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Berlinguer e l'Università (1)
Corpi intermedi, "baronie" e totalitarismo
Articolo apparso - senza note - su Il Secolo d'Italia del 19-12-1997
col titolo "
Nel nome dell'efficienza si smantella l'Università"

I contenuti e i toni dell'intervento del Presidente della Camera dei Deputati On. Luciano Violante, in occasione dell'apertura dell'anno accademico dell'Università di Torino (2), sono stati tali da far pensare all'inizio di una nuova "campagna di riforme" del sistema educativo italiano, ora rivolta all'università. In realtà, il Ministro dell'Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica (MURST), On. Luigi Berlinguer, agiva da tempo senza allarmare l'opinione pubblica, attirandola sulle riforme della scuola. Mi propongo perciò di mostrare come le dichiarazioni del pidiessino On. Violante - lungi dal costituire un inizio - preparino invece i passaggi finali della "operazione università", di prossima discussione in Parlamento.

Prima di entrare in argomento, credo utile ricordare che, per i socialisti-tecnocratici al Governo, il fine dell'educazione - come sostiene il Ministro nella relazione sul "Riordino del Sistema Nazionale della Ricerca Scientifica e Tecnologica" -, é sempre utilitaristico (3): "la scienza, la tecnologia, la disponibilità di risorse umane qualificate costituiscono il differenziale che distingue il grado di sviluppo dei diversi sistemi paese"(4). Tuttavia, si ingannerebbe chi pensasse a una prospettiva vetero-marxista o meramente economicistica, perché, come continua lo stesso documento, la "evoluzione del sistema [é] spinta dalle esigenze di internazionalizzazione e globalizzazione dell'economia", per cui "i legami tra Scienza ed Educazione da una parte e Tecnologia ed Innovazione dall'altra, vengono ulteriormente evidenziati"(5). Si tratta, pertanto, di "costruire" un uomo docile al vento progressista della storia o, se si preferisce, alla globalizzazione: comunque un suddito fedele (6).

Questo tentativo trova però diversi ostacoli, tra cui quello della "istituzione università", che - pur snaturata rispetto all'origine medievale e gravemente degenerata a causa della natura stessa del modello humboldtiano (7)-, ancora conserva alcune libertà concrete non direttamente manipolabili dall'onnipervasivo Stato moderno. Quando l'On. Violante critica il fatto che essa "premia più l'appartenenza che la competenza" (8), non si può evitare di ricordare - con Mario Alighiero Manacorda, l'ultimo esponente storico del gramscismo pedagogico (9) - che "quelle appartenenze [...] non sono cosa di oggi né sono soltanto accademiche e culturali, ma riproducono le più vaste e profonde divisioni ideologiche dell'intera società" (10). E, a sentir parlare di divisioni ideologiche, non posso evitare di pensare, ad esempio, ai giudizi critici verso l'Unione Monetaria Europea espressi da numerosi cattedratici (11) che, se non sono vicini al Polo, certamente sono ancora capaci di anteporre la professionalità al servilismo. Il fatto é che, per l'università come già per la scuola inferiore e media (12), non siamo di fronte a un tentativo di reprimere gli abusi e riformare quanto non funziona (13), ma piuttosto a un'operazione che, usando come pretesto gli abusi e le inefficienze esistenti, é funzionale a un disegno totalitario di annientamento dei residui corpi sociali (14).

Il Disegno di Legge (D.d.L.) che può costituire la pietra d'inciampo per l'Ulivo, come il tema della "parità" lo é per gli ordini di studi inferiori e medi (15), é quello relativo alle "Norme per il reclutamento dei ricercatori e dei professori universitari di ruolo" (16). Esso non va considerato isolatamente, non lo si ripeterà mai abbastanza, ma inserito nel più vasto "mosaico" di iniziative annunciate dal Ministro (17) e dal sottosegretario di Stato per l'Università, il sedicente cristiano-sociale Sen. Luciano Guerzoni (18). Solo se considerate nel loro complesso, le iniziative realizzate (col supporto di ben venti ex-funzionari del PDS e della CGIL portati nei ministeri educativi del paese 19) nel corso del primo anno e mezzo di lavoro del Governo ulivista (20), possono dare l'idea del pericoloso piano egemonico - gramsciano o deweyano poco conta in questa sede (21)- anche sull'università. Ebbene: quali sono le tessere del mosaico utili alla "normalizzazione" dell'università?

