home

 

La scolarizzazione prepara le masse per la sovversione
IL TEMA DELL'INSEGNAMENTO E LA "RIVOLUZIONE CULTURALE"

di Rafael Gambra Ciudad
tratto da Cristianità, numero 5, maggio-giugno 1974

 

I Fatti

Oggi non si può non rendersi conto che nell'ambito dell'insegnamento si sta preparando qualcosa di molto grave per la società e per il futuro. I fenomeni sono evidenti: una propaganda massiccia e su scala mondiale esige la generalizzazione dell'insegnamento fino a livello universitario, l'"educazione permanente", la sua totale gratuità e perfino il suo sovvenzionamento personale, mentre si attacca il cosiddetto insegnamento "classista" riservato fino a ora "ai ricchi", e si dimostra con statistiche abilmente manipolate che soltanto una piccola percentuale di universitari é costituita da figli di operai. Parallelamente, gli ambienti agricoli e le attività manuali si orientano verso l'insegnamento superiore così che, per la prima volta nella storia, nessuno di essi può più contare su un futuro umano radicato e capace di perpetuarlo.

La vita scolastica e universitaria, dal canto suo, si trova, nei paesi occidentali, in stato di collasso per l'improvviso incremento degli alunni e per la sua condizione di sedizione permanente, giunta a un punto tale che in molte università si possono impartire le lezioni soltanto con la presenza della forza pubblica.

Gli Stati, infine, incapaci di contenere il fenomeno - o interessati al suo sviluppo futuro -, promuovono piani di ampliamento e di sovvenzionamento massiccio dell'insegnamento, anche a costo di affrontare l'inflazione sempre più grave e la rovina stessa del pubblico erario.

La comprensione di questa vertiginosa mutazione nella sua genesi, nelle sue cause e nelle sue prevedibili conseguenza, é tema troppo ampio e complesso. Perciò mi limiterò a suggerire al lettore quattro punti di possibile meditazione, che lo aiutino a formarsi un criterio di giudizio indipendente dagli slogan correnti e dalla opinione televisiva.

 

La nozione di insegnamento

La supposizione che l'insegnamento e la cultura siano realizzabili o raggiungibili soltanto a scuola, studiando determinati contenuti e programmi su libri o seguendo lezioni, é frutto di una restrizione concettuale provocata dalla mentalità razionalistica.

L'insegnamento primo e principale - il più fermo ed efficace nella sua formazione - é quello che l'uomo riceve dai suoi genitori, dalle loro prime risposte, dall'ambiente familiare, dall'ambiente umano in cui cresce e, quindi, dalla vita stessa. Con questo capitale iniziale di conoscenze riceve le prime emozioni e i primi impulsi della volontà, che gli rimarranno impressi in modo indelebile; da lì nasceranno le sue convinzioni e le sue adesioni profonde, il suo ri-legamento con un aldilà (religione), l'orientamento della sua attenzione, compresi i suoi affetti e le sue inclinazioni.

Nei casi normali questi elementi che l'uomo riceve dall'ambiente familiare, circostante e vitale saranno - nell'insieme della sua cultura e della sua educazione - molto più profondi e decisivi di quanto possa in seguito ricevere da libri e centri di insegnamento. Ciascuno può trovarne la prova in sé stesso.

Ma c'é di più: la cultura libresca é spesso deformante o é solamente posticcia, se non si costruisce su quest'altro insegnamento di base costituito dall'educazione radicale o familiare.

Ne consegue che strappare un bambino dal suo focolare per avviarlo, in nuclei di concentramento scolastico, verso un insegnamento superiore, significa privarlo di qualcosa molto più importante per lui di quello che si pretende di dargli: significa frustrare in lui i suoi punti di riferimento basilari, la sua fede e le sue convinzioni profonde, il calore del focolare, e trasformarlo - in molti casi - in un uomo spiritualmente tarato.

Non é necessario dimostrare quando basta mostrare ciò che tutti possono vedere. Osservate l'ambiente umano che si sta creando nelle attuali università, ove impone già il suo tono il numero degli sradicati dalla emigrazione scolastica e dalla cultura televisiva. Non sperate di trovare - come vorrebbe la teoria - un ambiente colto e fraterno di "redenti dalla cultura". Vedrete piuttosto un ambiente fosco e sedizioso di capelloni o hippies, di attivisti rivoluzionari, di coppie lubriche esibizioniste, di sfacciati invertiti, di drogati, di preti "contestatori", di suore scollacciate... e di ragazzi e di ragazze normali, ma sulla via di pervertirsi... E i poliziotti - come immagineremmo Noè nell'arca - cercano di far convivere in qualche modo questa eterogenea ciurma.

