3. SOCIETÀ E SALVEZZA

dalla forma data alla società,
consona o no alle leggi divine,
dipende e si insinua anche
il male o il bene delle anime
(papa PIO XII)

3.1 PREAMBOLO

Siamo tra cattolici: pertanto le riflessioni che verranno proposte cercheranno conferma principalmente nel Catechismo della Chiesa Cattolica (riconoscibili perché scritte in carattere diverso).

Certamente sappiamo che il Catechismo non è "roba da bimbi", ma un testo di riferimento sicuro e autentico per l’insegnamento che impegna l’indefettibilità della Chiesa. Non dobbiamo quindi insuperbirci studiandolo e facendovi riferimento, ma accoglierlo (...) in spirito di comunione, pregando innanzi tutto la Santissima Vergine Maria di sostenerci con la sua potente intercessione (...) in questo tempo in cui siamo chiamati ad un nuovo sforzo di evangelizzazione. Possa la luce della vera fede liberare l’umanità dall’ignoranza e dalla schiavitù del peccato (Giovanni Paolo II, Cost. Apost. Fidei depositum, 4-5).

 

3.2 IL FINE DELL’UOMO E LA SUA NATURA.

Sant’Ignazio di Loyola ci insegna che "L’uomo è creato per lodare, riverire e servire Dio nostro Signore e mediante questo salvare la sua anima. E le altre cose sulla faccia della terra sono create per l’uomo, affinché lo aiutino nel conseguimento del fine per cui è creato. Di conseguenza l’uomo tanto deve usare di quelle, quanto lo aiutano per il suo fine, e tanto deve astenersene quanto esse lo impediscono" (Esercizi Spirituali, 23)

Tutti gli uomini sono chiamati al medesimo fine, Dio stesso ( 1878).

Per salvare l’anima sono necessarie la fede nella religione cattolica e le buone opere. Tuttavia, sebbene ci si salvi individualmente, l’opera della nostra salvezza è in qualche modo legata anche ai rapporti con i nostri fratelli.

La vocazione dell’umanità è di rendere manifesta l’immagine di Dio e di essere trasformata ad immagine del Figlio unigenito del Padre. Tale vocazione riveste una forma personale, poiché ciascuno è chiamato ad entrare nella beatitudine divina; ma riguarda anche la comunità umana nel suo insieme (1877).

Un autore pagano, Plinio il Vecchio, evidenzia così la condizione umana nell’insieme della natura: "soltanto l’uomo essa getta nudo sulla nuda terra, il giorno della sua nascita, abbandonandolo fin dall’inizio ai vagiti e al pianto e, come nessun altro fra tanti esseri viventi, alle lacrime, subito, dal primo istante della propria vita (...) L’uomo (...) non sa far nulla, nulla che non gli sia insegnato: né parlare, né camminare, né mangiare; insomma per sua natura non sa far altro che piangere!" (Naturalis historia VII, 1). La radicale e originaria condizione di impotenza dell’uomo trova il naturale ed indispensabile aiuto nei suoi simili, innanzi tutto dalla famiglia in cui nasce.

Per svilupparsi in conformità alla propria natura, la persona umana ha bisogno della vita sociale. Certe società, quali la famiglia e la comunità civica, sono più immediatamente rispondenti alla natura dell’uomo (1891). Sono a lui necessarie (1882). La società è indispensabile alla realizzazione della vocazione umana (1866).

 

3.3 NATURA SOCIALE DELL’UOMO E CONVERSIONE

Se quanto detto vale per l’ordine della natura, per quello soprannaturale abbiamo una situazione analoga (la grazia perfeziona la natura, la presuppone e non la nega).

Ad esempio, se per il pensiero classico e tradizionale l’educazione consiste nel "procurare l'acquisizione dell'abito delle virtù, per le quali l'uomo fa un retto uso delle sue facoltà, subordinate e ordinate secondo la retta ragione" (Aristotele, Etica Nicomachea, Libro II, 1-6), per i credenti essa consiste nella "conduzione e promozione allo stato perfetto di uomo in quanto uomo, che é lo stato della virtù" (san Tommaso d’Aquino, S. Th., Suppl. q. 41, a. 1). Questo esempio ci mostra che un a retta educazione naturale è un presupposto determinante per la vita spirituale.

La persona umana ha bisogno della vita sociale. Questa non è qualcosa di aggiunto ma un’esigenza della sua natura. Attraverso il rapporto con gli altri, la reciprocità dei servizi e il dialogo con i fratelli, l’uomo sviluppa le proprie virtualità, e così risponde alla propria vocazione (1879).

Non si può ridurre l’uomo alla sola dimensione sociale o economica, ma la sua pienezza si ha solo dando il primato alla sua dimensione spirituale, senza escludere le altre due.