Tra le più rilevanti vi sono le leggi 59/97 (nota come "Bassanini") e 127/97 ("Bassanini 2") (22), propagandate come miranti allo snellimento delle procedure amministrative e al decentramento. Se tale snellimento é fortemente auspicabile per buona parte dell'apparato statale, il suo effetto sugli atenei é incalcolabile: all'art. 17 della legge 59/97 (23), nell'indicare la necessità di "istituire sistemi per la valutazione", si dispone di "collegare l'esito dell'attività di valutazione dei costi, dei rendimenti e dei risultati alla allocazione annuale delle risorse"(1). Di conseguenza, l'Osservatorio per la Valutazione del Sistema Universitario, (istituito con la legge n. 537/93) - sino ad oggi un organo meramente propositivo che doveva "valutare i risultati relativi all'efficienza ed alla produttività delle attività di ricerca e di formazione", limitandosi a "predisporre la documentazione e le proposte tecniche utili alla definizione dei criteri di riparto della quota di riequilibrio del fondo per il finanziamento ordinario delle Università"(1)-, é destinato ad acquistare un'importanza decisiva. E' importante aggiungere che la stessa legge dispone che tale Osservatorio sia "composto da 5 membri, di cui uno scelto su terna designata dalla Conferenza permanente dei Rettori; uno su terna designata dal Consiglio Universitario nazionale; tre scelti dal Ministro, di cui due esterni al mondo accademico". L'Osservatorio, diviene così l'organo decisionale incaricato di stabilire la "coerenza con gli obiettivi [...] del sistema universitario e la finalizzazione delle relative risorse finanziarie", come recita lo schema di "Regolamento sullo sviluppo e la programmazione del sistema universitario, nonché sui comitati regionali di coordinamento"(1) trasmesso al Consiglio dei Ministri (C.d.M.) il 30-10-97.

Anche i Comitati Regionali di Coordinamento, deputati dallo stesso documento alla "espressione di pareri motivati [...] sulle proposte [...] delle università"(1), vengono sottoposti a "snellimento" - ossia a un maggiore controllo politico - nella loro composizione: essa, come ha detto l'On. Berlinguer nella relazione illustrativa del Regolamento citato, viene ora "limitata ai rettori e non anche ai presidi di facoltà, ed integrata [...] con il presidente della giunta regionale [...] con un rappresentante degli studenti e con un esperto nominato dal Ministro"(1).

Nel documento citato viene poi definita la tanto propagandata "programmazione" - già iniziata con la "rideterminazione dei settori scientifico-disciplinari" disposta dal decreto ministeriale (d.m.) del 23-6-97 -, che ha come "strumenti e modalità [...] l'istituzione, la soppressione o la trasformazione di corsi, facoltà o atenei"(1). E' il cosiddetto "decongestionamento dei Megatenei" - già iniziato sulla base della legge n. 662/1996 collegata alla Finanziaria 1997 -, cioè la "graduale separazione organica delle Università [...] laddove sia superato il numero di studenti e docenti che verrà determinato sede per sede [...] previo parere dell'Osservatorio per la valutazione del sistema universitario"(1). Lo strumento "decongestionamento", anch'esso teoricamente auspicabile, é ovviamente già stato usato per lo smantellamento di un ateneo non in sintonia con gli orientamenti governativi: la facoltà di medicina di Roma La Sapienza.

Entriamo con questo nel tema del millantato "diritto allo studio", per il quale va segnalato l'incremento del 50 per cento - previsto nel D.d.L. collegato alla Finanziaria 1998 - del Fondo integrativo da ripartire tra le Regioni per prestiti d'onore e borse di studio. A smascherare la pretesa attenzione degli ulivisti verso i meno abbienti, c'è però la pretesa tecnocratica di "orientare" gli studenti: é quanto emerge dal regolamento approvato con d.m. 245 del 21-7-97, relativo agli "accessi all'istruzione universitaria e ad attività di orientamento". In esso, se da un lato si prende tempo sul problema del "numero chiuso", dall'altro si vogliono far iscrivere le matricole nelle facoltà più docili al Governo o più utili ai bisogni dell'economia (24), servendosi proprio delle borse di studio erogate dalle regioni e dai Comitati di coordinamento regionali (25).

