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Pietro Balan, lo storico intransigente

Pietro Balan appartiene alla schiera di coloro che hanno patito la Rivoluzione svoltasi in Italia nella seconda metà del XIX secolo anche dopo la loro morte, in seguito a un ostracismo decretato dai "padroni" della cultura ufficiale e dominante. Osteggiato dalle consorterie liberali al potere in Italia nella seconda metà del 1800, cioè dalla "destra" e dalla "sinistra" storiche, e in modo particolare dalla Massoneria, Pietro Balan è stato dimenticato anche dalla storiografia di ispirazione democratico-cristiana che, protesa nella ricerca di una conciliazione a ogni costo con la cultura che aveva ispirato la rivoluzione italiana, trovava scomodo questo cattolico intransigente e integrale.

Eppure, se si vuole ripercorrere la storia della cultura italiana si incontra - e dunque si deve affrontare - il nodo rappresentato dalla frattura che ha lacerato la nazione italiana alle origini del processo della sua unificazione politica, cioé il conflitto fra la Chiesa cattolica e il movimento risorgimentale nelle sue diverse espressioni. Così facendo, si incontreranno coloro che, allora sconfitti, hanno profeticamente anticipato e individuato i motivi della mancanza di quell’identità nazionale di cui oggi si discute a proposito della "morte della patria".

Fra costoro si incontra certamente Pietro Balan, innamorato della sua patria e della Chiesa, che ha consacrato la vita per dimostrare come si possa essere cattolici e italiani, senza piegarsi ad adorare qualsivoglia ideologia. Riconsiderare l’opera di uomini come Pietro Balan sarà ancora più necessario per il mondo cattolico e per i suoi intellettuali "ufficiali" che, dimenticando uomini come lui, si sono separati dalle origini della presenza pubblica del movimento cattolico italiano, diventando così necessariamente subalterni, dal punto di vista culturale, a ideologie estranee e avverse al cristianesimo.

Nato a Este il 3 settembre 1841 da una modesta famiglia, Pietro Balan viene ordinato sacerdote a soli ventidue anni, dopo aver studiato nel seminario di Padova grazie all’aiuto economico del concittadino mons. F. Panella. Ancora studente al terzo anno di teologia, pubblica a Padova il volumetto Sul Papato. Studi, datato 28 gennaio 1861 e quando viene ordinato sacerdote, nel 1863, già da un anno insegnava storia nel suo seminario e suoi scritti apparivano sul periodico Letture cattoliche fondato con altri da Giuseppe Sacchetti (1845-1906), che sarebbe diventato uno dei massimi dirigenti del movimento cattolico italiano.

Lasciata Padova per Venezia nel 1863, per obbedire ai desideri del cardinale Patriarca Giuseppe Luigi Trevisanato (1801-1877) fonda il periodico La Libertà Cattolica, che lascerà dopo tre anni per sottrarsi al difficile clima politico sorto successivamente al passaggio di Venezia all’Italia, nel 1866. Da Venezia si sposta a Torino, dove collabora con don Giacomo Margotti (1823-1887) al famoso periodico L’Unità Cattolica, che era stato fondato a Torino il 29 ottobre 1863, ma già nell’anno successivo, il 1868, si trova ospite a Modena del conte Claudio Boschetti, uno dei fondatori della Gioventù Cattolica, dove gli viene chiesto di fondare e dirigere un nuovo giornale che prendesse il posto de Il difensore, pubblicazione cattolica modenese costretta a cessare le pubblicazioni. Nascerà così Il Diritto cattolico, che Pietro Balan dirigerà fino al 1874. Dopo questo periodo, ridurrà sensibilmente l’attività giornalistica per dedicarsi al lavoro di storico e cominciare quelle che saranno le sue opere principali: la Storia d’Italia, la cui prima edizione esce a Modena in sette volumi tra il 1875 e il 1890, e la Continuazione alla storia universale della Chiesa cattolica dell’abate Rohrbacher, dall’elezione al pontificato di Pio IX nel 1846 ai giorni nostri, pubblicata in tre volumi a Torino fra il 1879 e il 1886.

