratore e il premio delle virtù: nessuno è simile a Lui tra i legislatori (Cfr. lob.36, 22). Questa — secondo la confessione di tutti coloro che hanno buon intendimento — è dappertutto la radice amara e fertile di mali: il disconoscimento della divina Maestà, la trascuratezza delle leggi morali di origine superna o una detestabile incostanza, che fa vacillare tra il lecito e l’illecito, tra la giustizia e la iniquità. Da ciò lo smodato e cieco egoismo, la sete dei piaceri, l’alcoolismo, la moda impudica e dispendiosa, la criminalità non insolita neanche nei minorenni, la libidine del potere, l’incuria a riguardo dei poveri, la cupidigia di inique ricchezze, la diserzione dalle campagne, la leggerezza nel contrarre il matrimonio, i divorzi, la disgregazione delle famiglie, il raffreddamento del mutuo affetto tra genitori e figli, la denatalità, l’infiacchimento della stirpe, l’illanguidirsi del rispetto verso le autorità, il servilismo, la ribellione, l’abbandono dei doveri verso la patria e il genere umano. Eleviamo inoltre il Nostro paterno lamento, perché costi in tante scuole spesso si sprezza o si ignora Cristo, si restringe la spiegazione dell’universo e del genere umano nella cerchia del naturalismo e del razionalismo, e si cercano nuovi sistemi educativi, i quali nella vita intellettuale e morale della Nazione non potranno non recare tristi frutti.

Del pari la vita domestica, come, osservata la legge di Cristo, fiorisce di vera felicità, cosi, ripudiato il Vangelo, miseramente perisce ed è devastata dai vizi: "Chi cerca la legge sarà colmato di beni: ma chi opera con finzione, troverà in essa occasione di inciampo" (Eccl.32, 19). Che cosa vi può essere in terra di più sereno e lieto che la famiglia cristiana? Sorta presso l’altare del Signore, dove l’amore è stato proclamato santo vincolo indissolubile, nello stesso amore, che la grazia superna nutre, si solidifica e cresce. Ivi "onorato è il connubio presso tutti e il talamo è immacolato" (Hebr. XIII, 4); le pareti tranquille non risuonano di litigi, ne sono testimoni di segreti martiri per la rivelazione di astute mene di infedeltà; la solidissima fiducia allontana la spina del sospetto; nella vicendevole benevolenza si sopiscono i dolori, si accrescono i gaudi. Ivi i figli non sono considerati gravi pesi, ma dolci pegni; né un vituperevole motivo utilitario o la ricerca di sterile voluttà fanno si che sia impedito il dono della vita e venga in dissuetudine il soave nome di fratello e sorella. Con quale studio i genitori si danno premura, perché i figli non soltanto crescano vigorosi fisicamente, ma perché seguendo le vie degli avi, che spesso loro sono ricordati, siano adorni della luce che deriva dalla professione della fede purissima e dall’onestà morale. Commossi per tanti benefìci, i figli ritengono loro massimo dovere quello di onorare i genitori, di assecondare i loro desideri, di sostenerli nella vecchiaia con il loro fido aiuto, di rendere lieta la loro canizie con un’affezione che, non spenta dalla morte, nella reggia del Ciclo sarà resa più gloriosa e più completa. I componenti la famiglia cristiana, non queruli nelle avversità, non ingrati nella prosperità, sono sempre pieni di confidenza in Dio, al cui impero obbediscono, nel cui volere s’acquietano e il cui soccorso non invano aspettano.

