CAPITOLO II: BREVE STORIA DEGLI EBREI.

 

I libri sacri.

La storia del popolo ebreo - il popolo scelto da Dio per preparare la venuta del Messia - è narrata nella Sacra Scrittura.

La Bibbia, o Sacra Scrittura, si divide in due parti: l'Antico ed il Nuovo Testamento. Lo Spirito Santo rivelò direttamente agli scrittori della Bibbia le verità che non potevano conoscere con la sola luce della ragione o con mezzi umani; con ispirazione soprannaturale li fece scrivere e li diresse nella scelta della cose da narrare, infine, con una speciale assistenza, li preservò dall'errore.

L'Antico Testamento comprende i libri scritti prima della venuta di Gesù Cristo. Questi libri sono 44 e si dividono in tre diverse categorie: libri storici, libri morali e libri profetici.

Il Nuovo Testamento comprende i libri scritti dopo la venuta di Gesù Cristo. Sono 27, essi pure suddivisi in storici, morali e profetici.

I figli di Adamo.

Fra i figli di Adamo ed Eva viene ricordato, dopo Caino e Abele, Set, che fu fedele a Dio. Anche la sua stirpe si mantenne come lui, fedele al Signore. I discendenti di Caino, che invece erano malvagi, sono designati col nome di figli degli uomini.

I Patriarchi.

Patriarca vuol dire capofamiglia. Questo nome serve soprattutto ad indicare i capifamiglia, discendenti di Set, che apparvero da Adamo fino a Mosè. I Patriarchi vivevano a lungo. Grazie alla loro longevità, le verità rivelate da Dio fin dagli inizi poterono più facilmente conservarsi fra gli uomini.

Erano pastori e gli armenti costituivano tutta la loro ricchezza. Vivevano riparandosi sotto tende, e fissavano di volta in volta la propria dimora nei luoghi più favorevoli al pascolo. Il Patriarca era come un Re per i suoi discendenti, e svolgeva anche le funzioni di giudice e sacerdote; diverse generazioni gli obbedivano.

Corruzione degli uomini e diluvio.

Successivamente i discendenti di Set si allearono con quelli di Caino, e finirono col lasciarsi andare, come loro, ai peggiori eccessi. Il genere umano divenne empio a tal punto che Iddio decise di sterminare tutti i peccatori per mezzo di un diluvio universale.

Noè era l'unico uomo giusto sulla terra. Volendo salvarlo, Iddio gli ordinò di costruire un'Arca, ossia una grande nave di legno, indicandogliene foggia e dimensioni. "Perchè - aggiunse il Signore - sto per spargere sulla terra le acque del diluvio al fine di far perire tutto quanto abbia un soffio di vita sotto il cielo". Noè obbedì. Durante tutti gli anni nei quali si protrasse la sua fatica, egli esortò, anche se inutilmente e tra la derisione, tutti gli uomini a far penitenza.

Infine Iddio mandò il diluvio. Sette giorni dopo l'entrata di Mosè nell'Arca, si aprirono le fonti del grande abisso; una pioggia torrenziale cadde per 40 giorni e 40 notti. L'Oceano straripò per ogni dove, le acque sommersero la terra intera, fino ad innalzarsi per 15 cubiti (10 metri) oltre la cima delle più alte montagne. Tutto morì. Nel frattempo l'Arca galleggiava su questo immenso mare.

Alleanza di Dio con Noè.

Uscito dall'Arca, Noè si affrettò ad erigere un altare per offrire a Dio un sacrificio di ringraziamento. Il Signore gradì molto il sacrificio e benedisse il Patriarca coi suoi figli: "Crescete e moltiplicatevi - disse loro - e ricoprite tutta la terra". Inoltre Dio promise a Noè: "Oggi io faccio alleanza con te e la tua stirpe: non vi sarà più un diluvio che inondi la terra". L'arcobaleno fu il segno visibile ed il pegno delle promesse del Creatore.

Torre di Babele.