Una società è un’insieme di persone (...); assemblea insieme visibile e spirituale, una società dura nel tempo. Grazie ad essa, ogni uomo è costituito "erede", riceve dei "talenti" che arricchiscono la sua identità e che sono da far fruttificare (1880).

I cattolici non possono affrontare il tema delle implicazioni che l’aiuto alla famiglia comporta per la società trascurando l’esistenza del Peccato Originale. Ciò sarebbe un grave errore: infatti, l’immensa miseria che opprime gli uomini e la loro inclinazione al male e alla morte non si possono comprendere senza il loro legame con la colpa di Adamo. Come scriveva mons. Delasuss, la conversione personale è la prima condizione della rinnovazione della società.

Occorre, quindi, far leva sulle capacità spirituali e morali della persona e sull’esigenza permanente della sua conversione interiore, per ottenere cambiamenti sociali che siano realmente a suo servizio (1888).

Storicamente questo errore ha dato origine alla Rivoluzione francese, e quindi al socialcomunismo, e - nella Chiesa - alla cosiddetta Teologia della Liberazione.

Un’altra forma di ateismo contemporaneo si aspetta la liberazione dell’uomo da una liberazione economica e sociale (2124).

Nell’azione di apostolato dobbiamo perciò sempre rivolgerci a Dio e chiederne l’aiuto con la preghiera, perchè "Gli errori contemporanei sono infiniti; ma tutti, a ben guardare, hanno origine e fine in due negazioni supreme: una relativa a Dio, l’altra relativa all’uomo. La società nega che Dio abbia cura delle sue creature, e che l’uomo sia concepito nel peccato. L’orgoglio sussurra due cose all’uomo dei nostri tempi, ed egli crede ad entrambe: che non ha macchia e che non ha bisogno di Dio" (Donoso Cortés, Lettera al cardinale Fornari sugli errori del nostro tempo, del 19-6-1852).

Senza l’aiuto della grazia, gli uomini non saprebbero "scorgere il sentiero spesso angusto tra la viltà che cede al male e la violenza che, illudendosi di combatterlo, lo aggrava". E’ il cammino della carità, cioè dell’amore di Dio e del prossimo (1888).

Se la dimensione spirituale è certamente la più importante, non dobbiamo però cadere nell’errore della cosiddetta scelta religiosa: come cattolici abbiamo il dovere di instaurare cristianamente le realtà temporali (Conc. Vat. II, Apostolicam Actuositatem).

La priorità riconosciuta alla conversione del cuore non elimina affatto, anzi impone l’obbligo di apportare alle istituzioni e alle condizioni di vita, quando esse provochino il peccato, i risanamenti opportuni, perché si conformino alle norme della giustizia e favoriscano il bene anziché ostacolarlo (1888).

Dunque, e ancora una volta, dobbiamo seguire la legge dell’ et et: dare gloria a Dio salvando la nostra anima, quella dei fratelli e cristianizzando la società.

La carità rappresenta il più grande comandamento sociale (1889).

 

3.4 "ONORA TUO PADRE E TUA MADRE" (2247)

Riflettere sulla natura della famiglia e sui suoi "diritti", ci porterà a capire in che modo essa aiuta l’opera della nostra salvezza . In un successivo momento cercheremo di capire anche quali caratteristiche debba avere la società per darci lo stesso genere di aiuto.

Cominciamo col tornare a ripetere che, se

La famiglia è la cellula originaria della vita sociale (2207),

vale la pena di sottolineare che è anche una grande scuola di socialità e di politica: in essa si impara a capire che l’autorità è servizio, ad amare l’autorità e obbedirla, ad apprezzare la diversità e complementarità dei ruoli, a proteggere i più deboli, a sacrificarsi per sé e per gli altri e il vero significato di bene comune.

L’autorità, la stabilità e la vita di relazione in seno alla famiglia costituiscono i fondamenti della libertà, della sicurezza, della fraternità nell’ambito della società (...) La vita di famiglia è un’iniziazione alla vita nella società (2207).

Vi è, dunque, un legame evidente tra la vita sociale e la famiglia. Il fondamento morale di questo legame si trova nel quarto comandamento.

Il quarto comandamento illumina le altre relazioni nella società (2212).