A costituire e a mantenere le famiglie secondo la norma della sapienza evangelica esortino dunque spesso i fedeli coloro, che nelle chiese hanno funzioni direttive o di magistero e che pertanto si industriano con assidua cura per preparare al Signore un popolo perfetto. Per la stessa ragione bisogna pure sommamente attendere a questo, che il dogma cioè della unità e indissolubilità del matrimonio da quanti accedono alle nozze sia conosciuto in tutta la sua importanza religiosa e santamente rispettato. Che tale capitale punto della dottrina cattolica abbia una valida efficacia per la salda compagine familiare, per le progressive sorti della società civile, per la santità del popolo e per una civiltà, la cui luce non sia falsa e fatua, riconoscono pure non pochi, i quali, sebbene lontani dalla nostra fede, sono ragguardevoli per senno politico. Oh, se la patria vostra avesse conosciuto per esperienza di altri e non già da domestici esempi il cumulo di danni che produce la licenza dei divorzi! Consigli la riverenza verso la religione, consigli la pietà verso il grande popolo americano energiche azioni, perché il morbo purtroppo imperversante sia curato radicalmente. Le conseguenze di tale male così sono state descritte da Papa Leone XIII, con termini che scolpiscono il vero : "A causa dei divorzi il patto nuziale è soggetto a mutabilità: si indebolisce l’affetto: sono dati perniciosi incentivi all’infedeltà coniugale: ricevono danno la cura e l’educazione della prole: si offre facile occasione a scomporre la società domestica; si gettano semi di discordie tra le famiglie; è diminuita e depressa la dignità della donna la quale corre pericolo di essere abbandonata dopo che ha servito come strumento di piacere al marito. E poiché a rovinare la famiglia, a minare la potenza dei regni nulla tanto vale quanto la corruzione dei costumi, facilmente si intuisce che il divorzio è quanto mai nocivo alla prosperità delle famiglie e degli Stati" (Lett. Enc. "Arcanum").

Quanto alle nozze, nelle quali l’una e l’altra parte dissenta circa il dogma cattolico o non abbia ricevuto il sacramento del battesimo, Noi siamo sicuri che voi osserverete esattamente le prescrizioni del Codice di diritto canonico. Tali matrimoni infatti, come a voi consta per larga esperienza, sono raramente felici e sogliono cagionare gravi perdite alla Chiesa Cattolica.

Ad ovviare a danni si gravi, ecco il mezzo efficace: che i singoli fedeli ricevano in tutta la sua pienezza l’insegnamento delle verità divine e i popoli abbiano chiaro il cammino che conduce alla salvezza. Esortiamo pertanto i sacerdoti a cercare che la loro scienza delle cose divine e umane sia copiosa: non vivano contenti delle cognizioni intellettuali acquisite nell’età giovanile; con attenta indagine considerino la legge del Signore, i cui oracoli sono più puri dell’argento; continuamente gustino e assaporino le caste delizie della Sacra Scrittura; col progredire degli anni studino con maggior profondità la storia della Chiesa, i dogmi, i sacramenti, i diritti, le prescrizioni, la liturgia, la lingua di essa, in modo che in loro il progresso intellettuale proceda di pari passo con quello delle virtù.
Coltivino pure gli studi letterari e delle discipline profane, specialmente quelle che sono maggiormente connesse con la religione, affinchè con lucido pensiero e labbro facondo possano impartire l’insegnamento di grazia e di salute, capaci di piegare anche i dotti ingegni al lieve peso e giogo del Vangelo di Cristo. Felice la Chiesa, se cosi "sarà fondata sugli zaffiri" (Is. LIV, 11). Le esigenze dei tempi attuali inoltre richiedono che anche i laici, specialmente quelli che coadiuvano l’esercizio dell’apostolato gerarchico, si procurino un tesoro di cognizioni religiose, non povero ed esile, ma solido e ricco, mediante le biblioteche, le discussioni, i circoli di coltura: cosi trarranno grande giovamento per se stessi, potranno insegnare agli ignoranti, confutare gli avversari caparbi ed essere utili agli amici buoni.

Con molta gioia abbiamo appreso che la stampa propugnatrice dei principi cattolici è davvero costa’ valorosa e che la radio marconiana — meravigliosa invenzione, eloquente immagine della fede apostolica che abbraccia tutto il genere umano — spesso e utilmente viene usata, perché fatti e insegnamenti ecclesiastici abbiano la più larga risonanza. Lodiamo il bene compiuto. Ma coloro, che disimpegnano tale ministero, nel proporre e promuovere la dottrina sociale, si prendano a cuore di aderire alle direttive del magistero della Chiesa; dimentichi del proprio tornaconto, sprezzanti della vana gloria, non partigiani, parlino "come da Dio, davanti a Dio, in Cristo" (II Cor. II, 17).