Vengo al ruolo degli studenti, a suo tempo descritto dalla storica marxista Dina Bertoni Jovine, come "censura e lievito di rinnovamento nei periodi di tirannia, sostegno delle idealità in atto nei periodi di costruzione e di progresso"(26). Questa é l'ottica del d.m. 278 del 21/7/97, sulle modalità elezione Consiglio Universitario Nazionale (CUN), e dello Schema di Regolamento per l'Istituzione del Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari (CNSU), approvato dal C.d.M. il 28-11-97. Così li chiosa il sen. Guerzoni: "l'autonoma responsabilità decisionale dell'autorità di governo del sistema (da ciò la contrastata e contestata decisione, contenuta nella riforma del CUN, di abolire - nei rapporti tra quest'ultimo e il MURST - l'istituto dei pareri "conformi" o "vincolanti")"(27): come a dire che i pareri espressi da questi organismi saranno considerati solo se in linea con quanto deciso dalla lobby ulivista.

E per essere più sicuri dei risultati delle elezioni universitarie, o, usando le parole dell'On. Berlinguer, per porre fine "all'attuale frammentazione della rappresentanza studentesca" (28), ecco il "riccometro" per le tasse di iscrizione, istituito col decreto presidente della repubblica (d.p.r.) n. 306 del 25-7-97, nell'illusione tutta progressista che occorra colpire gli studenti appartenenti ai ceti medi per avere il consenso di quelli dei ceti popolari.

La tanto sbandierata autonomia si rivela, dunque, una diversa e più efficace modalità di controllo politico sulla vita finanziaria e statutaria degli atenei (29). Il prof. Raffaele Simone, uno degli ispiratori remoti della riforma, la concepisce in questo modo: "se un ateneo presenta un bilancio in perdita anche per un solo esercizio, il rettore, il direttore amministrativo e il consiglio di amministrazione sono destituiti d'ufficio; se un'università presenta per più di tre anni un valore negativo negli indicatori principali di efficienza didattica e di ricerca, il ministro può decidere di chiuderla"(30). L'autonomia didattica, minacciata dal ricatto finanziario, dovrà conseguentemente sempre rispettare la cornice di criteri generali stabiliti a livello centrale (31).

Arrivo, finalmente, ai docenti: il d.m. emesso il 25-7-97 ha disposto la possibilità della nomina diretta a professore ordinario da parte delle Università di studiosi di "chiara fama" (sic!) italiani e stranieri. Col d.p.r. 387 del 3-10-97, ha poi disposto che sia il rettore dell'Università - non più il Ministro -, a rilasciare il titolo di dottore di ricerca, attribuendogli anche la competenza nelle modalità di nomina delle commissioni giudicatrici. Stessa logica per l'approvazione dei concorsi per ricercatore, contenuta nel d.p.r. 386 del 3-10-97. Un'altra tessera, utile a togliere ogni velleità nei nuovi docenti, é lo schema di regolamento per l'assunzione di professori con contratti a tempo determinato, trasmesso al C.d.M. in data 28-10-1997. L'ultimo tassello, quello di cui parla l'On. Violante, é relativo all'autonomia nel reclutamento di nuovi professori ordinari che, evidentemente, costituiscono un ostacolo rilevante.

Chiudo lasciando descrivere al Ministro la sintesi delle riforme in atto: "Prima lo Stato si limitava a trasferire i soldi alle università secondo il numero di studenti e di strutture [...] dal prossimo anno [...] vogliamo premiare l'efficienza"(32). E' una frase che leggo come integrativa di quella pronunciata da Napoleone nell'inaugurare la prima università "moderna": "Il mio scopo é quello di possedere uno strumento in grado di indirizzare le concezioni morali e politiche"(33).

Ogni autentica opera di riforma delle cosiddette "corporazioni gerarchiche", dei "feudi baronali" e del carattere elitario dell'università, non dovrà mirare a una maggiore egemonia, statale o "globale" che sia. Dovrà, al contrario, tendere a restituire ai corpi sociali e alle famiglie l'autonomia e la libertà necessari al controllo e al sostentamento di un'università veramente all'altezza dei tempi, ma anche delle tradizioni nazionali e occidentali.