 

Rivoluzione industriale (secolo XIX) e rivoluzione culturale (secolo XX)

Questo paragrafo é traduzione di uno scritto assai recente di Jules Monnerot, il più eminente studioso contemporaneo del marxismo (Sociologie de la Révolution, 7, 2, 2).

"Gli studenti, a causa della malleabilità della gioventù, della concentrazione geografica di cui sono oggetto nelle università e nei campus in un'epoca in cui il loro numero é aumentato prodigiosamente, e in cui molti di essi (é la "democratizzazione") non sono stati previamente formati da vigorose tradizioni familiari, offrono negli anni Sessanta un mezzo conduttore simile sotto molti aspetti, al proletariato industriale di centoventi anni fa: nella stretta contiguità di individui, nella relativa omogeneità dell'età, nella infiammabilità e nell'attivismo propri della gioventù, e - diciamolo pure - nell'ignoranza.

"A tutto questo si dovrebbe aggiungere, in alcuni paesi come la Francia, un insegnamento marxista, più o meno dissimulato, ricevuto "in emulsione" nelle scuole primarie e medie, con tutto quello che comporta di annientamento dello spirito critico personale...

"Questi "studenti" sono magnificamente preparati per una predicazione di tipo marxista, nella stessa epoca in cui, al contrario, le classi operaie delle società sviluppate le sono sempre meno.

"La propaganda marxista rivoluzionaria potrà trovare un uditorio nuovo tra queste masse di studenti, il cui numero non cessa di aumentare, mentre il loro livello intellettuale non cessa di abbassarsi".

 

Tradizionalismo e insegnamento

Quello che correntemente si chiama insegnamento - l'insegnamento di libri e professori - é indubbiamente necessario all'uomo che vive in società, purché - come abbiamo detto - si edifichi in parallelismo e armonia con quell'altro fornito dall'ambiente familiare e umano.

In generale, i genitori mancano di tempo, mezzi e preparazione per svolgere da soli questa funzione docente. Essa deve fornire all'uomo un ampliamento degli orizzonti di conoscenze e di valori, così come le necessarie informazioni per l'esercizio di una professione o di un mestiere.

Un insegnamento di base o generale é necessario a ogni uomo, qualunque sia la sua attività: ogni società pertanto deve provvedere - in una forma o nell'altra - a facilitare un sistema di insegnamento di base accessibile a tutte le famiglie nell'educazione dei figli, e il livello di questo insegnamento di base o generale deve corrispondere alle necessità dell'ambiente, crescendo nella misura in cui l'ambiente sociale esige attività più complesse e specializzate.

Oltre questo insegnamento generale di base ce n'è un altro particolare per dedicheranno la loro vita alla ricerca, alle professioni umanistiche e a quelle tecniche che richiedono un forte capitale di conoscenze speculative. Questo insegnamento non é più generale - e non si può desiderare che lo sia -, dal momento che prepara a una attività da esercitare per tutta la vita, e sono i meno, per legge naturale, quelli che la eserciteranno. Spingere tutti a seguire questo livello di studi costituirebbe una enorme perdita di energie e farebbe sì che la grande maggioranza delle funzioni della vita sociale sarebbe coperta in seguito a un insuccesso nelle professioni umanistiche o scientifiche.

Sarebbe auspicabile che seguissero questi studi superiori e qualificati soltanto coloro che sono dotati di condizioni per compierli e hanno la precisa volontà di condurli a termine. Fuori da questi casi, e in una sana dinamica della società, gli uomini dovrebbero proseguire - e migliorare - la professione del loro ambiente (familiare o circostante), per la quale troveranno in esso maggiori incentivi di inclinazione e facilitazioni che per qualsiasi altra.

Oggi si parla molto di "uguaglianza di possibilità" e la si eleva anche a ideale nell'organizzazione dell'insegnamento.