Desiderosi che il progresso scientifico in tutto il suo complesso si affermi sempre più, ora che Ci si presenta una circostanza opportuna, vogliamo anche significarvi il Nostro cordiale interessamento per l’Università Cattolica di Washington. Ben sapete con quali ardenti voti Papa Leone XIII salutasse cotesto preclaro tempio del sapere, quando esso sorgeva, e quanti ripetuti attestati di particolare affezione gli desse il Romano Pontefice Nostro immediato Predecessore, il quale era intimamente persuaso che, se cotesto grande Istituto già lieto di risultati si solidificherà ancor più e otterrà rinomanza ancora maggiore, ciò non solamente gioverà agli incrementi della Chiesa, ma anche alla gloria e alla prosperità civile dei vostri connazionali. Partecipi della stessa speranza, Ci rivolgiamo a voi con questa Nostra Lettera per raccomandarvi la sullodata Università. Fate del vostro meglio, perché questa, protetta dalla vostra benevolenza, superi le sue difficoltà e con avanzamenti più felici compia le speranze in essa riposte. Gradiamo anche molto il vostro proposito di rendere più spaziosa e decorosa la sede del Pontificio Collegio che a Roma accoglie, per l’educazione ecclesiastica, gli alunni degli Stati Uniti. Se è cosa utile che i giovani di più eletto ingegno ad affinare il loro sapere si rechino in lontani paesi, una lunga e felice esperienza dimostra che questo vantaggio è sommo, quando i candidati al sacerdozio sono educati nell’Urbe presso la Sede di Pietro, dove purissimo è il fonte della fede, dove tanti monumenti della antichità cristiana e tante vestigia di Santi incitano i cuori generosi a magnanime imprese.

Vogliamo toccare un’altra questione di poderosa importanza: la questione sociale che, insoluta, da lungo tempo agita fortemente gli Stati e sparge nelle classi dei cittadini semi di odio e di mutua ostilità. Quale aspetto essa assuma costa’, quali asprezze, quali torbidi produca, voi ben conoscete, e non occorre perciò diffonderci su tale argomento. Punto fondamentale della questione sociale è questo, che i beni da Dio creati per tutti gli uomini equamente affluiscano a tutti, secondo i principi della giustizia e della carità. Le memorie di ogni età testimoniano che vi sono sempre stati ricchi e poveri; e l’inflessibile condizione delle cose umane fa prevedere che cosi sempre sarà. Degni di onore sono i poveri che temono Dio, perché di loro è il regno dei Cieli e perché facilmente abbondano di grazie spirituali. I ricchi poi, se sono retti e probi, assolvono l’ufficio di dispensatori e procuratori dei doni terrestri di Dio; essi in qualità di ministri della Provvidenza aiutano gli indigenti, a mezzo dei quali spesso ricevono i doni che riguardano lo spirito e la cui mano — cosi possono sperare — li condurrà negli eterni tabernacoli.

Dio, che a tutto provvede con consigli di suprema bontà, ha stabilito che per l’esercizio delle virtù e a saggio dei meriti vi siano nel mondo ricchi e poveri; ma non vuole che alcuni abbiano ricchezze esagerate ed altri si trovino in tali strettezze che manchino del necessario alla vita. Buona madre però e maestra di virtù è la onesta povertà, che campa col lavoro quotidiano, secondo il detto scritturale : "Non darmi (o Dio) né mendicità né opulenza: ma provvedimi soltanto del necessario al mio sostentamento" (Prov. 30, 8). Se i provvisti con larghezza di fondi e di mezzi pecuniari devono, mossi da facile misericordia, aiutare i bisognosi, per ragione ancor più grave devono agli stessi dare il giusto. Gli stipendi degli operai, come è conveniente, siano tali che bastino ad essi e alle loro famiglie. Gravi sono in proposito le parole del Nostro Predecessore Pio XI : "Bisogna dunque fare di tutto perché i padri di famiglia percepiscano una mercede tale, che basti per provvedere convenientemente alle comuni necessità domestiche. Se nelle presenti circostanze della società ciò non sempre si potrà fare, la giustizia sociale richiede che s’introducano quanto prima mutamenti che assicurino ad ogni operaio adulto siffatti salari. Sono altresì meritevoli di lode tutti coloro che con saggio e utile divisamente hanno esperimentato e tentano vie, onde la mercede del lavoro si retribuisca con tale corrispondenza ai pesi della famiglia, che aumentando questi, anche quella si somministri più larga: e anzi, se occorra, si soddisfaccia alle necessità straordinarie" (Lett. Enciclica "Quadragesimo anno").

Avvenga che ognuno il quale sia in forze ottenga la equa possibilità di lavorare per guadagnare per sé e per i suoi il vitto quotidiano. Esprimiamo tutta la nostra compassione per la sorte di coloro, costa’ molto numerosi, i quali, sebbene robusti, capaci e volenterosi, non possono avere occupazione sebbene la cerchino affannosamente.

