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Benedetto XV
Era Nostro proposito

Lettera

Al Cardinale Serafino Vannutelli, Vescovo di Ostia, Porto e Santa Rufina, Decano del Sacro Collegio dei Cardinali.

Signor Cardinale,

Era Nostro proposito convocare nei primi giorni del prossimo giugno il sacro Concistoro per provvedere alle molte chiese attualmente prive di pastore e procurare così propizia occasione di intrattenerCi col sacro Collegio dei Cardinali su altri gravi ed urgenti affari concernenti il governo della Chiesa; disgraziatamente, però, dolorosi avvenimenti a tutti noti Ce lo hanno impedito.

Or non potendo la Nostra parola dirigersi a tutto insieme il sacro Collegio, a Lei, signor Cardinale, stimiamo opportuno indirizzarla, intendendo con ciò stesso rivolgerla ai singoli membri del venerando Consesso, di cui Ella è il degno Decano.

Nella Nostra prima Enciclica, mossi da desiderio supremo di veder cessata l’orrenda carneficina che disonora l’Europa, Noi esortavamo i Governi delle nazioni belligeranti, affinché, considerando quante mai lacrime e quanto sangue già erano stati sparsi, si affrettassero a ridare ai loro popoli i vitali benefìci della pace: "Ci ascoltino, dicevamo, coloro che hanno nelle loro mani i destini dei popoli. Altre vie certamente vi sono, vi sono altre maniere onde i lesi diritti possano aver ragione: a queste, deposte intanto le armi, essi ricorrano, sinceramente animati da retta coscienza e da animo volonteroso. È la carità verso di loro e verso tutte le nazioni che così Ci fa parlare, non già il Nostro interesse. Non permettano dunque che cada nel vuoto la Nostra voce di padre e di amico ". Ma la voce dell’amico e del padre, lo diciamo coll’animo affranto dal dolore, non venne ascoltata; la guerra continua ad insanguinare l’Europa, e neppur si rifugge in terra ed in mare da mezzi di offesa contrari alle leggi dell’umanità ed al diritto internazionale.

E quasi ciò non bastasse, il terribile incendio si è esteso anche alla Nostra diletta Italia, facendo purtroppo temere anche per essa quella sequela di lagrime e disastri che suole accompagnare ogni guerra, sia pur fortunata.

Mentre il cuore Ci sanguina alla vista di tante sventure, Noi non abbiamo desistito dall’adoperarci ad alleviare e diminuire, per quanto era in Noi, le tristissime conseguenze della guerra. Diamo lode a Dio che ha voluto coronare di lieto successo le cure da Noi poste nell’ottenere dalle nazioni belligeranti lo scambio dei prigionieri di guerra inabili ad ulteriore servizio militare. Oltre a ciò, anche recentemente Ci siamo adoperati, e con speranza di buon esito, in favore dei prigionieri di guerra feriti o malati, non del tutto inabili al servizio militare, affine di rendere meno grave la loro sorte e agevolarne la cura.

Ma i bisogni dell’anima, tanto superiori a quelli del corpo, hanno attirato soprattutto la paterna Nostra attenzione. A tale scopo abbiamo fornito i cappellani militari di amplissime facoltà, autorizzandoli a valersi per la celebrazione della Messa e per l’assistenza dei moribondi di privilegi che solo in circostanze eccezionalissime possono esser concessi. Di quelle facoltà e di questi privilegi intendiamo che debbano giovarsi non solo i sacerdoti ora richiamati a prestar servizio di cappellani nell’esercito italiano, ma anche tutti i sacerdoti che per qualunque titolo vengano a trovarsi nelle file di detto esercito. E tutti scongiuriamo per le viscere della carità di Gesù Cristo a mostrarsi degni di così santa missione, ed a non risparmiar sollecitudini e fatiche affinché ai soldati nell’ardua lotta non manchino in alcun modo gli ineffabili conforti della religione.

L’ora che attraversiamo è dolorosa, il momento è terribile; ma " sursum corda ". Più frequenti e più fervorose innalziamo le nostre preghiere a Colui nelle cui mani sono le sorti delle nazioni. Rivolgiamoci tutti con fiducia al Cuore addolorato ed immacolato di Maria, dolcissima Madre di Gesù e Madre nostra, affinché Ella, con la sua potente intercessione, ottenga dal suo divin Figlio che presto cessi il flagello della guerra e torni la pace e la tranquillità. E poiché, giusta il monito delle sacre Scritture, per attirare sopra la terra le divine misericordie l’ardore della preghiera non deve andar disgiunto dalla generosità del sacrificio e della penitenza, Noi esortiamo tutti i figli della Chiesa Cattolica a praticare insieme a Noi per tre giorni consecutivi o disgiunti, secondo la scelta di ciascuno, uno stretto digiuno ecclesiastico; e concediamo che questa pia pratica di cristiana mortificazione valga a far lucrare, con le solite condizioni, l’indulgenza plenaria, applicabile anche alle anime del Purgatorio.

L’eco di questa Nostra voce possa giungere a tutti i Nostri figli afflitti dall’immane flagello della guerra, e tutti li persuada della Nostra partecipazione alle loro pene, ai loro affanni, perché non vi è dolore di figlio che non si ripercuota nell’animo del padre.

Intanto a Lei, signor Cardinale, e a tutti i membri del sacro Collegio impartiamo con effusione di paterna benevolenza l’Apostolica Benedizione.

Dal Vaticano, 25 maggio 1915.


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