 

David Botti

  1. Un quadro "da sinistra", ma completo ed efficace, dell'organizzazione universitaria, ricchissimo di documentazione sulle leggi che la regolano e i dibattiti che le hanno accompagnate, si trova in Mario Gattullo, Quale università? Proposte per il cambiamento, La Nuova Italia, Firenze 1986.
  2. Mauro Remondino, Violante: servono docenti più preparati, in Corriere della Sera, 25-11-97.
  3. Uso questo aggettivo per quanto indica comunemente, cioè senza voler indicare una delle denominazioni della filosofia di John Dewey.
  4. Linee per il riordino del sistema nazionale della ricerca scientifica e tecnologica; Relazione alle camere del 31-7-1997 del Ministro dell'Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica (ex Art. 18, comma 3, Legge 59/97), Introduzione e sintesi della relazione, documento distribuito a tutti i parlamentari il 31-7-1997.
  5. Ibidem.
  6. In questo senso si é espressa anche la Commissione Internazionale sull'Educazione per il XXI Secolo dell'UNESCO, reputando necessario uno "sforzo di adattarsi continuamente ai cambiamenti che si verificano nella società", per "contribuire allo sviluppo, aiutare a comprendere il fenomeno della globalizzazione e in una certa misura venire a patti con esso, incoraggiare la coesione sociale", in Nell'educazione un tesoro. Rapporto all'UNESCO della Commissione Internazionale sull'Educazione per il Ventunesimo Secolo, Armando, Roma 1997, p. 19 e p. 133.
  7. Cfr. per questa interpretazione, che ridimensiona la matrice "napoleonica", soprattutto Vladimiro Lamsdorff Galagane, L'organizzazione dell'università, in Verbo, n. 87-88, agosto-settembre-ottobre 1970 (ora in http://web.tiscalinet.it/educazione/), nonché Armando Rigobello, L'orizzonte tematico e il suo sviluppo storico, in AA.VV., L'unità del sapere. La questione universitaria nella filosofia del secolo XIX, Città Nuova, Roma 1977, pp. 12-13 e p. 18. Cfr. pure Jacques Verger, Le università nell'età moderna, in G. Mialaret e J. Vial, Storia Mondiale dell'educazione, vol. II, pp. 223-244, Città Nuova, Roma 1986.
  8. Violante: servono docenti più preparati, op. cit..
  9. Giovanni Reale - Dario Antiseri - Mauro Laeng, Filosofia e pedagogia dalle origini ad oggi, vol. III., La Scuola, Brescia 1986, p. 797.
  10. Mario Alighiero Manacorda, E' difficile battere le corporazioni nelle università, in L'Unità due, 26-11-97. Sullo stesso tema, cfr. il celebre Raffaele Simone, L'università dei tre tradimenti (Laterza, Bari 1993), di area PDS, da cui traggo le lettura remota della logica delle riforma in atto.
  11.  