Se con ciò si intende che ogni individuo, ben dotato intellettualmente e con una volontà decisa, possa ottenere i mezzi economici necessari per accedere all'insegnamento superiore, l'ideale é valido e auspicabile.

Se invece si intende il passaggio allo Stato della funzione docente e orientatrice di ogni individuo per mezzo di obblighi e di controlli pedagogici, tale sistema é nocivo e moralmente ed economicamente dannoso per la società. Contribuisce alla lenta dissoluzione della famiglia, che viene privata della tutela e dell'avviamento dei figli, e contribuisce a creare queste masse di sradicati sociali che sono facile preda di tutte le passioni e di tutte le propagande. (Questa é la base socio-politica delle cosiddette "rivoluzioni culturali").

La società anglosassone - più conservatrice - ha mantenuto in vita fino ad oggi le "fondazioni docenti" che sostengono completamente gli studi superiori, in internato, di alunni eccellenti capaci di conquistarsi in esse il posto attraverso difficili concorsi. Tali centri hanno un carattere istituzionale specifico e differenziato, di cui i loro membri si sentono si sentono fieri come di una realtà corporativa peculiare, che li preserva dalla tendenza massificatrice. In Spagna ha avuto questo carattere il Collegio del Patriarca, di Burjasot, nel quale si sono formate numerose personalità universitarie.

Quando la legge e l'ambiente permettono - e anche favoriscono - tali istituzioni, si trovano con frequenza persone che le lasciano eredi dei loro beni. Nessuno lascia il suo denaro ad istituzioni anonime e uniformizzanti, ma a fondazioni che abbiano i caratteri e i fini che il fondatore desidera imprimere in essi, e nella loro vita seguente l'aiuto statale (o di enti pubblici diversi) può contribuire a mantenerle e ad ampliarle.

Quando in un paese esiste un buon numero di queste fondazioni - e lo Stato o le provincie e i comuni istituiscono anch'essi borse di studio assegnate dopo una rigorosa selezione - si può essere certi che nessuna autentica vocazione scientifica o letteraria resta senza mezzi per svilupparsi.

E l'esistenza di queste istituzioni non turba assolutamente con incitamenti di diserzione sociale o con obblighi assurdi il vigore e l'autonomia delle famiglie o la retta dinamica della società.

Si perviene, al contrario, alla creazione delle più giuste e auspicabili facilitazioni per l'individuo all'interno del principio di sussidiarietà rispetto alle funzioni della famiglia e dell'ambiente locale.

 

La discriminazione di domani

La tendenza socialista, trasformando l'insegnamento in funzione "sociale ", obbligatoria, generale e sovvenzionata, riserva allo Stato il controllo del destino professionale di ogni cittadino, sottraendolo alla patria potestà. Il principio generale su cui si basa é quello di un insegnamento per tutti "senza discriminazione di razza, di posizione economica, religiosa (laicismo), sesso (coeducazione), ecc.".

Si é pensato, però, a quale nuova discriminazione porterà il sistema dell'uguaglianza assoluta e della non-discriminazione?

Oggi possiamo chiedere a chiunque perché é quello che é nella sua professione, e non di più (o il maggiore). Se si tratta di un infermiere, per esempio, perché non é medico; se di un piccolo commerciante, perché non é un grande esportatore internazionale; se di un capomastro, perché non é un grande architetto, ecc.

La risposta potrà essere: "Ebbene, vede, perché non mi é stato proposto o non mi si é ancora presentata l'occasione. Questa é la mia attività, quella che ho visto svolgere in casa mia, quella che mi ha interessato fin da bambino; a essa mi sono dedicato e ho cercato di migliorare per quanto mi é stato possibile". Oppure quest'altra: "Circostanze della vita. Ho avuto molte cose da fare e sono contento come sono".

La risposta, invece, nell'universo pianificato della "indiscriminazione ugualitaria", potrà essere una soltanto: "Perché sono incapace (o meno capace): mi si é spinto più in alto e per questo sono stato sovvenzionato. Ma... a casa ho i certificati delle bocciature o i test che provano ufficialmente la mia bassa capacità". La possibilità di ogni altra risposta sarà stata eliminata.

Non si dimentichi però che questa é l'unica discriminazione intollerabile per l'essere umano: l'intelligenza - é stato detto - é il dono meglio ripartito: nessuno si lamenta di quella che gli é toccata in sorte.