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Leone XII
Etsi iam diu


Roma, 24 settembre 1824

Breve (*)

Ai Venerabili Fratelli Arcivescovi e Vescovi d’America.

Il Papa Leone XII. Venerabili Fratelli, salute e Apostolica Benedizione.

Anche se siamo persuasi che già da tempo sia giunta nelle vostre mani la lettera [enciclica] che, in occasione dell’elevazione della Nostra umiltà alla Cattedra di San Pietro, abbiamo inviato a tutti i Vescovi del mondo cattolico, è tanto grande l’incendio di carità in cui Noi bruciamo per Voi e per il vostro gregge che abbiamo determinato, per manifestarvi il Nostro animo, di rivolgerci specialmente a Voi.

In verità, col più acerbo e incredibile dolore, che nasce dal paterno affetto col quale vi amiamo, abbiamo ricevuto le tristissime notizie sulla deplorevole situazione dello Stato e sullo scompiglio delle cose ecclesiastiche, per la zizzania che ha seminato costì un uomo nemico. Infatti conosciamo bene i pregiudizi che derivano alla Religione, quando avviene che disgraziatamente si alteri la tranquillità dei popoli. In conseguenza di ciò Ci lamentiamo amaramente perché la licenza dei malvagi si manifesta impunemente; perché cresce la peste dei libri nei quali si disprezzano e sono fatti oggetto di odio i poteri ecclesiastici e civili; infine perché sorgono, come locuste dal fumo di un pozzo, quelle tenebrose aggregazioni delle quali, con San Leone, osiamo dire che vi si riunisce tutto ciò che di blasfemo e sacrilego vi è nelle sette ereticali, così come ogni genere di sudiciume in un’immonda sentina.

Questa indiscutibile verità, degna della massima commiserazione per l’esperienza di quelle calamità che Ci hanno tormentato con i violenti sconvolgimenti dell’epoca passata, e comprovata da tanti esempi, Ci procura una fiera amarezza, poiché Ci accorgiamo che questo genere di disordini minaccia enormi mali a codesta terra del Signore.

Esaminando queste cose con dolore, allarghiamo il Nostro cuore su di Voi, Venerabili Fratelli, pensando che sarete intimamente animati da uguale sollecitudine per il gravissimo pericolo che sovrasta il vostro gregge. Chiamati al sacro ministero da Colui che venne a portare la pace in terra e che ne fu autore e perfezionatore, voi sapete che il vostro principale obbligo è quello di procurare che si conservi intatta la Religione, il che chiaramente dipende dalla tranquillità della patria. E poiché il vincolo della Religione unisce in un medesimo dovere quelli che comandano e quelli che obbediscono, esso viene abbattuto, quando, col crescere delle discordie, dei dissidi e delle perturbazioni dell’ordine pubblico, il fratello si scaglia contro il fratello e la casa crolla sopra la casa.

Esortiamo quindi la vostra fedeltà, Venerabili Fratelli, e vogliamo che la vostra quotidiana sollecitudine sia stimolata da questo Nostro incitamento, che con l’aiuto di Dio non sarà inutile ai pigri né oneroso per i devoti.

Non accada, o carissimi, che quando Dio vaglierà coi colpi della sua indignazione i peccati dei popoli, tratteniate le parole perché i fedeli affidati alle vostre cure non pensino che le voci di esultanza e di salvezza si odono soltanto nelle sedi dei giusti; allora staranno nella pienezza e nella bellezza della pace coloro che si trovano nei sentieri degl’inviati del Signore, il quale determina la concordia fra i principi e colloca i re in trono. L’antica e santa Religione, nella quale si è salvi, non può in alcun modo conservarsi in purezza e integrità quando il regno diviso in fazioni, è miserevolmente desolato, come ammonisce il Signore Gesù Cristo; infine accadrà con assoluta certezza che gl’inventori delle novità saranno costretti, loro malgrado, a invocare la verità, insieme al profeta Geremia: "Abbiamo atteso la pace e non l’abbiamo avuta; abbiamo atteso il tempo della medicina, ed ecco il terrore; abbiamo atteso il tempo della salute ed ecco il turbamento".

Noi siamo fermamente persuasi che voi, con l’aiuto di Dio, saprete condurre a buon fine questo compito così gravoso se illustrerete al vostro gregge le auguste e distinte virtù del Nostro carissimo figlio in Cristo Ferdinando, re cattolico di Spagna, al quale nulla è più caro della Religione e della felicità dei suoi sudditi; e se, con lo zelo necessario, porrete davanti agli occhi di tutti gli illustri e immortali esempi degli Spagnoli residenti in Europa, che non hanno esitato a sacrificare le fortune e la vita per mostrarsi sempre fedelissimi alla Religione e al potere legittimo.

Noi abbiamo scritto queste cose, Venerabili Fratelli, con quell’ardente affetto verso voi e il vostro gregge, tanto più intenso quanto più voi siete oppressi da gravissime circostanze, nell’enorme distanza che vi separa dal vostro Padre comune. È vostro dovere prestare soccorso alle genti afflitte, rimuovere dalla mente di tutti le preoccupazioni (il cui pensiero muove il pianto), e pregare assiduamente e umilmente per loro, come conviene a chi ama i fratelli e il popolo, affinché Dio plachi i venti della discordia e faccia ritornare la tranquillità.

Questa dunque è l’opinione che abbiamo della fedeltà, pietà, religione e costanza con le quali agite, tanto cheteniamo per certo che voi farete tutto ciò che abbiamo detto, affinché costì la Chiesa abbia pace e si edifichi procedendo nel solco del timore del Signore e con la consolazione dello Spirito Santo.

Nel frattempo con lieta fiducia per Noi, per questa Santa Sede, per l’universale Chiesa cattolica, con l’auspicio del celeste aiuto, a voi, Venerabili Fratelli, e al gregge che governate, con tutto l’amore impartiamo l’Apostolica Benedizione.

Dato a Roma, presso San Pietro, sotto l’anello del Pescatore, il 24 settembre 1824, anno primo del Nostro Pontificato.

 

(*) Sulla scia del Breve Etsi longissimo del 30 gennaio 1816 del Pontefice Pio VII, il Papa Leone XII indirizza un nuovo Breve ai Vescovi dell’America soggetta alla Spagna, affinché prestino soccorso alle popolazioni sconvolte dalle conseguenze della rivoluzione.


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