I figli di Noè si stanziarono dapprima nella pianura di Sennaar, a sud della Mesopotamia. In poco tempo le loro famiglie divennero tanto numerose che si trovarono costretti a stabilirsi in altri paesi.

Prima di separarsi decisero di erigere un monumento in segno del loro potere: "Andiamo - dissero gli uni agli altri - ed edifichiamo una torre la cui cima raggiunga il cielo!". L'edificio si ergeva già a grande altezza quando Dio intervenne per confondere il loro orgoglio: fece nascere tra loro una tale diversità di linguaggi che non si capivano più; furono così costretti ad abbandonare l'impresa e a separarsi. La torre rimasta incompiuta fu detta "di Babele", parola ebraica che vuol dire confusione.

Origine dell'idolatria.

Così dispersi, gli uomini si allontanarono presto dalle tradizioni primitive, alle quali mescolarono favole più o meno grossolane. Illusi dalle passioni, tributarono onori divini a Re e guerrieri illustri, al sole, alle statue e persino alle più vili creature: l'idolatria divenne quasi universale.

Frattanto la successione dei Patriarchi si mantenne nella discendenza di Sem, che non perse la conoscenza del vero Dio e la pratica della vera religione.

Vocazione di Abramo.

Dio volle impedire i progressi dell'idolatria e della corruzione che si stavano di nuovo diffondendo. Perciò decise di formare un popolo nel cui seno, per speciale provvidenza, si sarebbe conservato il vero culto e preparato l'avvento del Messia.

Elesse Abramo ad essere il padre ed il capo di questo popolo privilegiato. Il popolo di Dio si chiamò da principio "popolo ebreo" dal nome di Eber, uno degli antenati di Abramo; in seguito prese il nome di "popolo di Israele", appellativo dato da un angelo al Patriarca Giacobbe; infine, dopo la deportazione babilonese, fu comunemente designato come "popolo giudeo", parola derivata da Giuda, uno dei figli di Giacobbe.

Abramo era un uomo giusto, discendente di Sem, figlio di Noè. Nato nella città di Ur, in Caldea, sebbene vivesse in mezzo a un popolo idolatra, non aveva mai abbandonato il culto del vero Dio. Apparve il Signore e gli disse: "Esci dal tuo paese, abbandona la tua famiglia e vieni nella terra che io ti mostrerò. Io ti farò padre di un grande popolo e in te saranno benedette tutte le nazioni della terra". Queste ultime parole si riferiscono al Redentore del mondo, che sarebbe nato dalla stirpe di Abramo: in Lui tutti i popoli possono trovare la fonte della salvezza e della benedizione.

Figlio di Abramo fu Isacco. Dopo la morte del padre anch'egli ricevette la promessa secondo cui: "tutte le nazioni della terra saranno benedette in Colui che discenderà da te; la tua stirpe sarà numerosa come le stelle del cielo e possederà il paese di Canaan".

Isacco ebbe due figli: Esaù e Giacobbe. Esaù vendette a Giacobbe il suo diritto di primogenitura, cioè il diritto alla benedizione paterna, con la quale il figlio maggiore veniva costituito capo della famiglia patriarcale ed erede delle promesse divine fatte ad Abramo. Giacobbe ebbe dodici figli che furono i capi delle dodici tribù componenti il popolo d'Israele. I più celebri furono: Giuda, la cui tribù diede vari Re al popolo ebreo e il Salvatore del mondo; Levi, la cui discendenza fu consacrata al servizio degli altari; Giuseppe, una delle più mirabili prefigurazioni del Redentore per la sua vita piena di avvenimenti straordinari. Giuseppe fu venduto come schiavo dai suoi fratelli, mossi da invidia contro di lui. Tuttavia Dio dispose gli avvenimenti in modo che egli diventasse ministro del potentissimo Faraone d'Egitto. In quel paese, anzi, Giuseppe accolse, in occasione di una terribile carestia, il padre Giacobbe, i suoi fratelli e i loro discendenti, per un totale di 63 persone.

In Egitto Dio compì la prima parte delle sue promesse: in due soli secoli i discendenti di Abramo formarono un vero popolo.