Ma altre opere di questo stesso periodo modenese lo avevano già fatto conoscere in tutto il mondo cattolico italiano: Clericali, liberali e l’enciclica dell’8 dicembre (1864), Storia di san Tommaso di Cantorbery (1867), I precursori del liberalismo fino a Lutero (1867), L’economia, la Chiesa e gli umanitari (1868), Romani e Longobardi (1868), Cattolicesimo e Liberalismo, Papato e progresso (1868), Della necessità di restaurare la storia d’Italia (1868), Pio IX, la Chiesa e la Rivoluzione (1869), I precursori del razionalismo moderno (1869), Il satanismo e l’immacolata (1869), Dante e i Papi (1870), Della preponderanza germanica (1871), Chiesa e Stato. Lettere a G. I. Dollinger (1871), La Chiesa e lo Stato in relazione specialmente all’Impero germanico (1871), La prima lotta di Gregorio IX con Federico II (1871), La Chiesa cattolica e i Romani Pontefici (1873), Storia di Gregorio IX e dei suoi tempi (3 voll., 1872-1873), Storia di Giovanni VIII (1876), Storia della Lega Lombarda (1876), Pio IX e il giudizio della storia (1878), Memoria della b. Beatrice d’Este (1879), Cattolicismo e libertà (1879), Il Papato e l’Italia (1879).

Pietro Balan era un lavoratore assiduo e costante, con una straordinaria resistenza allo studio e se non avesse avuto queste caratteristiche non avrebbe potuto dirigere un quotidiano presto diventato di importanza nazionale e contemporaneamente pubblicare un numero così cospicuo di opere storiche e apologetiche.

Nel 1879 viene chiamato da Papa Leone XIII (Vincenzo Gioacchino Pecci, 1810-1903) a Roma come sottoarchivista e come direttore, con mons. Placido Maria Schiaffino (1829-1889), del quotidiano L’Aurora, con il quale il Pontefice voleva, secondo l’opinione di Pietro Scoppola, saggiare il terreno per la politica conciliatorista praticata nei primi anni del suo pontificato. Su questo giornale Pietro Balan curerà una Storia della politica segreta italiana (1863-1870) uscita a puntate dal 29 agosto al 9 novembre 1880. Dal 1879 al 1884, nel periodo romano della sua vita, appaiono altre e numerose opere: La politica italiana (1880), La ribellione di Perugia nel 1368 e la sua sottomissione nel 1370, narrata secondo i documenti degli archivi vaticani (1880), Santa Caterina da Siena (1880), Sulla autenticità del diploma di Enrico II (1880), Le relazioni fra la Chiesa e gli Slavi (1880), Il processo di Bonifazio VIII (1881), Gli archivi della Santa Sede in relazione alla storia d’Italia (1881), La nuova Italiaa e i vecchi zelanti del sac. Carlo Maria Curci. Articoli dell’ "Osservatore Romano" (1881), La raccolta Monumenta reformationis lutheranae ex tabulariis S. Sedis secretis 1521-1525. Collegit, ordinavit, illustravit P. B. (2 voll., Ratisbonae 1883-1884), Di alcuni documenti riguardanti Lutero (1883), La politica di Clemente VII (1884).

Nel 1884, Balan lascia la carica di sottoarchivista e anche la città eterna, secondo don Paolo de Toth per ragioni di salute, secondo Pietro Scoppola perché forse in contrasto con la politica transigente di Papa Leone XIII, tanto da venire accusato di aver scritto testi anonimi contro la politica del Pontefice (cfr. la sua lettera di difesa inviata al giornale di Padova L’Euganeo e pubblicata il 28-10-1883, cit. in Raffaele della Casa, I nostri. Quelle di ieri e quelli d’oggi, Treviso 1903, p. 67).

