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Pio XII
Communium interpretes dolorum

Lettera Enciclica

PUBBLICHE PREGHIERE PER LA PACE FRA I POPOLI

15 aprile 1945 (1)

Interpreti dei dolori comuni, da cui quasi tutti i popoli già da lungo tempo sono così amaramente oppressi, nulla intendiamo tralasciare che miri a sollevare e in qualche modo lenire l'immensità delle miserie o ad affrettare la fine del terribile conflitto. Ma ben sappiamo che le risorse umane sono insufficienti a risanare queste sventure; ben sappiamo che gli umani accorgimenti, quando specialmente sono accecati dall'odio dalla vendetta, difficilmente giungono a una giusta ed equa composizione e a una fraterna concordia. È necessario pertanto innalzare frequenti preghiere al Padre dei lumi e delle misericordie (cf. Gc 1,17; 2Cor 1,3), il quale solo può, in così grave smarrimento e agitazione di spirito, far sentire a tutti che troppe sono ormai le rovine e smisurato il cumulo delle stragi, troppe le lacrime, troppo il sangue sparso; di guisa che esigenze sia divine che umane assolutamente impongono che cessi al più presto questo spaventoso flagello.

Perciò, all'avvicinarsi del mese di maggio, consacrato in modo particolare alla vergine Madre di Dio, come già negli anni passati, così ora desideriamo esortare tutti di nuovo - i bambini specialmente e gli innocenti fanciulli - affinché implorino dal divino Redentore, per intercessione della sua Madre santissima, che i popoli in preda alle discordie, alle lotte e a ogni sorta di disgrazie possano alfine essere liberati dai lutti e dalle lunghe angosce. Ma poiché sono i peccati, da noi commessi al cospetto di Dio (cf. Bar 6,1), che ci tengono lontani da lui e ci gettano miseramente nella rovina, non basta, come del resto è noto a voi tutti, venerabili fratelli, elevare al Cielo assidue preghiere; non basta portarsi numerosi attorno agli altari della Vergine santissima per deporvi offerte, fiori e suppliche; ma è necessario altresì rinnovare i costumi in pubblico e in privato, in modo da porre così quelle solide basi, sulle quali soltanto poggia l'edificio della vita domestica e civile, edificio non discordante e caduco, ma omogeneo e duraturo. Ricordino per conseguenza tutti e traducano nella vita pratica gli ammonimenti del profeta: "Tornate a me, dice il Signore degli eserciti, e io tornerò a voi:.." (Zc l,3); e parimenti riflettano su quelle parole del grande vescovo d'Ippona: "Cambia il cuore, e si cambierà anche l'azione: estirpa la cupidigia e semina la carità".(2) "Desideri la pace? Opera giusto e avrai la pace: poiché la giustizia e la pace si sono baciate (Sal 84,11). Se non ami la giustizia, non avrai la pace: infatti la giustizia e la pace si amano e sono tra loro talmente unite, che se fai giusto, troverai la pace che bacia la giustizia... Se dunque vuoi venire alla pace, opera giusto: allontanati dal male e segui il bene, questo significa amare la giustizia; e quando avrai lasciato il male e avrai fatto il bene, cerca la pace e seguila".(3)

Se tutti i fedeli saranno così animati e disposti, non vi è dubbio che le loro preghiere saliranno gradite al trono dell'Altissimo e otterranno dal Signore placato i conforti e i doni, di cui al presente tanto abbiamo bisogno.

Ben conoscete di quali doni, di quali aiuti é di quali conforti abbiamo bisogno in questo travagliato momento. In primo luogo però occorre domandare a Dio che le menti e i cuori degli uomini siano illuminati e rinnovati dagli insegnamenti della dottrina cristiana, dai quali solamente può venire la salvezza privata e pubblica, affinché questa devastatrice lotta di popoli e di continenti cessi di incrudelire, e i cittadini di ogni classe, ricongiunti dal vincolo dell'amicizia, dall'immenso cumulo delle rovine si accingano a ricostruire, sotto l'insegna della giustizia e della carità, l'edificio umano. Ma si deve inoltre chiedere al Redentore divino e alla sua santissima Madre in spirito di preghiera e di penitenza che sia vera e sincera la pace che porrà termine a questa guerra funesta e sanguinosa.

Non è purtroppo facile, fra tanto sconvolgimento di cose, mentre gli animi di molti sono ancora agitati da sentimenti di vendetta, venire a una pace, che sia ugualmente contemperata dall'equità e dalla giustizia, che soddisfi con fraterna carità le aspirazioni di tutti i popoli ed elimini i germi latenti delle discordie e delle rivalità. Per conseguenza quelli in modo speciale hanno bisogno dei lumi celesti, cui incombe il gravissimo compito di risolvere tale problema, dal cui giudizio dipende la sorte non pure della loro nazione, ma anche dell'umanità intera e delle future generazioni. Per questo motivo bramiamo che tutti rivolgano a Dio calde e intense preghiere e particolarmente i fanciulli durante il mese di maggio implorino dalla Madre della Divina Sapienza l'assistenza soprannaturale a coloro, la cui sentenza dovrà decidere la causa di tutti i popoli. E considerino questi e attentamente riflettano davanti a Dio che tutto ciò che sorpassasse i limiti della giustizia e dell'equità, certamente, presto o tardi, tornerebbe a enorme danno dei vinti e dei vincitori, perché ivi si nasconderebbe il seme di nuove guerre.

Desideriamo inoltre che quanti volentieri risponderanno a questa Nostra esortazione, non dimentichino la triste condizione di quelli che, o profughi ed esuli da lungo tempo attendono con ansia di rivedere il focolare domestico, o relegati nei campi di concentramento aspettano, dopo la guerra, la giusta libertà, o infine giacciono infermi negli ospedali. A questi infelici e a tutti gli altri, per i quali il presente conflitto è stato causa di angosce e dolori, voglia concedere la benignissima Madre di Dio le celesti consolazioni, e accordare la forza di quella cristiana pazienza, mercé la quale anche le sofferenze più acute diventano tollerabili e conducono a meritare la felicità eterna.

Sarà vostra premura, venerabili fratelli, di comunicare queste Nostre paterne esortazioni e voti ai fedeli alle vostre cure affidati; ai quali - e principalmente a voi tutti e singoli - impartiamo, auspicio dei doni celesti e pegno della Nostra benevolenza, l'apostolica benedizione.

Roma, presso San Pietro, il 15 aprile, domenica del Buon Pastore, dell'anno 1945, VII del Nostro pontificato.


(1) PIUS PP. XII, Epist. enc. Communium interpretes qua publicae indicuntur supplicationes ad populorum pacem conciliandam, [Ad venerabiles Fratres Patriarchas, Primates, Archiepiscopos, Episcopos aliosque Ordinarios pacem et communionem cum Apostolica Sede habentes], 15 aprilis 1945: AAS 37(1945), pp. 98-100.
(2) S. AUGUSTINUS, Serm. de Script., 72, 4: PL 38, 468.
(3) S. AUGUSTINUS, In Ps. 84, 12: PL 37, 1078.


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