Mosè.

Oppressi poi brutalmente da un Faraone che "non conosceva Giuseppe", gli ebrei furono liberati da Mosè, una delle maggiori figure della Storia. Infatti, per costringere il Faraone a lasciarli partire, Dio colpì l'Egitto con 10 terribili piaghe. Ed ecco che, il Faraone, lasciatili andare, si pentì ed inviò ad inseguirli un esercito che li raggiunse sulle coste del Mar Rosso. Gli ebrei, colti dal panico per l'estremo pericolo, cominciarono a dubitare. Mosè allora li ammonì: "Abbiate fiducia e oggi stesso vedrete le meraviglie di Dio". Distese quindi il braccio sul mare e subito sorse un forte vento a dividere le acque, che si alzarono a destra e a sinistra come alte muraglie, consentendo agli ebrei di passare a piede asciutto. Quando gli egiziani videro gli ebrei sfuggire alle loro mani, gli si precipitarono dietro. Improvvisamente però, si diffuse tra le loro file la più spaventosa confusione, tanto che tutti esclamavano: "Fuggiamo da Israele, perché il Signore combatte contro di noi!". Era troppo tardi: di nuovo Mosè stese la mano sul mare e l'abisso si richiuse, lasciando sommerso dalle acque l'esercito del Faraone (anno 1465 prima di Cristo).

Gli ebrei sul Sinai.

Tre mesi dopo la partenza dall'Egitto, gli ebrei piantarono le tende alle falde del monte Sinai, dal quale Dio avrebbe stretto alleanza col suo popolo e dato ad esso la sua Legge. Allo spuntare del terzo giorno, il monte apparve coperto di una fitta nebbia, folgorante di lampi e tuoni; la cima emetteva fumo e fiamme e tutta la montagna tremava fino alla base. Nel luogo echeggiava, sempre più forte, uno squillo di tromba. Tutto il popolo era annichilito dal terrore; Mosè lo fece avanzare fino ai piedi del monte, proprio al cospetto di Dio. Il Signore parlò allora ad Israele dando ad esso il Decalogo, ovvero i 10 comandamenti. Già allora e durante il cammino verso la terra promessa, tuttavia, il popolo si rivoltava continuamente contro Dio e Mosè, nonostante i prodigi che il Signore operava in suo favore. Perciò fu necessario che compisse una lunga peregrinazione attraverso il deserto, prima di prendere possesso di Canaan.

Infine Mosè morì. Egli non deve essere considerato solo come il capo e la guida del popolo di Dio, ma anche come un grande profeta e come il più antico e notevole degli storici. Per le sue qualità di liberatore e legislatore di Israele, è anche una prefigurazione di Gesù Cristo, Salvatore degli uomini e autore divino della Nuova Legge.

Guidati da Giosuè, gli ebrei vinsero le genti idolatre che abitavano Canaan. Dunque, malgrado le colpe e i delitti commessi dal suo popolo, Dio compiva la seconda parte delle promesse che aveva fatto ad Abramo.

Governo degli israeliti.

Dalla morte di Giosuè fino alla fondazione della monarchia, il popolo di Dio non fu mai governato da un capo unico, ma ogni tribù si amministrava separatamente, mediante un consiglio composto dagli anziani o capifamiglia.

I Giudici.

Tuttavia, in certi periodi, varie tribù si sottoposero alla giurisdizione di uno stesso giudice. Da questo il nome di giudici, dato ad alcuni capi, generalmente designati da Dio. Ai loro ordini si sottomettevano alcune tribù, alleatesi per scuotere il giogo di qualche popolazione nemica, sotto il cui dominio erano cadute quale castigo delle loro infedeltà. Uno dei principali giudici fu Gedeone.

Gedeone.

Egli apparteneva alla tribù di Manasse pur senza esserne un notabile. Fu scelto da Dio per liberare il popolo d'Israele dal giogo dei madianiti. Mentre era intento a trebbiare e vagliare il grano nell'aia, gli apparve un angelo che lo salutò dicendo: "Il Signore ti ha scelto per salvare il popolo dalla persecuzione di Madian; abbi fede, Dio è con te". Gedeone obbedì alle parole dell'angelo e riuscì a formare un esercito di 32.000 uomini.