La sapienza dei reggitori, una lungimirante larghezza da parte dei datori di lavoro, insieme con il ristabilimento di più favorevoli condizioni esterne, la cui effettuazione auguriamo sollecita, facciano si che tali giusti desideri trovino compimento a vantaggio di tutti.

Essendo poi la socievolezza bisogno naturale, dell’uomo, ed essendo lecito con forze unite promuovere quanto è onestamente utile, non si può senza ingiustizia negare o diminuire come ai produttori, cosi alle classi operaie e agricole, la libertà di unirsi in associazioni le quali possano difendere i propri diritti e acquistare miglioramenti circa i beni dell’anima e del corpo, come pure circa gli onesti conforti della vita. Ma alle corporazioni di tal genere, che nei secoli passati hanno procurato al Cristianesimo gloria immortale e alle arti inoffuscabile splendore, non si può imporre in ogni luogo una stessa disciplina e struttura, la quale perciò per diversa indole dei popoli e per le diverse circostanze di tempo può variare; però le corporazioni in parola traggano il loro moto vitale da principi di sana libertà, siano informate dalle eccelse norme della giustizia e della onestà e, ispirandosi a queste, agiscano in tal guisa che nella cura degli interessi di classe non ledano gli altrui diritti, conservino il proposito della concordia, rispettino il bene comune della società civile.

Ci fa piacere conoscere che la testé citata Enciclica "Quadragesima anno", come pure quella del Sommo Pontefice Leone XIII "Rerum novarum", dove si indica la soluzione della questione sociale secondo i postulati del Vangelo e della filosofia perenne, sono costa’ oggetto di attenta e prolungata considerazione da parte di persone di elevato ingegno, che generoso volere spinge alla restaurazione sociale e al rinvigorimento dei vincoli di amore tra gli uomini, e che alcuni datori di lavoro stessi hanno voluto comporre, secondo le norme di quelle, le controversie tendenti sempre a rinnovarsi con i loro operai, rispettando la comune utilità e la dignità della persona umana. Quale vanto sarà per la gente americana, per natura proclive alle grandiose imprese e alla liberalità, se pienamente e bene scioglierà la annosa ed ardua questione sociale secondo le sicure vie illuminate dalla luce del Vangelo e cosi getterà le basi di più felice età! Affinchè ciò avvenga conformemente ai voti, le forze non devono essere dissipate con la disunione, ma accresciute con la concordia. A questa" salutare congiunzione di pensieri e di consensi, latrice di azioni magnifiche, secondando un impulso di carità, invitiamo pure coloro, che la Madre Chiesa lamenta da sé staccati. Molti di essi, quando il Nostro glorioso Predecessore si addormentò nel sonno dei giusti e Noi dopo breve tempo dalla sua morte, per arcana disposizione della divina pietà, salimmo sul Trono di San Pietro, molti di essi — ciò non Ci è sfuggito — hanno espresso parlando o scrivendo sentimenti pieni di ossequio e di grande elevatezza. Da questo atteggiamento — vi confessiamo apertamente — abbiamo concepito una speranza, che il tempo non rapisce, che Ci si trasforma talvolta in presagio e che Ci consola nella dura e aspra fatica del ministero universale.

La grandezza del lavoro, che converrà intraprendere con fervore per la gloria del benignissimo Redentore e per la salvezza delle anime non vi sgomenti, o dilettissimi, ma vi stimoli, facendovi confidare nell’aiuto divino: le opere grandi generano più robuste virtù, producono meriti più splendidi. Gli sforzi con cui i nemici a schiere serrate cercano di abbattere lo scettro di Cristo siano di incitamento, perché con concordi intenti curiamo lo stabilimento e l’avanzamento di questo regno. Nulla di più felice può toccare agli individui, alle famiglie, alle nazioni, che obbedire all’Autore dell’umana salute, eseguire i Suoi mandati, accettare il Suo regno, nel quale diventiamo liberi e ricchi di buone opere: "regno di verità e di vita, regno di santità e di grazia, regno di giustizia, di amore e di pace" (Pref. della Messa di Cristo Re). Augurando di cuore che voi e il gregge spirituale, al cui bene provvedete come solerti pastori, progrediate sempre verso mete migliori e più alte, e che anche dalla presente solenne celebrazione raccogliate fecondi proventi di virtù, vi impartiamo la Benedizione Apostolica, attestato della Nostra benevolenza.

Dato a Roma, presso San Pietro, nella festa di Tutti i Santi 1959, anno I del Nostro Pontificato.


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