Così, il prelato domestico di S. Santità, nominato nel 1883 referendario di segnatura e conte romano, dopo un breve periodo trascorso a Rocca di Papa, si trasferisce a Pragatto, un paesino situato sopra una ridente collina a pochi chilometri da Bologna, dove si dedicherà completamente agli studi. Qui nascerà la seconda edizione della Storia d’Italia, pubblicata dopo la sua morte a Modena (XI voll., aumentata e corretta dall’autore, curata e accresciuta di note dal sacerdote dottor Rodolfo Majocchi, prof. di storia al seminario arcivescovile di Pavia, Modena 1884-1885), che narra gli avvenimenti italiani dall’inizio del cristianesimo fino al 1870. Nonostante non abbia avuto il tempo di dedicarle quel lavoro di rifinitura come avrebbe desiderato, mons. Pietro Balan ha indubbiamente prodotto un’opera di grande rilevanza scientifica e apologetica sulla storia italiana, che mette in luce il profondo legame intercorso fra la nazione e la sede del Papato dai primordi del cristianesimo fino alla Breccia di Porta Pia. Don Paolo de Toth si rammarica che una tale opera non sia stata ripresa e continuata da altri studiosi cattolici, nonostante l’amicizia e il plauso per l’opera di Balan, per esempio, di Cesare Cantù, di Momsen o di Pastor, il cui giudizio può essere sintetizzato in queste parole del cardinale patriarca di Venezia e futuro san Pio X (Giuseppe Sarto, 1835-1914), scritte al curatore della seconda edizione della Storia d’Italia Rodolfo Majocchi: "Fra le molte opere che ci ha donato l’illustre istoriografo, con questa, che si può dire nel suo genere perfetta, ha riempito un gran vuoto, che si lamentava in Italia, giacchè ha esposto la verità dei fatti, da altri scrittori o per malafede o per ignoranza alterati, e ha trionfalemnete confutati numerosi giudizi non sempre a fil di logica e con animo imparziale profferiti".

Altre sue opere vengono pubblicate in questo periodo: La grandezza di Gregorio VII, discorso (1885), Monumenta saeculi XVI historiam illustrantia (1885), Clemente VII e l’Italia dei suoi tempi (1887), Roma e l’Italia e la realtà delle cose (1889), Il Santuario di Santa Maria della Guardia presso Bologna. Cenni storici (1890), La vera realtà delle cose, dei fatti, della lotta presente in Roma ed in Italia (3 ed. 1891), La rivoluzione francese (1893), L’intransigenza nella storia (1893).

Militante nell’Opera dei Congressi

Pietro Balan non è stato soltanto un fecondo scrittore ma anche un appassionato oratore, distintosi soprattutto in occasione dei Congressi del movimento cattolico italiano che quasi ogni anno riunivano nelle diverse città italiane i militanti dell’Opera dei Congressi e dei Comitati Cattolici. Famoso fu all’epoca il discorso sul Patriottismo cattolico pronunciato all’VIII Congresso, svoltosi a Lodi dal 21 al 23 ottobre 1890, mentre grande risalto nazionale ebbe l’opuscolo, diffuso a cura del Comitato Permanente dell’Opera dei Congressi, scritto da Pietro Balan in occasione dell’erezione del monumento a Giordano Bruno da parte del mondo laicista italiano Di G. Bruno e dei meriti di lui ad un monumento, pubblicato a Bologna nel 1886, così come quello pubblicato nel corso dell’anno successivo a Venezia, in occasione dell’erezione di un monumento a Fra Paolo Sarpi. Ripetutamente pubblicato fu anche il discorso pronunciato a Modena, durante il V Congresso tenutosi dal 21 al 24 ottobre 1879, su Il Papato e l’Italia, nel quale sostiene la tesi che tutti i fautori del bene comune della nazione italiana sono stati alleati dei Papi, mentre i nemici della Santa Sede sono stati anche nemici della patria. E proprio anche a quest’ultima, mons. Pietro Balan, ha dedicato la sua già ricordata opera - la più importante e quella che più amò -, la Storia d’Italia, nella cui introduzione ha scritto: "La coscienza mi assicura che nell’opera mia ho unito due grandi amori: quello supremo di Dio e quello conseguente della Patria. La mia fatica, quantunque imperfetta, non resterà sterile; e se la somma tristizia dei tempi e la malvagità degli uomini togliessero anche la gratitudine della Patria, sempre mi resterà la consolante speranza del premio, che aspetto da Dio".

Per approfondire

Su Pietro Balan si possono consultare le voci Balan, in Dizionario biografico degli italiani, a cura di Pietro Scoppola, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma 1963, in Enciclopedia Cattolica, a cura di Paolo Dalla Torre, vol. II, coll. 720-722 e anche, benché di scarso valore informativo, quella contenuta in Dizionario storico del movimento cattolico in Italia 1860-1980, vol. III/1, Le figure rappresentative, a cura di Filiberto Agostini, pp. 43-44, Marietti, Casale Monferrato (AL) 1984. Appassionata e ricca di informazioni la scheda biografica di Pietro Balan scritta da don Paolo de Toth nella sua opera inedita sulla vita di Stanislao Medolago Albani.

Marco Invernizzi