Ma il Signore, perché Israele non si attribuisse il merito e la gloria della propria liberazione, ordinò a Gedeone di allontanare quanti avessero paura e, per questo motivo si ritirarono subito 22.000 uomini. Il Signore però aggiunse: "Hai ancora troppa gente per andare contro i madianiti: voglio che tu combatta solamente con quelli che, passando alla fonte di Jezrael, si limiteranno a curvarsi di passaggio e a prendere alcune gocce per mitigare la sete, rimanderai indietro tutti quelli che piegheranno le ginocchia e si coricheranno nei pressi della sorgente per bere più comodamente". Vagliati attraverso questa prova, rimasero solamente 300 guerrieri a formare la truppa d'élite con la quale Gedeone doveva liberare Israele. Diede loro, come armi, una tromba in una mano e, nell'altra, un vaso d'argilla nel cui fondo ardeva una lanterna. Verso la mezzanotte si avvicinarono nel massimo silenzio al campo dei madianiti e subito, al segnale del loro capo, gridarono insieme con tutte le forze: "La spada del Signore e la spada di Gedeone!". Contemporaneamente suonarono le trombe e ruppero i vasi d'argilla e sollevarono le lanterne, che apparvero all'improvviso, lanciando sinistri chiarori fra le tenebre della notte. I madianiti rimasero atterriti da quella inaspettata apparizione, si abbandonarono ad una fuga disordinata, ferendosi gli uni gli altri nel buio. Gedeone li inseguì con truppe di rinforzo e ne fece una grande strage (anno 1243 avanti Cristo).

I profeti.

Uno fra i principali giudici fu Samuele, che fu anche uno dei grandi profeti del popolo di Dio. Samuele, anzi, apre la serie di questi uomini ispirati da Dio che, con le loro esortazioni, minacce e promesse, si adoperarono durante 600 anni per mantenere la fede nel popolo d'Israele.

Ma la missione principale dei profeti fu di annunciare la venuta di Colui nel quale, secondo le promesse fatte ai patriarchi, dovevano essere benedette tutte le nazioni della terra, cioè del Salvatore del mondo, ed indicare i segni che Lo avrebbero fatto riconoscere.

I Re.

Samuele fu obbedito, come giudice, da tutte le dodici tribù di Israele. In seguito, però, il popolo non volle più essere governato da giudici ma da un Re. Il primo Re, Saul, unto proprio dal profeta Samuele, finì con l'esser respinto da Dio a causa della sua ostinata ribellione a un ordine divino. Gli successe David, che in gioventù aveva compiuto la meravigliosa vittoria contro Golia.

Essendo gli ebrei in guerra contro i filistei, un giorno, mentre i due eserciti si fronteggiavano, un gigante filisteo di nome Golia. si fece avanti dalle sue file per sfidare, in combattimento singolo, chi fra gli israeliti si ritenesse il guerriero più valoroso. Nessuno si arrischiava ad accettare la lotta contro un così formidabile avversario, benché il Re Saul avesse promesso la propria figlia Micol a chi avesse vinto il gigante provocatore. Malgrado i suoi pochi anni, David fu l'unico a farsi avanti per combatterlo, senza altre armi che la sua fionda e il suo bastone da pastorello. Quando Golia se lo vide innanzi disse: "Sono forse un cane perché tu mi venga incontro col bastone?". E David: "No, ma sei peggio di un cane! Tu vieni a me armato di spada, lancia e giavellotto: io vengo a te nel nome del Signore degli eserciti, Dio delle schiere di Israele, che tu hai sfidato". Mentre proferiva queste ultime parole, David si lanciò a gran corsa verso il filisteo, e, facendo volteggiare rapidamente la fionda, scagliò un sasso: centrò l'avversario nella fronte colpendolo con tanta forza che la pietra penetrò il cranio; Golia stramazzò con la faccia a terra. Subito David si precipitò sul gigante, gli tolse la spada e con questa lo decapitò. Allora si alzò un immenso clamore da ambe le parti; in preda al panico i filistei fuggivano e gli israeliti, cantando vittoria, si lanciavano all'inseguimento dei fuggitivi e li sterminavano.