Se il matrimonio e la famiglia - dal momento in cui nascono - cessano di essere un fatto privato dei soggetti che li hanno messi in atto e diventano un fatto di pubblica utilità,

La comunità politica ha il dovere di onorare la famiglia, assisterla, e di assicurarle in particolare:

Þ la libertà di costituirsi, di procreare figli e di educarli secondo le proprie convinzioni morali e religiose;

Þ la tutela della stabilità del vincolo coniugale e dell’istituto familiare;

Þ la libertà di professare la propria fede, di trasmetterla, di educare in essa i figli, avvalendosi dei mezzi e delle istituzioni necessarie;

Þ il diritto alla proprietà privata, la libertà di intraprendere un’attività, di procurarsi un lavoro e una casa, il diritto di emigrare;

Þ in conformità alle istituzioni dei paesi, il diritto alle cure mediche, all’assistenza per le persone anziane, agli assegni familiari;

Þ la difesa della sicurezza e della salute, particolarmente in ordine a pericoli come la droghe, la pornografia, l’alcolismo, ecc.;

Þ la libertà di formare associazioni con altre famiglie e di essere in tal modo rappresentate presso le autorità civili (2211).

Questi diritti, forse molto più concreti dei tanto proclamati diritti umani, sono la condizione per la costruzione di una società a misura d’uomo e secondo il piano di Dio, (Giovanni Paolo II, 31-10-1981) unica in cui è possibile conseguire il fine dell’uomo, sia individuale che sociale.

"Il fine della moltitudine associata [è] il vivere secondo virtù. Infatti gli uomini si associano per vivere bene insieme, cosa che non si potrebbe raggiungere se ognuno vivesse separatamente. E la buona vita é quella secondo virtù. Dunque la vita virtuosa é il fine della società umana. (...) Ma poiché l’uomo, vivendo secondo virtù, é ordinato a un fine ulteriore che (...) consiste nella fruizione di Dio, é necessario che la moltitudine umana abbia lo stesso fine dell’uomo singolo. Dunque il fine ultimo della moltitudine associata non é vivere secondo virtù, ma pervenire alla fruizione di Dio attraverso una vita virtuosa". (san Tommaso d’Aquino, De Regimine principum, L I, Cap. 14).

 

3.5 LA LEGGE MORALE NATURALE

Si è parlato di morale, di comandamenti di virtù. Quando di trattiamo queste cose non dobbiamo pensare che esse siano comprensibili ed accettabili solo da parte dei credenti. L’esistenza di una legge morale comune a tutti gli uomini è stata riconosciuta anche prima della venuta di Cristo e al di fuori del popolo ebraico.

"Certamente esiste una vera legge: è la retta ragione; essa è conforme alla natura, la si trova in tutti gli uomini; è immutabile ed eterna; i suoi precetti chiamano al dovere, i suoi divieti trattengono dall’errore... E’ un delitto sostituirla con una legge contraria; è proibito non praticarne una sola disposizione; nessuno poi ha la possibilità di abrogarla completamente (Cicerone, La repubblica, 3, 22, 33)" (1956).

La natura umana è stata creata da Dio: pertanto la legge naturale, riconoscibile anche dagli uomini di buona volontà, dai non credenti, è anch’essa di origine divina.

La legge naturale è una partecipazione alla sapienza e alla bontà di Dio, da parte dell’uomo, plasmato ad immagine del suo Creatore. Essa esprime la dignità della persona umana e costituisce il fondamento dei suoi diritti e dei suoi doveri fondamentali (1978).

Occorre riconoscere che il rispetto della legge naturale, mentre da un lato è garanzia della felicità degli uomini, dall’altro impegna anche le società.

La legge naturale è immutabile e permane inalterata attraverso la storia. Le norme che ne sono l’espressione restano sostanzialmente valide. E’ un fondamento necessario all’ordinamento delle regole morali e alla legge civile (1979).

 

3.6 RICAPITOLANDO

· Il fine dell’uomo è la Maggior Gloria di Dio e la salvezza della propria anima;

· per conseguire questo fine sono necessarie la fede e le buone opere;

· non va però trascurato anche il rispetto della natura umana anche nella sua socialità;

· le cattive istituzioni ci permettono di salvarci solo con l’esercizio eroico delle virtù, le buone istituzioni aiutano invece la nostra salvezza;

· per trasformare le istituzioni nel senso del bene comune è anzitutto necessaria la conversione personale;

· per ottenere buone istituzioni è pure necessario un impegno di apostolato;

· una delle caratteristiche di una società a misura d’uomo e secondo il piano di Dio è il rispetto dei diritti della famiglia;

· i doveri dello Stato verso la famiglia hanno fondamento nel quarto comandamento;

· i non cattolici possono condividere i comandamenti perchè questi sono fondati sulla legge morale naturale;

· la legge morale naturale è inscritta nel cuore di ogni uomo, è immutabile ed eterna.

 

3.7 BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

Catechismo della Chiesa Cattolica
Giovanni Cantoni, Per la maggiore gloria di Dio anche sociale, in Cristianità N, 100, Piacenza, agosto-settembre-ottobre 1983.
Mons. Enrico Delassus, Il problema dell’ora presente, Cristianità, Piacenza 1977, Parte II, capitoli XVII, XX, XXII, LIII, LVIII, LIX, LX, LXII.