  12. Cfr., come particolarmente significativo, Roberto Tamborino, Dal Rapporto Delors al Trattato di Maastricht e oltre. Cos'hanno da dire gli economisti?, in Economia Politica. Rivista di teoria e analisi, Ottobre 1997; e, in genere tutta la scuola che in Italia si rifà a Paul De Grauve, di cui, sull'argomento, é consultabile, Economia dell'integrazione monetaria, Il Mulino 1996.
  13. Cfr. i miei Spunta la scuola dell'avvenir, in Secolo d'Italia dell'11-6-97, annotato in La Riforma "Berlinguer": natura e metodologia. Elementi per un'opposizione consapevole e complessiva, in http://www.anpiacenza.org/scuola/bbb.html.
  14. Paolo Sylos Labini, uno dei più instancabili e penetranti critici progressisti del sistema accademico italiano, ne ha parlato in Le classi sociali negli anni '80. Laterza, Roma-Bari 1986 (p. 164 e succ.).
  15. Sull'itinerario storico-dottrinale con cui lo Stato moderno ha cercato di accrescere il proprio potere attraverso l'eliminazione dei corpi intermedi, vedasi Juan Berchmans Vallet de Goytisolo Poderes politicos y poderes sociales. Totalitarismo y distribuciòn de poderes, in Verbo, n° 285-286, maggio-giugno 1990.
  16. Cfr. i miei, "Parità scolastica", battaglia di libertà in Secolo d'Italia del 11-7-97; nonché Pronta la legge, gabbata parità, in Secolo d'Italia del 25-7-97, ora in http://web.tiscalinet.it/educazione/.
  17. Disegno di Legge del Governo, Atto Senato n. 931 dell'11-7-1996, Norme per il reclutamento dei ricercatori e dei professori universitari di ruolo; ora DDL Atto Camera 3587, relatore on. Giovanni Castellani, presidente della VII Commissione permanente della Camera dei Deputati, adottato come testo base dalla predetta Commissione in sede referente, nella seduta del 28-10-1997. La "corporazione medievale" dei professori é quella che da più tempo e più violentemente é attaccata da marxisti e progressisti; cfr. Pier Paolo Giglioli, Baroni e burocrati, Il Mulino, Bologna 1978; Felice Froio, Università. Mafia e potere, La Nuova Italia, Firenze 1974; A. Santoni Rugiu, Chiarissimi e magnifici. Il professore nell'università italiana, La Nuova Italia, Firenze, 1991; F. Froio, Le mani sull'Università. Cronache di un'istituzione in crisi, con una prefazione di R. Simone, Editori Riuniti, Roma 1996.
  18. Enrico Pedemonte , Barone rosso, che scuola fai?, colloquio con Luigi Berlinguer, in L'Espresso, 22-8-96.
  19. Luciano Guerzoni, L'azione del governo per la riforma dell'università: sintesi delle linee guida (giugno 1996-marzo 1997), Contributo per la discussione - Stesura provvisoria (Aprile 1997), in http://www.murst.it/.
  20. "Ha portato con sé non due ma trenta collaboratori addestrati come pit-bull a mordere [...] E che a una pletora di funzionari rimorchiati per sbarcare il lunario dell'ordinaria amministrazione, preferiva il pool di teste di cuoio allenate ad andare dritti al bersaglio grosso della riforma del sistema scolastico italiano", in Luigi Amicone, Libertà... ch'è sì cara, in Tempi, del 16-10-96; cfr. pure Francesco Anfossi, Tutti gli uomini del "barone rosso", in Famiglia Cristiana, n. 36/96, p. 57.
  21. Quanto sta avvenendo era già stato esplicitato nella Tesi n° 68 - Far crescere l'università per far crescere il Paese, contenuta nel programma elettorale del 1996 della coalizione detta dell'Ulivo; cfr. anche Luciano Guerzoni, Un anno di governo dell'università, appunto di lavoro dell'ottobre 1997, in http://www.murst.it/.
  22. Per una corretta rilevazione delle origini culturali e pedagogiche della "Riforma Berlinguer", si vedano, almeno, Bogdan Suchodolski, Trattato di pedagogia generale. Educazione per il tempo futuro, Armando, Roma nel 1964; Aldo Visalberghi, J. Dewey, La Nuova Italia, Firenze 1951; Lucio Lombardo Radice, Bilancio e prospettive, in Riforma della Scuola, n. 8-9 agosto-settembre 1976, p. 4; Lamberto Borghi, Trasformazione e riproduzione nel pensiero di Dina Bertoni Jovine, in Scuola e Città, 7, 1991, p. 316-324.
  23. L'art. 20 della legge n. 59/1997 delega il Ministro ad intervenire in modo praticamente autonomo in merito a: "1-sviluppo e programmazione del sistema; 2- valutazione del sistema; 3- composizione e funzioni degli organi collegiali; 4- coordinamento del sistema; 5- diritto allo studio e contributi universitari; 6- procedure per il conseguimento del titolo di dottori di ricerca e procedimenti per l'approvazione degli atti per concorsi per ricercatori; 7- procedure relative a eredità e donazioni alle università". L' art. 17 della legge n. 127/1997, conferma i punti precedenti e lascia - tra molte altre cose - al Ministro la decisione su: "1- lasciare agli atenei la definizione dell'ordinamento degli studi; 2- accorpamento e aggiornamento dei settori scientifico-disciplinari; 3- composizione e funzioni del CUN del CNSU; 4- la nascita della funzione di direttore amministrativo degli atenei; 5- modifica della disciplina del concorso per l'accesso alla magistratura ordinaria, alle professioni di avvocato, notaio".