Il figlio e successore di David, Salomone, durante il suo regno si ricoprì di gloria, perché ricevette da Dio il dono della Sapienza. Ma alla fine della sua vita si unì a donne idolatre, abbandonò la legge divina, macchiò la sua gloria con empietà orribili ed oppresse il popolo con imposte esorbitanti. Irritato il Signore inviò a lui il profeta Abias: "Giacché non hai osservato i miei comandamenti, dividerò il tuo regno e lo darò ad uno dei tuoi sudditi; tuttavia ne conserverò una parte per tuo figlio per i meriti di David che fu mio servo e per Gerusalemme mia città eletta".

Avvenne così la rivolta di 10 tribù contro la discendenza di David: esse costituirono il regno di Israele, con capitale in Samaria. Soltanto le tribù di Beniamino e di Giuda restarono fedeli alla famiglia di David: esse formarono, insieme con i leviti, il regno di Giuda, la cui capitale era Gerusalemme, la città santa, dove era l'unico tempio del Dio vero, costruito da Salomone. Entrambi i regni, quasi sempre in lotta tra loro, abbandonavano frequentemente Dio per lasciarsi andare all'idolatria e alla corruzione, finché caddero sotto la dominazione dei loro potenti vicini: i Re assiri e babilonesi. Uno dei Re di Israele fu Acab.

Il profeta Elia e Re Acab.

Acab superò in iniquità tutti i suoi predecessori. Istigato dalla moglie Jezabel, figlia del Re di Sidone, introdusse in Samaria il culto di Baal e perseguitò crudelmente i profeti del vero Dio.

Viveva allora in Israele il grande profeta Elia. Dio lo inviò al Re Acab: "E' certo come che il Signore è il Dio vivo, che non cadrà dal cielo né pioggia, né rugiada finché io lo dica". Si compì la profezia e il popolo si vide ridotto alla più spaventosa miseria. Tre anni dopo il profeta Elia si ripresentò al Re Acab, ma questi lo accusò: "Non sei tu che causi il turbamento in Israele?"; "Non sono io - rispose il profeta con santo ardimento - ma siete voi, principe, e la casata di vostro padre". Elia aggiunse: "Fai riunire il popolo sul monte Carmelo e convoca i sacerdoti di Baal". Re Acab acconsentì, ed Elia, prendendo la parola, si rivolse così alla moltitudine: "Fino a quando sarete incostanti nella vostra religione? Se il Signore è il vero Dio adoratelo, se fosse Baal, seguitelo. Eccomi qua, unico profeta del Signore, mentre quelli di Baal sono 450. Offriremo le nostre vittime deponendole sull'altare e il Dio che farà scendere il fuoco dal cielo per consumare il sacrificio, sarà riconosciuto come il vero". Posero mano all'opera; prima i sacerdoti di Baal pregarono tutta la mattina il loro dio, ma invano; poi fu la volta di Elia. Egli eresse un altare, pose sulla legna la vittima sgozzata, levò le mani al cielo dicendo: "Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, mostrate che siete il solo vero Dio e che io sono vostro servo". In quel medesimo istante scese sull'altare il fuoco dal cielo, consumando non soltanto la legna, ma tutta la vittima e persino le pietre. Alla vista del prodigio, il popolo gridò con entusiasmo: "Il Signore è il vero Dio!", mentre Elia faceva uccidere tutti i sacerdoti di Baal.

Dopo molti crimini tremendi, seguiti da severi castighi di Dio, dal rinnovato perdono divino e da ulteriori delitti, il popolo ebreo finì sotto il dominio dei Re di Siria.

Persecuzione di Antioco.