  24. L'art. 17 della Legge 59/97, c.d. "Bassanini", al comma b) e successivi prevede di "istituire sistemi per la valutazione, sulla base di parametri oggettivi, dei risultati dell'attività amministrativa e dei servizi pubblici favorendo ulteriormente l'adozione di carte dei servizi e assicurando in ogni caso sanzioni per la loro violazione, e di altri strumenti per la tutela dei diritti dell'utente e per la sua partecipazione, anche in forme associate, alla definizione delle carte dei servizi ed alla valutazione dei risultati; c) prevedere che ciascuna amministrazione provveda periodicamente e comunque annualmente alla elaborazione di specifici indicatori di efficacia, efficienza ed economicità ed alla valutazione comparativa dei costi, rendimenti e risultati; d) collegare l'esito dell'attività di valutazione dei costi, dei rendimenti e dei risultati alla allocazione annuale delle risorse; e) costituire presso la Presidenza del Consiglio dei ministri una banca dati sull'attività di valutazione, collegata con tutte le amministrazioni attraverso i sistemi di cui alla lettera a) ed il sistema informatico del Ministero del tesoro - Ragioneria generale dello Stato e accessibile al pubblico, con modalità da definire con regolamento da emanare ai sensi dell'articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400".
  25. Sull'orientamento, ancorché in forma di moral suasion, si veda Tullio De Mauro, Guida alla scelta della facoltà universitaria, Il Mulino, Bologna 1988.
  26. Sempre in questa prospettiva vanno letti gli interventi miranti alle cosiddette "Nuove Sedi", quindi agli interventi in materia edilizia: "Per dicembre è prevista l'approvazione del nuovo Piano di sviluppo 1998-2000. Punto qualificante del nuovo piano triennale, che porrà fine alla proliferazione indiscriminata di nuove sedi, sarà la qualificazione del sistema universitario, con un un preciso riferimento agli standard europei", in Università & Ricerca. Informazioni, Quindicinale del Ministero dell'Università e della Ricerca scientifica e tecnologica, Numero 1, Roma, 18 novembre 1997.
  27. "Noi pensiamo che questa funzione moralizzatrice la scuola deve compierla in modo diverso a seconda della situazione in cui si trova ad agire: come censura e lievito di rinnovamento nei periodi di tirannia, come sostegno delle idealità in atto nei periodi di costruzione e di progresso" (Dina Bertoni Jovine, in La pedagogia di Makarenko, in Belfagor, 4, 1955, p. 409. E, ancora, "La scuola deve essere sensibile ai fermenti di progresso presenti nella vita sociale e lottare contro la sclerosi delle forme e dei contenuti mantenuti autoritariamente per inserirsi nel movimento democratico in atto", D. Bertoni Jovine, Sul rapporto tra scuola e società, recensione del libro di L. Borghi, Scuola e comunità (Firenze, La Nuova Italia 1964), in Scuola e Città, 8, 1964, p. 527.
  28. L'azione del governo per la riforma dell'università, op. cit..
  29. Comunicato Stampa del Murst del 5-8-97 in occasione della presentazione dello schema di regolamento del CNSU.
  30. Ai sensi della legge n.168/89 (art 6), lo Statuto é la "forma giuridica" dell'Università, lo strumento per la definizione dell'ordinamento in tema di didattica, ricerca scientifica, organizzazione, finanza, contabilità. L'attuale Ministro, con la circolare del Dipartimento per l'Autonomia Universitaria e gli Studenti n. 50/97, era preventivamente intervenuto presso i Rettori in tema di "autonomia", anticipando gli orientamenti poi definiti coi successivi provvedimenti normativi. Sulla straordinaria potenzialità della legge 168/90, varata dall'allora Ministro prof. Antonio Ruperti, vedasi l'intervento del pidiessino prof. T. De Mauro, in R. Simone, Idee per il governo. L'università, Laterza, Roma-Bari 1995, p. 100-109.
  31. R. Simone, Idee per il governo. L'università, cit., p. 81.
  32. Cfr. il Rapporto conclusivo del Gruppo di lavoro ministeriale su "Autonomia didattica e innovazione dei corsi di studio di livello universitario e post-universitario", trasmesso al Ministro Berlinguer il 23-10-1997. Tale Gruppo, è stato istituito nel quadro dell'azione di riforma del Murst tesa a delineare, come si legge nel rapporto "Solo di recente si è posto mano a un insieme di iniziative legislative che, mediante anche un incisivo processo di delegificazione dell'ordinamento universitario, mirano all'affermarsi dell'autonomia degli atenei in un quadro di regole comuni e condivise" (la sottolineatura é mia).
  33. Antonio Satta, Ma quanto siamo arretrati. Parla Luigi Berlinguer, in Il mondo, n. 29 del 26-7-1997, p. 39.
  34. Napoleone, Documenti del Consiglio di Stato, in Geyl, Napoleon: For and Against, trad. inglese di O. Reiner, Cape, London 1949, p. 133, che rimanda a Hyppolyte Taine, Les Origins de la France contemporaine, 1890, vol. VI, p. 157.