Durante il regno di uno di costoro, Antioco Epifanio, si scatenò una violenta persecuzione contro i giudei. Animato da zelo fanatico per il culto dei falsi dei della Grecia, il Re decretò la morte di quanti rifiutassero di adorarli. Molti ebrei ebbero la codardia di apostatare, molti però preferirono morire piuttosto che rinnegare la fede. Fra questi ultimi vi fu un dottore della Legge, chiamato Eleazaro.

Mattatia.

Le persecuzioni di Antioco Epifanio suscitarono da tutte le parti insurrezioni contro l'oppressore per la loro intollerabile crudeltà. Il sacerdote Mattatia diede il segnale della sollevazione nazionale. Allontanatosi da Gerusalemme, si rifugiò nel villaggio di Modine, fra le montagne; quivi chiamò i suoi compatrioti alle armi. In poco tempo riunì un esercito di 5.000 uomini coraggiosi, con i quali percorse la Giudea distruggendo gli idoli, uccidendo i partigiani di Antioco e liberando la legge santa dall'oppressione dai pagani. Colto dalla morte al culmine delle sue vittorie gloriose, il valoroso lasciò a cinque eroi l'eredità della lotta: Giovanni, Simone, Giuda, Eleazaro e Gionata.

Giuda Maccabeo.

Giuda, che ricevette e trasmise alla sua famiglia il glorioso appellativo di Maccabeo, succeduto al padre Mattatia, fu uno dei più grandi eroi di cui può gloriarsi il popolo d'Israele.

Sbaragliati cinque grandi eserciti siriani con forze molto inferiori, riconquistò la città di Gerusalemme. Ivi ristabilì, con grande splendore il maestoso e solenne culto del vero Dio. La lotta continuò sotto il regno di Antioco Eupatore, successore di Antioco Epifanio. Giuda la sostenne sempre con lo stesso valore conseguendo risultati apprezzabili. Ma egli non ignorava che i giudei erano stanchi di una guerra senza tregua né misericordia. Perciò cercò l'appoggio di una nazione potente e scrisse coi romani un trattato di alleanza. Prevenendo ogni soccorso, però, un nuovo esercito siriano invase la Galilea.

Bacchide, generale dell'esercito nemico, venne a battaglia col valente Maccabeo che disponeva soltanto di 3.000 uomini. Allora, per la prima volta dall'inizio della guerra, vista l'esiguità delle proprie forze, i giudei, pervasi dal terrore, fuggirono ancora prima di entrare in battaglia. Soltanto 800 uomini rimasero fedeli al proprio generale; poiché, tuttavia, alcuni parlavano di ritirata, Giuda gridò: "Dio ci liberi dal fuggire! Se è giunta la nostra ora, si muoia generosamente per i nostri fratelli ma non si macchi la nostra gloria!". E subito comandò di attaccare. Da principio tutto cedette dinanzi al suo impeto. Ormai il fianco destro dei siriani ripiegava, quando i nemici, vincitori sull'altra ala, circondarono Giuda per averne ragione almeno con la superiorità numerica. Oppresso da tanti avversari, l'eroe ricevette un colpo mortale e morì come sepolto nel suo coraggio trionfante (160 A.C.).

Successori di Giuda Maccabeo.

Alla morte di Giuda Maccabeo, l'autorità suprema passò nelle mani dei suoi fratelli Gionata e Simone. Toccò a loro l'onore di liberare completamente i giudei dalla dominazione dei Re siriani.

Ancora una volta però, il popolo fu infedele e, tornato nella più grande decadenza e indurimento di spirito, finì sotto il dominio di Roma.

Ma allora, grazie alle preghiere della Santa Vergine, Gesù Cristo venne al mondo.

Si compiva così l'ultima parte delle promesse fatte da Dio ad Abramo. A dispetto di tutte le colpe di quello che era il popolo eletto, la vera religione era stata mantenuta grazie all'onnipotenza divina e alla fedeltà dei suoi grandi santi.

Giungeva il momento dell'inizio, con la Redenzione, della gloriosa storia della Chiesa.